“Delaçao premiada”, patteggiamento. È la parola che si sente più spesso da qualche settimana nelle reti brasiliane.
La Odebrecht è un importantissimo gruppo industriale brasiliano che opera nei settori di ingegneria, industria, ambiente, trasporti, infrastrutture, petrolio. Anzi è il numero uno. Fanno di tutto ovunque (è presente in 27 paesi) e per farlo hanno per anni pagato tutti. Lo scandalo Odebrecht in Brasile, che non sta risparmiando letteralmente nessuno, ha assunto dimensioni planetarie. Si tratta, attualmente, del più grande scandalo al mondo. Il giudice che sta conducendo l’inchiesta, l’ormai famoso Sergio Moro, era partito con l’Operação Lava Jato (“Operazione Autolavaggio”), indagando sulla Petrobras, la compagnia petrolifera nazionale. Quello che alla fine è venuto fuori supera ogni immaginazione. Al confronto Mani Pulite è un giochetto da bambini.
Marcelo Odebrecht, presidente del gruppo, in carcere dal 2015, ha aperto il vaso di Pandora e così hanno fatto altri 77 manager indagati o arrestati, nella speranza di una diminuzione della pena. Hanno parlato tutti, come se niente fosse, davanti alle telecamere, e i video sono stati trasmessi a piene mani sulle reti nazionali. Parlano di tangenti che vanno da centinaia di migliaia di Reali fino a 40 milioni di dollari, come se fossero noccioline. Un popolo che spesso deve fare i salti mortali a fine mese per 10 o 20 Reali, vede dei miliardari al potere che parlano di cifre assurde. E sono coinvolti letteralmente tutti, inclusi Dilma e Lula, inclusi decine di funzionari del Pt (Partito dei Lavoratori), tra i quali Fernando Pimentel, beneficiario di una tangente di 4 milioni di euro, ricevuta quando era ministro dello sviluppo nel governo Dilma. Ma anche altri partiti, come Pmdb e Psdb.
Coinvolti il Perù, con l’ex Presidente Alejandro Toledo, ma anche i suoi successori. Coinvolti Messico, Venezuela, Ecuador e altri paesi sudamericani e non. Ed è solo l’inizio. In uno dei video si vede un funzionario seduto in poltrona che, rilassatissimo, parla di tangenti di milioni di dollari e aggiunge candidamente che si è sempre fatto così, da decenni, che questo è il sistema e non ne esiste proprio un altro. Si fa così e, aggiunge, è del tutto fuori discussione che si potesse pensare a una campagna elettorale senza i finanziamenti della Odebrecht.
Il gruppo, pagando regolarmente tangenti, ha ottenuto appalti ovunque, nell’Argentina della Kirchner, in Angola, in Brasile per le Olimpiadi, per la diga di Belo Monte, persino per un sottomarino, per l’aeroporto di Rio, per stadi, metrò, asili e per decine di altre opere e infrastrutture. Non c’è un appalto che sia stato ottenuto legalmente. Il sistema ha sempre funzionato così, come del resto si diceva anche in Italia prima di Mani Pulite, e non esiste nemmeno un’idea di come fare diversamente poiché queste sono le procedure consolidate. Sono prassi talmente comuni che nessuno si faceva problemi. Le tangenti venivano addirittura recapitate in casa dai motoqueros (moto-taxi, molto diffusi in Brasile). Sono coinvolti i militari e persino i poveri indios, pagati affinché non rompano le scatole per la deforestazione e per lo sfruttamento minerario e del territorio.
Praticamente governatori e funzionari di quasi tutti gli stati della federazione sono coinvolti. Un complesso di raffinerie in Pernambuco il cui costo previsto era di 7,5 miliardi di Reali è venuto a costare 58 miliardi e solo una delle due previste è in funzione.
Lula, nel disperato tentativo di salvarsi, ha presentato 87 testimoni. Il giudice Sergio Moro lo ha trovato esagerato, ma ha accettato di ascoltarli tutti, a una condizione, che Lula fosse sempre presente a tutte le deposizioni.
Un sistema criminale di proporzioni incalcolabili. Le tangenti tutte insieme potrebbero arrivare a superare agevolmente il mezzo miliardo di euro. Ne esce a pezzi praticamente tutta la classe dirigente del Brasile socialista, il paese “della svolta” e dello sviluppo.
@mvillone – Favela Rocinha. Rio.