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Milan ai cinesi, Scaroni e Patuano in cda. E i consiglieri italiani potranno bloccare le decisioni della proprietà

Lo statuto del club è stato modificato: quattro amministratori su 8 saranno italiani e ogni deliberazione dovrà avere “il voto favorevole di un numero di amministratori italiani almeno pari alla metà dei votanti a favore”. Non un grande affare per chi ha investito oltre 700 milioni, trecento dei quali frutto del prestito a un tasso mediamente superiore al 10%

Il presidente Yonghong Li ha speso 740 milioni per comprare il Milan, ma il primo consiglio d’amministrazione sotto la sua guida ha deciso che un peso specifico nel board lo avranno gli italiani. Compreso l’amministratore delegato Marco Fassone, il cui voto in caso di ‘stallo’ varrà più di quello del numero uno. Durante l’assemblea che ha eletto il nuovo cda, infatti, sono state apportate due importanti modifiche allo statuto. La prima: i membri diventano 8 (prima erano 6) e la metà devono essere italiani. Durante i prossimi tre esercizi il ruolo verrà ricoperto da Fassone, che è l’amministratore delegato del club, Marco Patuano, Roberto Cappelli e Paolo Scaroni.

Non solo, perché le decisioni prese in seno al cda, recita l’articolo 18, devono avere “il voto favorevole di un numero di amministratori italiani almeno pari alla metà dei votanti a favore”. Un peso specifico alto rispetto a quello di Yonghong Li, David Han Li, Lu Bo e Xu Renshuo, i quattro consiglieri cinesi espressione della proprietà. Difficile trovare una spiegazione, ma a conti fatti quando sarà il momento di prendere le decisioni l’ex manager Telecom Marco Patuano, l’avvocato Roberto Cappelli che ha assistito la Rossoneri Lux nella trattativa e Paolo Scaroni, ex numero uno di Eni ed Enel quando Silvio Berlusconi era premier, avranno un ruolo importante. Un esempio: se durante una riunione nella quale sono presenti tutti gli 8 membri, tre italiani dovessero decidere di votare contro la deliberazione da prendere, questa non passerebbe nonostante 5 voti favorevoli.

Non un grande affare per chi ha investito oltre 700 milioni, trecento dei quali frutto del prestito a un tasso mediamente superiore al 10% arrivato dal fondo speculativo americano Elliott, che ha indicato Scaroni nel cda. Una sorta di garanzia, in attesa che Li estingua il suo debito entro i prossimi 18 mesi evitando che l’hedge fund si rivalga sul suo patrimonio, comprese le sue quote del Milan. Sfide importanti sotto il profilo finanziario per la controllante Rossoneri Lux: significa trovare circa 330 milioni più altri 15 arrangement fee in un anno e mezzo.

Durante la conferenza stampa di presentazione, l’ad Marco Fassone ha spiegato quali sono gli obiettivi a breve e medio termine del club rossonero per aumentare i ricavi e allo stesso tempo rilanciarsi sotto il profilo sportivo. Molto passerà dalla partecipazione alla Champions League e dalla capacità di penetrare nel mercato cinese, grazie alle scuole calcio e alla fan base. C’è poi il discorso della possibile quotazione in Borsa e “in tempi ragionevoli”, ha detto Fassone, la costruzione di uno stadio di proprietà. “Faremo parlare i fatti”, è stato il monito del nuovo amministratore delegato per spiegare il basso profilo tenuto finora dalla proprietà. I tifosi attendono e sperano. Elliott pure.