Marco: “Evado per non finire sotto i ponti. Ma non posso permettermi un figlio”
“Allora te lo dico subito: devo evadere per forza, altrimenti non riesco a sopravvivere: guadagno 1400 euro, con partita Iva, sembrano tanti vero? Peccato che 300 al mese se ne vadano per l’Inps, poi ci sono le tasse, i costi vari, dal commercialista alla fatturazione elettronica. Levaci l’affitto per me e dei soldi che passo alla mia famiglia d’origine, purtroppo senza reddito, e capisci perché sono costretto a non fatturare tutto”. Marco abita al Nord, ha 42 anni e una storia lavorativa comunque regolare e continua. Inizia a vent’anni, come apprendista meccanico in un autosalone. Guadagna bene in lire, poi viene assunto e il netto scende vertiginosamente. Col passaggio all’euro si stabilizza sui 1100 euro al mese.
Peccato che con la crisi l’azienda cominci a licenziare, e costringere chi resta ad aprire la fatidica partita Iva. “E lì inizia la tragedia, perché come ti ho detto i costi sono enormi. Solo questo mese mi sono arrivati 6000 euro di Inps, lo Stato ci chiede i soldi su quello che guadagneremo prima ancora che a noi ci entrino in tasca. L’Iva poi è una farsa, nessun cliente vuole la fattura con l’Iva, quindi non la recuperiamo mai. Ecco perché spesso devo evadere”.
Marco convive con una ragazza che ha un piccolo negozio e paga tutte le tasse, ma alla fine porta a casa uno stipendio piccolissimo. Entrambi vorrebbero un figlio, soprattutto lei, ma Marco è pessimista: “Un conto se hai una famiglia alle spalle, un padre che ti compra il passeggino, ti paga l’assicurazione, la scuola. Ma per come siamo noi, basta un passo falso e sei fottuto tu, tua moglie e tuo figlio. E io faccio un lavoro usurante, mica sto dietro a una scrivania. Certo se non avessi avuto una famiglia di origine da mantenere, oggi forse non avrei l’affitto da pagare. Purtroppo quella non te la scegli. Ed è veramente ingiusto vivere in un paese dove la tua sorte cambia a seconda di come sta chi ti ha messo al mondo”.