Secondo fonti dell'intelligence americana non appena Donald Trump sarà certo che Kim Jong-un stia veramente preparando test nucleari, Washington lancerà un raid preventivo con armi convenzionali contro la Nord Corea. Nessun commento dal Pentagono. Pechino: "In un'eventuale guerra non ci potranno essere vincitori, il conflitto potrebbe scoppiare da un momento all'altro". Cremlino: "Preoccupazione"
La Corea del Nord? “Non è vero che cerca guai” ma è “pronta ad andare in guerra se gli Stati Uniti lo vorranno”. E, se si arriverà al conflitto, “la più dura reazione” di Pyongyang “contro gli Usa e le sue forze vassalle sarà intrapresa in una maniera così spietata che non permetterà agli aggressori di sopravvivere” e anzi “distruggerà spietatamente” gli Usa. La terza puntata dello scontro tra Washington e Pyongyang arriva subito dopo che la Nbc racconta di come gli scontri verbali stiano per lasciare il posto a quelli armati. Secondo fonti dell’intelligence americana, infatti, non appena Donald Trump sarà certo che Kim Jong-un stia veramente preparando test nucleari, gli Stati Uniti lanceranno un raid preventivo con armi convenzionali contro la Corea del Nord. Il retroscena di Nbc non ha raccolto i commenti – neanche di smentita – del Pentagono mentre le stesse fonti riferiscono che gli Usa hanno già posizionato due cacciatorpediniere con missili Tomahawk non lontano dalla Nord Corea. Insomma i presupposti per un attacco lampo ci sono tutti. E sarà anche per questo che adesso per la prima volta sulla questione interviene anche la Cina.
La Cina: “Il conflitto potrebbe scoppiare da un momento all’altro”
Secondo il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, gli Stati Uniti e la Corea del Sud da una parte e Corea del Nord dall’altra stanno creando “un’atmosfera potenzialmente pericolosa“. “Ci opponiamo risolutamente ad ogni dichiarazione o azione che alzi le tensioni, esortiamo ad una pausa nelle provocazioni e le minacce prima che la situazione sia così grave da non poter essere reversibile“, ha detto Wang in una conferenza stampa a Pechino, sottolineando poi che in un’eventuale guerra tra Corea del Nord e Stati uniti “non ci possono essere vincitori“. Ma soprattutto “il conflitto potrebbe scoppiare da un momento all’altro“, come la tensione sopra aumenta Corea del NordParole arrivate praticamente in contemporanea a quelle del Cremlino, che si dice”molto preoccupato” per le crescenti tensioni nella penisola coreana e invita tutti i paesi ad astenersi da qualsiasi atto provocatorio. “È con grande preoccupazione che stiamo guardando l’escalation delle tensioni nella penisola coreana: invitiamo tutti i paesi a dar prova di moderazione e ammoniamo contro qualsiasi azione che potrebbe portare a misure provocatorie”, dice il portavoce Dmitri Peskov.
Pyongyang: “Andremo in guerra se” gli Stati Uniti “lo sceglieranno”
Nelle stesse ore l’agenzia ufficiale nordcoreana Kcna comunica che Kim Jong Un ha ispezionato reparti delle forze speciali dell’esercito, la marina e l’aviazione. Le ispezioni, si legge nei take rilanciati anche dall’agenzia di stampa cinese Xinhua, sono avvenute recentemente, mentre ad accendere ancora una volta la miccia della polemica in direzione di Washington è stato il viceministro degli Esteri nordcoreano Han Ryol con un’intervista all’Associated Press. Dopo aver puntato il dito contro le “manovre militari spericolate” degli Usa, Han ha infatti avvertito che Pyongyang “ha un potente deterrente nucleare” e che il “prossimo test nucleare sarà condotto quando il quartier generale supremo nordcoreano lo riterrà più opportuno”. “Di fronte a un attacco preventivo americano – ha detto il politico nordcoreano – Pyongyang non terrà le braccia incrociate: andremo in guerra se” gli Stati Uniti “lo sceglieranno”.
Poi Han ha attaccato direttamente Trump, reo di aver “creato un circolo vizioso” di tensioni nella penisola coreana, e di essere”più aggressivo” di Barack Obama. “Abbiamo fatto un confronto con le precedenti amministrazioni americane e la conclusione è che questa è più violenta e aggressiva” verso la Corea del Nord, ha specificato prima di accusare il presidente americano di provocare “in continuazione con le sue frasi aggressive. Non è la Repubblica popolare democratica di Corea ma gli Usa e Trump che creano guai”.
Una chiara replica che si riferisce all’ultimo scambio di minacce tra Washington e Pyongyang. Solo tre giorni fa, infatti, i rapporti tra Usa e Nord Corea si erano infiammati. Il motivo? La portaerei Carl Vinson, due cacciatorpedinieri e un incrociatore a missili teleguidati avevano cancellato un viaggio in Australia per dirigersi da Singapore verso le acque davanti alla penisola coreana. Una “marcia” che aveva innervosito Pyongyang. E infatti un portavoce del ministero degli Esteri aveva lanciato un avvertimento in direzione Washington. “Se gli Stati Uniti osano optare per un intervento militare, come un attacco preventivo e la rimozione del quartier generale, la Corea del Nord è pronta a reagire a ogni tipo di guerra desiderato dagli Usa”, aveva detto. Dalla Casa Bianca, Trump gli aveva risposto con un semplice tweet: “La Corea del Nord cerca guai. Se la Cina decide di aiutare sarebbe magnifico. Altrimenti, risolveremo il problema senza di loro”.
Il Giappone: “Ogni azione possibile”
Intanto il Giappone mantiene alti i livelli di sorveglianza a sta valutando la possibilità di decidere “ogni possibile azione” . Il ministro degli Esteri giapponese, Fumio Kishida, non ha voluto commentare l’intervista alla Ap del viceministro degli Esteri nordcoreano Han Song-ryol secondo cui il suo Paese “andrà in guerra se” gli Stati Uniti “lo sceglieranno”. Kishida ha però confermato che continuano gli sforzi del Giappone, insieme agli Usa, Corea del Sud ed altri Paesi per convincere Pyongyang ad astenersi da ulteriori provocazioni e ad attenersi alle risoluzioni Onu che vietano lo sviluppo della tecnologia missilistica da parte della Corea del Nord. Il governo giapponese sta quindi mettendo a punto un piano per gestire un’eventuale crisi: esiste un piano per evacuare i cittadini giapponesi residenti a Seul e misure per impedire che soldati nord coreani arrivino in Giappone camuffati da rifugiati in cerca di asilo. Il governo nipponico giudica vitale l’aggiornamento del sistema di coordinazione per le emergenze, concepito nel 1996 durante la revisione del piano di difesa tra Giappone e Stati Uniti. Per poter evacuare i circa 60.000 cittadini con passaporto giapponese che si trovano in Corea del Sud, inclusi i turisti, Tokyo avrà bisogno dell’aiuto dei militari Usa di stanza in Corea o dovrà spedire navi delle Forze di autodifesa con l’assenso di Seul.