“Tear down the wall” erano le parole, ripetute in un crescendo entusiasmante, con cui Roger Waters, bassista e autore dei Pink Floyd, chiudeva la sua opera rock e prevedeva il crollo dei muri che alla fine del secolo scorso ci avrebbe fatto illudere di poter vivere in un mondo più libero e più aperto. Oggi invece muri e steccati, divisioni fisiche o metaforiche, sono prepotentemente invocati da società sempre più insicure.
Una piccolissima eccezione è costituita dalla Terza Casa Circondariale del carcere romano di Rebibbia. Da qualche tempo è attivo, all’interno della struttura, un forno che rifornisce diversi esercizi commerciali esterni. Ci lavorano alcuni detenuti (tra i migliori studenti della nostra scuola interna) selezionati dopo un corso di formazione. Li conosco uno a uno, dal titolare dell’impresa fino all’ultimo incaricato delle pulizie finali; so con che serietà, passione e competenza lavorano e posso garantire sulla qualità dei loro prodotti.
Ora si apre l’ultimo varco per l’osmosi, necessaria per il superamento di certe dinamiche negative per tutti, tra il mondo del carcere e la società esterna.
Tutti potranno varcare, per qualche metro, il confine che delimita l’istituto penitenziario e partecipare all’inaugurazione del punto vendita, con degustazione gratuita di tutti i prodotti dolci e salati.
L’appuntamento è per il 20 aprile dalle ore 13 in via Bartolo Longo 82. Da non perdere: come dicono gli addetti, è…“la prima esperienza in Italia”.