I filoni dell’inchiesta che portò alle dimissioni dell'allora ministro Guidi erano tre: il primo sullo smaltimento dei rifiuti prodotti nel centro oli di Viggiano, di cui la Regione Basilicata due giorni fa ha chiesto la chiusura temporanea per inadempienze, il secondo sei lavori per la realizzazione del centro oli di Corleto Perticara della Total, il terzo sul progetto di stoccaggio del greggio estratto in Basilicata nel porto di Augusta
Il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Potenza ha rinviato a giudizio 47 persone e dieci società, fra le quali l’Eni, nell’ambito dell’inchiesta del 2016 sulle estrazioni di petrolio in Basilicata che portò alle dimissioni dell’allora ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi. Fra gli imputati del processo, che comincerà il prossimo 6 novembre, ci sono due ex responsabili del distretto meridionale del Cane a sei zampe, Ruggero Gheller ed Enrico Trovato, e altri dipendenti della compagnia petrolifera. Per l’ex compagno della Guidi Gianluca Gemelli è invece stata chiesta l’archiviazione.
Fra le persone rinviate a giudizio vi sono anche due ex direttori generali dell’Agenzia per l’ambiente della Basilicata, Aldo Schiassi e Raffaele Vita, alcuni ex dirigenti della Regione e l’ex sindaco di Corleto Perticara (Potenza) Rosaria Vicino (Pd). Otto imputati sono stati invece prosciolti: fra loro, l’attuale consigliere regionale della Basilicata Vincenzo Robortella (Pd), e il padre, Pasquale, a sua volta ex consigliere regionale dello stesso partito. Lo stesso gup, durante un processo con il rito abbreviato, ha assolto con la motivazione che il fatto non sussiste due imprenditori campani, Pasquale Criscuolo e Francesca Vitolo, e uno lucano, Rocco Caruso.
Il 31 marzo 2016 l’inchiesta (con circa 60 indagati) portò agli arresti domiciliari sei persone e al blocco delle attività del centro oli di Viggiano (Potenza) dell’Eni, lo stesso di cui la Regione Basilicata ha chiesto due giorni fa la chiusura temporanea contestando al gruppo “inadempienze e ritardi rispetto alle prescrizioni regionali”. L’azienda proprio martedì ha di conseguenza deciso “la chiusura temporanea” del centro e avviato le “procedure di fermo dell’impianto”. Pur ribadendo “di aver adempiuto a tutte le prescrizioni imposte dagli enti competenti che sono sempre stati tenuti informati sulle attività di intervento e di monitoraggio ambientale in corso”.
Il procedimento ha unito due dei tre filoni che componevano l’inchiesta coordinata dai pm Francesco Basentini e Laura Triassi, ovvero le indagini sullo smaltimento degli scarti di produzione del Centro oli dell’Eni e i lavori per la realizzazione del Centro oli della Total a Corleto Perticara, in particolare per presunti scambi tra assunzioni e autorizzazioni da parte della precedente amministrazione comunale. Un terzo filone, quello “siciliano”, riguardava invece l’ipotesi di stoccare ad Augusta (Siracusa) il greggio estratto in Basilicata, e una rete di “relazioni” tra imprenditori e politici che, secondo la Procura, arrivava fino alle stanze “romane”: questo filone, nei mesi scorsi, è stato trasferito nella Capitale, e la Procura di Roma ne ha poi deciso l’archiviazione.