Il provvedimento è arrivato a termine di una indagine avviata alla fine del 2016 fino a marzo 2017 e partita dalla denuncia presentata dal padre di un alunno di quarta elementare nei confronti di una sola insegnante. Poi grazie all'installazione di una telecamera l'inchiesta si è ampliata
Bambini insultati, minacciati, trascinati di peso fuori del’aula e derisi di fronte a tutti gli altri anche con frasi scurrili. Questi i metodi usati da quattro maestre di una scuola elementare della provincia di Foggia che sono state finite agli arresti domiciliari con l’accusa di avere maltrattato i bambini che avevano un custodia durante le ore di lezione. In almeno un caso è stato accertato l’uso di un’asta di legno. Gli arresti sono stati eseguiti dai Carabinieri della Compagnia di Lucera in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Foggia su richiesta della procura. Il provvedimento è arrivato a termine di una indagine avviata alla fine del 2016 fino a marzo 2017 e partita dalla denuncia presentata dal padre di un alunno di quarta elementare nei confronti di una delle maestre arrestate.
Segni di malessere tra gli scolari erano comunque emersi all’inizio dell’anno scolastico con una “insolita migrazione” di bambini verso istituti di paesi vicini. Gli investigatori hanno quindi ascoltato una quindicina tra insegnanti e genitori, e poi installato in classe una telecamera. Sono state le immagini raccolte a determinare poi l’allargamento dell’inchiesta ad altre insegnanti tanto che sono state posizionate più telecamere che hanno evidenziato maltrattamenti da parte delle maestre anche in seconda elementare. “In questa maniera – spiegano i carabinieri in un comunicato – sono state documentate le violenze usate anche dalle altre indagate nei confronti dei piccoli loro affidati, spingendo gli investigatori a concludere le attività il più velocemente possibile per porre finalmente termine a una situazione anche ai loro occhi ormai intollerabile”.
I bambini, spiegano i militari dell’Arma, venivano derisi per le loro caratteristiche fisiche (un bimbo sarebbe stato costretto a dire “Io sono basso e bugiardo” di fronte ai propri compagni di classe), costantemente mortificati (sarebbero state utilizzate espressioni del tipo “Fai schifo! Chiudi quella boccaccia che escono solo cose brutte da là!”, “Hai il cuore cattivo!”) e minacciati, sia verbalmente (“Dai che questo lo devo sconciare un po’!”, “Io ti faccio nuovo nuovo di botte!”, “Se ti do una botta in testa tu capisci che hai sbagliato e devi correggere l’errore, va bene? Facciamo questo gioco”) che con l’utilizzo di aste in legno, e fatti oggetto di insulti e turpiloquio. Significativo per i carabinieri è stato l’episodio in cui un’indagata, mentre trascinava con forza uno scolaro all’esterno dell’aula, afferrandolo per un braccio, lo apostrofava con parole scurrili.