La seconda sezione della Corte di Appello di Napoli ha dichiarato la prescrizione del reato di corruzione nei confronti di Silvio Berlusconi e dell’ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola al termine del processo per la presunta compravendita dei senatori che portò alla caduta del secondo governo Prodi, nel 2008. In primo grado entrambi erano stati condannati a tre anni. Il procuratore generale, nella sua requisitoria, aveva chiesto che fossero confermate le responsabilità di entrambi gli imputati e, contestualmente, la prescrizione dei reati.

Al centro del processo il versamento dell’ex presidente del Consiglio di 3 milioni di euro al senatore Sergio De Gregorio – sottoforma di finanziamenti al suo movimento Italiani nel mondo – perché cambiasse schieramento e contribuisse a determinare la crisi del governo di centrosinistra (che peraltro si verificò anche per altri motivi, cioè l’uscita dell’Udeur dalla maggioranza). De Gregorio, reo confesso, aveva patteggiato 20 mesi in fase di udienza preliminare. La difesa aveva chiesto l’assoluzione, mettendo l’accento sull’insindacabilità del voto dei parlamentari e contestando la veridicità delle affermazioni di De Gregorio.

Nel frattempo, tuttavia, Berlusconi rischia un altro processo, sempre per corruzione. La Procura di Torino, infatti, ha chiuso le indagini preliminari su uno dei numerosi filoni in cui è stato suddiviso il caso Ruby. Qui il reato ipotizzato è la corruzione in atti giudiziari ed è esteso anche a Roberta Bonasia, 33 anni, di Nichelino (Torino), una delle donne che secondo l’inchiesta milanese ricevette del denaro da Berlusconi per rendere dichiarazioni non veritiere e trasformare le serate a luci rosse di Arcore in “cene eleganti“.

A Torino il fascicolo è stato aperto dopo la trasmissione degli atti ordinata il 29 aprile dello scorso anno dal gup Laura Marchiondelli, a Milano, nel quadro del processo Ruby Ter, dove Berlusconi era imputato insieme ad altre 30 persone. L’accusa era di avere tentato di edulcorare le testimonianze a forza di mance, regali e favori. La giudice stabilì che la competenza territoriale ricadeva nelle città sedi degli istituti di credito dove arrivavano i bonifici e, per questo motivo, spezzettò il procedimento e ne consegnò una parte ad altri sei tribunali: Roma, Monza, Pescara, Treviso, Siena e, per la sola parte di Bonasia, Torino.

Quando il caso deflagrò, nel 2011, Roberta Bonasia venne accreditata per qualche tempo come la fidanzata di Berlusconi sulla base di una telefonata fra il giornalista Emilio Fede e il talent scout Lele Mora. “Fidanzata di Berlusconi? Magari… Sarà un’omonimia” rispose il padre interpellato dall’Ansa. Le cronache descrivevano Roberta “alta un metro e 74, fisico mozzafiato, taglia 42, lunghi capelli ricci e scuri, occhi castani” e spiegavano che, dopo avere fatto l’infermiera e la rappresentante insieme al fratello, aveva intrapreso la carriera di modella e di soubrette. Nel 2010 era entrata nella rosa delle sessanta finaliste di Miss Italia, con il titolo di Miss Torino e la fascia di Miss Piemonte, ma non aveva vinto. Nel 2015 ha preso parte alla trasmissione tv Il contadino cerca moglie.

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