Tre milioni e 400 mila euro. È la richiesta della Regione Lombardia ai 28 dei 57 imputati nel processo sulle presunte spese pazze dei consiglieri regionali. La richiesta nei confronti di coloro che non hanno ancora risarcito è stata formulata dall’avvocato del Pirellone Antonella Forloni, che ha calcolato la cifra “nella misura del 50 per cento del danno patrimoniale e non patrimoniale”, cioè di immagine, che quindi ammonta al doppio.
La parte civile chiede 620.783,85 euro all’ex capogruppo della Lega Stefano Galli, accusato di aver pagato con i soldi regionali anche il banchetto di nozze della figlia e di aver fatto ottenere indebitamente al genero un contratto di consulenza con il Pirellone per 19 mesi per oltre 196mila euro. Seguono poi i 439.656,87 euro dell’ex capogruppo del Pdl Paolo Valentini Puccitelli e i 414.678 di un altro leghista e cioè dell’ex presidente del consiglio regionale Davide Boni. Non da poco anche la provvisionale per Renzo “il Trota” Bossi: 57.878,61 euro per aver messo in conto, come risulta dagli atti, non solo sigarette, campari e moijto, ma anche un paio di spazzolini con le sue iniziali e un localizzatore di autovelox. Nell’udienza del 7 marzo il pm aveva chiesto da due anni e due mesi a sei anni.
L’avvocato Forloni, nel suo intervento di oggi, ha spiegato che “le spese esposte erano già coperte da una indennità adeguata per svolgere l’attività istituzionale senza preoccupazione” e senza che nessuno “venisse a chiedere” come fosse utilizzata. E poi, oltre a specificare che le spese di rappresentanza non riguardano i consiglieri, ma solo gli assessori, ha parlato di violazione del “dovere di documentazione” delle somme rimborsate e di “dolo palese”. “Nessuno scontrino – ha detto riferendosi alle giustificazioni di alcuni degli imputati – è entrato per sbaglio nella busta poi consegnata” per ottenere i rimborsi di cene, pranzi, aperitivi, omaggi floreali o toscanelli. “Questa elencazione di spese – ha aggiunto – è offensiva. È un manifesto di indifferenza rispetto al doveroso controllo della spesa pubblica da parte di chi deve amministrare”. Infine, convinto che dal dibattimento sia emersa la responsabilità di tutti gli imputati, compreso l’ex assessore Massimo Ponzoni – l’unico di cui la Procura ha chiesto l’assoluzione – l’avvocato Forloni ha precisato come il danno di immagine sia “dovuto alla violazione dell’articolo 54 della Costituzione in quanto “non c’è stata disciplina e un onore adeguato nell’esercitare la funzione pubblica affidata”.
Il pm Paolo Filippini, contestando a vario titolo i reati di peculato e truffa aggravata, aveva chiesto la condanna di 56 persone, tra cui 1 anno e 10 mesi per Giorgio Puricelli, ex fisioterapista del Milan, 2 anni e 2 mesi per Nicole Minetti, l’ex igienista dentale di Silvio Berlusconi, 2 anni e 10 mesi per ‘il Trota’, 6 anni per Galli e 4 anni per Boni e Valentini. Si ritorna in aula il prossimo 10 luglio per le arringhe difensive.