La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato a pagare 3 milioni di euro per non avere preso misure adeguate per prevenire l’assedio nella scuola di Beslan, in Cecenia. Una strage che nel 2004 portò al massacro di 330 persone, tra cui moltissimi bambini. Una sentenza che il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha bollato come “inaccettabile” per “quei Paesi che subiscono ripetuti attacchi terroristi, e disgraziatamente la lista si allunga ogni giorno”. Pur sottolineando che le sue parole sono state dettate “dall’emotività”, ha anticipato che “verranno prese tutte le azioni legali necessarie” per contrastare la decisione della Corte Ue. E anche il ministero della Giustizia russo ha annunciato che Mosca presenterà ricorso in appello.

La Corte ha inoltre accusato Mosca per le indagini condotte sul caso. Durante l’assedio, i separatisti ceceni presero in ostaggio più di mille persone, la maggioranza bambini, e si concluse con l’intervento massiccio delle forze russe. A ricorrere a Strasburgo, tra il 2007 e il 2011, sono stati cittadini vittime dell’attacco terroristico, o perché si trovavano nella scuola o perché sono i familiari di uno o più degli ostaggi.

Nella sentenza, che diverrà definitiva tra 3 mesi se le parti non ricorreranno in appello, i giudici di Strasburgo hanno condannato Mosca anche per “le serie deficienze nella pianificazione e nel controllo dell’operazione” di salvataggio che “in qualche misura hanno contribuito al tragico epilogo“, oltre 330 morti e più di 750 feriti, e per un uso sproporzionato di armi letali da parte delle forze di sicurezza. Infine i togati di Strasburgo hanno condannato Mosca perché l’inchiesta che ha condotto non è stata in grado di determinare se l’uso della forza utilizzato nell’operazione fosse o meno giustificato in quelle circostanze.

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