Dopo le dichiarazioni di un'ex segretaria la Federnuoto apre un'indagine sulla società più forte del mondo, fenomeno da 12 scudetti, Champions, Grande Slam che intreccia spesso il potere: il patron Volpi è diventato miliardario con il petrolio nigeriano e ha riunito intorno a sé molta politica: Toti, Paita, Salvini, Bisignani
Settantadue vittorie consecutive. La Pro Recco di pallanuoto è la squadra più forte della storia sportiva italiana insieme con la Teodora Volley dell’87. Eppure, proprio nel momento di massimo splendore, la Federazione italiana nuoto (Fin) ha aperto un’inchiesta sulla squadra di Gabriele Volpi. Al centro degli accertamenti gli ingaggi record dei giocatori. Sarebbe un terremoto.
La Pro Recco non è solo un fenomeno sportivo mondiale con 12 scudetti consecutivi, poi Champions League e Grande Slam. No, la Pro Recco è un mondo in cui lo sport intreccia il potere. Volpi – emigrato da Recco per diventare miliardario con il petrolio nigeriano – ha riunito intorno a sé la politica: ecco il governatore ligure Giovanni Toti (Forza Italia) e Raffaella Paita (Pd) che si incontrano a bordo piscina. Oppure Matteo Salvini e Gianpiero Fiorani alle cene del patron della squadra. O ancora qualche incontro con Luigi Bisignani, forse interessato più al petrolio nigeriano che alla pallanuoto. Ma c’è anche la fondazione Volpi Sportmanship Foundation. Sede in Belgio.
Tra gli amministratori, oltre a Volpi e al fido Francesco Cuzzocrea, spunta Franco Carraro, per decenni l’uomo più potente dello sport italiano, alla guida di Figc e Coni (oltre che ministro). E pensare che proprio la fondazione di Volpi ha donato al Coni decine di migliaia di euro per la pubblicazione di un libro celebrativo. Niente di illecito, ma una questione di opportunità. Come per quel foglio spuntato fuori dagli archivi della Pro Recco. Oggetto: le spese previste per l’organizzazione della finale della Euro League, giocata (e persa) dai liguri nel 2007. Alla voce “Organizzazione eventi collaterali” si legge: “Arbitri e delegati…” e si parla di un programma di massaggi, poi una cena al ristorante Just Cavalli e infine un gala all’hotel Bulgari. Per non dire delle politiche di acquisti della Pro Recco. Le squadre avversarie ci puntano il dito contro da anni. Forse anche perché rosicano, chissà: “È dal 2014 che la Pro Recco non perde, ha ucciso il campionato, ha allontanato gli sponsor”, racconta Piero Borelli, direttore sportivo del Brescia, l’ultimo rivale. “Noi avevamo campioni come Bodegas e Di Fulvio, ma se li sono comprati con ingaggi mille volte superiori ai nostri”.
La Fin sta valutando le dichiarazioni contenute in un procedimento civile del Tribunale di Genova. Una causa di lavoro come tante, ma un’ex segretaria della Pro Recco dichiarò di aver ricevuto “precise indicazioni da Volpi o dall’amministratore sulle modalità dei pagamenti da effettuare in ‘nero’ ad atleti, allenatori e collaboratori”. Ecco il nodo del contendere: gli ingaggi. Una questione sollevata anche in una relazione dell’Agenzia delle Entrate: “Si constata che l’associazione Pro Recco opera seguendo una logica di tipo commerciale con la finalità di ottenere un risparmio di imposta… non può quindi configurarsi come associazione ma come ente commerciale”. Finora la Pro Recco e Volpi non risultano indagati. Né ci sono condanne a loro carico. Ma il punto è sportivo: se la società è un’impresa, i giocatori – chiede il Coni – sono dilettanti come prevede il regolamento? Ambienti vicini alla squadra commentano: “Noi abbiamo sempre fatto tutto in regola. Siamo fortissimi, e questo accende su di noi invidie e molti riflettori. Ma ben vengano i controlli. Il primato di 72 vittorie, però, è il frutto di uno straordinario modello”. Sabato 22 la Pro Recco incontra il Quinto. Il nuovo record è a portata di mano. Ma chissà se la squadra più forte del mondo farà festa.