Inchiesta su due gare della partecipata di Autostrade per lavori di manutenzione delle strade. Secondo i magistrati l'ex alto dirigente si accorse delle anomalie che favorivano una società vicina ai Casalesi, ma dopo aver sanzionato alcuni dipendenti confermò l'affidamento
Come poteva una impresa costituita nel 2013 vincere due appalti messi a gara invitando ditte da un elenco formato da una commissione ministeriale nel 2011? Ovvio che non poteva e che dietro c’era un sotterfugio. Da qui è partita l’inchiesta della Dda di Napoli che è arrivata a lambire i vertici di Tangenziale Spa Napoli, l’unica tangenziale a pagamento dello stivale, presieduta da Paolo Cirino Pomicino (estraneo alle indagini) e interamente controllata da Autostrade per l’Italia. Tra le carte che raccontano la storia di come la Cogepi di Antonio Piccolo – già sotto processo con accuse di affiliazione al clan dei Casalesi e mediatore della metanizzazione Cpl Concordia nell’agro aversano – fu infilata di soppiatto al numero 82 dell’elenco al posto di Imedil, spunta il nome di Agostino Chisari, ex amministratore delegato di Tangenziale spa. Chisari è indagato per abuso d’ufficio, i pm Catello Maresca e Maurizio Giordano lo tengono fuori dalla richiesta di arresto perché ha lasciato l’incarico di ad da un anno. L’ex ad si accorse dell’imbroglio, scrisse un esposto-denuncia, aprì un procedimento disciplinare nei confronti dei due funzionari della società messi agli arresti domiciliari stamane per turbativa d’asta, il tecnico gestione contratti Francesco Caprio e l’addetta alla segreteria Paola Ciccarino, conclusosi con la sanzione della sospensione per dieci giorni. Ma nonostante sospetti ed evidenze, ritenne di affidare comunque alcuni lavori di somma urgenza per la manutenzione delle pavimentazioni a Cogepi. Per un importo di 157mila euro, di cui ora l’impresa in odore di camorra è creditrice: Tangenziale Spa non li ha ancora liquidati, in attesa di un’analisi tecnica sulla qualità dei materiali impiegati.
Le indagini condotte dal Noe di Caserta e dal Ros di Napoli spiegano come le gare 205 e 207 – la prima per la manutenzione delle gallerie Capodimonte e Solfatara, per un importo lordo di 777.524,01 euro, la seconda per la manutenzione periodica delle pavimentazioni, per un importo lordo di euro 849.463,84 euro – furono vinte da Cogepi nello stesso periodo in cui Caprio veniva intercettato al telefono con Giovanni Piccolo, il fratello di Antonio. Il funzionario e l’imprenditore discutevano di come intervenire attraverso un docente di Ingegneria per una raccomandazione al figlio di Caprio, impegnato di lì a poco per un esame già prenotato. Il docente è stato interrogato ed ha ammesso di essere stato sollecitato, aggiungendo però di non aver fatto detto niente al collega che avrebbe dovuto esaminare il figlio di Caprio. Ed infatti per questo “perderà” un incarico che era pronto per lui, le prove di laboratorio dei materiali utilizzati. Ne fa menzione Giovanni Piccolo quando Caprio lo informa di aver consegnato al docente loro amico i “dieci test della Tangenziale”, ovvero i pre-campioni: “E no, non glieli dovevi dare, non glieli dovevi dare dobbiamo vedere prima se si mette a disposizione perché se non si mette a disposizione…”.
Il gip Federica Colucci sostanzia l’accusa di turbativa d’asta già nel semplice inserimento di Cogepi in un elenco di cui non aveva diritto a far parte. Ma nutre dubbi anche sul modo in cui è riuscita ad aggiudicarsi gli appalti: “Sotto tale profilo – si legge nell’ordinanza – non può non evidenziarsi la ‘strana’ coincidenza che vede i ribassi presentati dalla Cogepi srl superare di un’inezia le seconde migliori offerte”. Il ribasso del 41,10% contro il 40,52 per il primo appalto e del 39,99% contro il 39,96 per il secondo.
L’unica misura in carcere ha riguardato Antonio Piccolo, già detenuto dopo essere stato arrestato due anni fa nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Napoli sui lavori di metanizzazione eseguiti in Campania dalla Cpl Concordia; in particolare Piccolo, come riferito anche dal collaboratore di giustizia Antonio Iovine, ex capoclan dei Casalesi, si aggiudicò i lavori nel comune di Casapesenna. Ai domiciliari sono finiti i figli poco più che ventenni dell’imprenditore, Michele e Iolanda, che rispondono di intestazione fittizia di beni risultando come i formali proprietari della Cogepi. Quest’ultima, è emerso, fu creata nel luglio 2013 e assorbì la Coigas di Antonio Piccolo e la Agm Costruzioni di Giovanni, fratello di Antonio, morto nel settembre 2015. Il Ros ha sottoposto a sequestro preventivo quote sociali della Cogepi per un valore di 700mila euro.
AGGIORNAMENTO
In data 9.12.2019, il Gup presso il Tribunale di Napoli ha assolto l’ing. Agostino Chisari, nonché Michele e Iolanda Piccolo, dai reati loro rispettivamente ascritti, perché il fatto non costituisce reato. La sentenza é ormai passata in giudicato.