Roberto D'Antonio, abruzzese di Lanciano, è stato identificato dalla polizia nei giorni delle manifestazioni nella Capitale dopo aver montato un camion. Alla fine ha ricevuto dalla questura un provvedimento per cui non può entrare a Roma: "Ma nel documento si parla di reati e io sono incensurato. Come faccio con lezioni e esami?"
Foglio di via obbligatorio per un anno con il divieto di ritornare nel Comune di Roma. Il destinatario non è un delinquente comune o un facinoroso ma un studente fuorisede di Scienze Politiche dell’Università Roma Tre. E’ incensurato, ma, secondo la Questura di Roma, la sua colpa è aver voluto partecipare ad uno dei cortei organizzati in occasione del 60esimo anniversario dei Trattati di Roma, insieme ad alcuni ragazzi che “annoverano a loro carico precedenti penali specifici per reati contro l’ordine pubblico”, si legge nel provvedimento. “Tra l’altro – spiega lui, Roberto D’Antonio – i ragazzi che stavano con me hanno soltanto delle denunce per manifestazioni non autorizzate o simili, nessuna condanna”. Roberto, che come la maggior parte degli studenti fuori sede non ha spostato la residenza, ora è tornato nel suo paese d’origine, Lanciano, in Abruzzo, e non sa come potrà frequentare le lezioni e dare gli esami. “Ho presentato immediatamente un ricorso al Tar del Lazio contro questura di Roma e ministero degli Interni – prosegue – Non posso permettermi di perdere un anno per una cosa del genere. Non sono un criminale e quello che mi è successo è assurdo, spero non sia accaduto ad altri ragazzi che come me volevano solamente manifestare pacificamente”.
Nel ricorso si sottolinea “l’eccesso di potere per difetto di motivazione e d’istruttoria”, si legge nel documento. Questo “ha comportato – prosegue il ricorso – l’adozione di un provvedimento abnorme ed illegittimo da parte della Questura di Roma che ha basato il provvedimento sul ‘sentito dire’ senza procedere a verificare se concretamente quanto appreso (se appreso), non si sa bene da chi, avesse un suo fondamento”. “Il provvedimento amministrativo – sottolinea nel ricorso l’avvocato del ragazzo – è stato emesso senza che si fosse minimamente verificato alcunché, neanche la presenza di presunti reati compiuti dallo stesso. Se fossero stati fatti accertamenti, ci si sarebbe resi conto che non vi erano i requisiti minimi per poter essere emesso un qualsiasi provvedimento”. Per questi motivi è stato chiesto l’annullamento, previa sospensiva, del provvedimento a carico dello studente.
Roberto, come già anticipato dal sito dinamopress.it, la mattina del 25 marzo insieme ad altri quattro ragazzi ha dato una mano a montare il camion del corteo EuropeForAll. “Quando abbiamo finito – racconta – abbiamo parcheggiato la macchina nei pressi di Piazza Vittorio e siamo andati a fare colazione. Non abbiamo avuto il tempo neanche di ordinare che sono arrivati immediatamente quattro carabinieri in borghese e ci hanno chiesto i documenti. Hanno controllato i nostri dati al terminale e perquisito la macchina, trovando 4 fumogeni addosso ad altri due ragazzi che stavano al bar insieme a me. Ci hanno portato prima in una caserma li vicino e poi in Questura dove mi hanno fatto il foglio di via”. Ma nel documento non vengono neanche citati i fumogeni: si evidenzia soltanto che Roberto era in cattiva compagnia. La Questura di Roma spiega che il provvedimento è stato deciso per “impedire che lo stesso possa commettere reati analoghi a quelli in precedenza già commessi”. Di quali reati si parli non è dato saperlo perché Roberto è, appunto, incensurato.
La questura nell’ordinanza ha spiegato come il giovane fosse a Roma per le manifestazioni anti-Europa, con il rischio “di condotte di forte allarme sociale e potenzialmente pericolose per la sicurezza pubblica”. Ma lui replica: “Non sono venuto per la manifestazione, io a Roma ci vivo da tre anni perché sono un studente a Roma Tre e per colpa di questo provvedimento assurdo ora rischio di andare fuori corso con tutte le conseguenze economiche e professionali”.