La querela era stata annunciata. Ma adesso dalle parole si è passati ai fatti, anzi alle carte bollate. Roberto Benigni e la moglie Nicoletta Braschi hanno deciso di querelare Report. Il programma, creato da Milena Gabanelli e ora condotto da Sigfrido Ranucci, ieri ha proposto un’inchiesta sui finanziamenti allo spettacolo. L’avvocato Michele Gentiloni Silveri, che aveva inviato una diffida alla Rai e agli autori, comunica di “aver ricevuto mandato di sporgere querela presso la Procura della Repubblica di Roma nei confronti di Giorgio Mottola e Sigfrido Ranucci, nonché di chiunque altro abbia con loro concorso o cooperato, in relazione alle notizie false e gravemente diffamatorie diffuse nel corso della puntata”.
Nella puntata andata in onda lunedì il programma ha raccontato, tra le altre storie, la vicenda degli studi di Papigno, una frazione di Terni, dove il regista toscano ha girato La vita è bella e Pinocchio. Benigni aveva un progetto ambizioso: trasformare Papigno negli Umbria studios, un nuovo prestigioso polo cinematografico in grado di fare concorrenza anche a Cinecittà. Ma le cose non vanno come dovrebbero e nonostante gli investimenti pubblici, tra fondi europei, statali e degli enti locali il progetto non solo non decolla ma si trasforma in un pozzo senza fondo. Benigni e Braschi – ha rivelato l’inchiesta di Report – accumulano un passivo di ben 5 milioni di euro. Nel 2005 Cinecittà Studios, la società di Luigi Abete, Aurelio De Laurentiis e Andrea Della Valle, rileva gli studi e si fanno carico dei debiti. L’area non è stata rilanciata. Adesso Cinecittà sta per tornare in mani pubbliche. Oltre a un’imponente mole di debiti accumulati da Abete e soci – spiega il giornalista Giorgio Mottola – lo Stato si ritroverà in pancia anche l’investimento in perdita di Benigni e Braschi.
“Non abbiamo mai detto che Benigni ha usufruito di finanziamenti pubblici per ristrutturare gli studi di Papigno,” ha precisato Sigfrido Ranucci dopo la notizia di querela da parte del regista e comico toscano. “I 10 milioni di fondi pubblici, citati dal sindaco di Terni, sono serviti per bonificare e sistemare il contesto intorno all’operazione”. Il programma, continua il curatore di Report, “ha dato conto del fatto che Cinecittà Studios ha di fatto ‘rilevato’ i 5 milioni investiti da Benigni nella società, pur pagandone solo 3,9 milioni, come ha precisato una nota del legale di Benigni che abbiamo letto. Abbiamo poi sostenuto che quel debito rischiamo di pagarlo noi, se dovesse andare in porto la trattativa per riportare Cinecittà sotto l’egida dello Stato”.
Benigni non ha voluto rispondere alle domande del cronista di Report, limitandosi a una battuta: “Non sa quanti soldi ci ho perso”. Ora il premio Oscar vuole portare i giornalisti in Tribunale, eppure nel 2011, quando la trasmissione era nel mirino di Silvio Berlusconi, fu tra i firmatari di un appello lanciato da Articolo 21 che si intitolava “Nessuno tocchi Report”.