Il direttore del TgLa7 ha argomentato la sua presa di posizione ricordando un'esperienza personale, ovvero una sua trasmissione di quasi 20 anni fa sul metodo del professor Di Bella
Sulla querelle nata dopo l’ultima puntata di Report e il servizio sul vaccino Hpv è intervenuto anche il direttore del TgLa7 Enrico Mentana, che sulla sua pagina Facebook ha espresso il proprio punto di vista. “Permettetemi di dire ancora qualcosa sulla vicenda dei vaccini, che non piacerà agli amici di Report, ma è quel che penso – ha scritto il giornalista – Loro sono la punta di lancia del servizio pubblico, alcune loro inchieste hanno scosso le coscienze e scoperchiato scandalosi soprusi. Ma come i grandi campioni dello sport anche loro possono fare una giocata sconcertante, o perfino sbagliata“.
Il direttore del TgLa7 ha argomentato la presa di posizione ricordando un’esperienza personale: “Quando si parla di scienza e salute dei cittadini in tv si rischia sempre di fare danni, anche del tutto involontariamente – ha detto Mentana – Lo dico perché penso di aver fatto l’errore peggiore, ormai quasi vent’anni fa, in una trasmissione che mise davanti ai teleschermi quasi nove milioni di persone, basata sul confronto tra oncologi e sostenitori della cura alternativa elaborata dal professor Di Bella“. Il giornalista ha spiegato come nacque quella trasmissione: “Il fascino del vecchio studioso periferico rispetto alle grandi cliniche aveva già fatto breccia tra molte famiglie rese disperate dal rapporto con il cancro, che vedevano i loro cari piegati dalla chemio, lontani dall’aver sconfitto il male. E Di Bella sembrava l’antidoto a quella che oggi sarebbe chiamata la dittatura di Big Pharma. Io e Maurizio Costanzo fummo attentissimi a dare parità di tempo e modo di espressione – ha ricordato – Ma da una parte c’era l’ufficialità, la freddezza impersonale della scienza oncologica, dall’altra l’umanità del medico incanutito, lontano dai grandi serbatoi di ricerca. Giornalisticamente era una grande storia“.
“Ma quanta gente fu indotta a imboccare l’altra strada nella cura di un tumore? E con quale risultato?” si è chiesto Mentana, che poi ha aggiunto: “Due decenni dopo di quella cura alternativa non si parla, credo, più. Ma non dimentico quella lezione“. Poi il ritorno al tema del suo post, che è legato anche alla situazione contingente dell’informazione: “Così oggi parlare di vaccini a un’opinione pubblica intossicata da messaggi virali sui social che tambureggiano inesistenti vantaggi nel non vaccinare bambini e adulti, anche con le migliori intenzioni, è un rischio forte, se non si affronta la questione generale prima di entrare nello specifico vaccino, quello del papilloma, che comunque ha salvato migliaia di vite umane”. E ancora: “Tanti avvelenatori di pozzi non aspettavano altro, come si è visto già da pochi minuti dopo la fine della puntata di Report. E il rispetto della scienza e delle strutture che tutelano la nostra salute collettiva sta su un altro livello rispetto alla bega grande o piccola del sistema” ha scritto Mentana. Che poi ha concluso: “È una battaglia mondiale, quella contro l’oscurantismo dei No Vax. Non si combatte con le granitiche certezze, che sempre sono destinate a essere incrinate. Ma se ha un senso la lezione di chi ha cambiato il mondo, Pasteur, Sabin e tanti altri, non possiamo tornare all’equivalenza con i guaritori e gli stregoni, scalabili dalla tessera sanitaria“.