È da poco finito il Salone del Mobile: il 9 aprile Milano si è svuotata della festa di colori, installazioni, eventi, persone, che lo caratterizza. Svuotata ma non vuota, anzi sempre più ricca di esperienze, orgogliosa di essere un esempio per il mondo che per una settimana si riversa nelle nostre strade, visita cortili mai considerati, colora angoli grigi e permette di riqualificare vecchi stabilimenti e periferie altrimenti nascoste.
E soprattutto si mischiano, mettendole insieme sotto il segno della creatività, persone da 165 nazionalità diverse, invadendo un’intera città di voglia di vita, inventiva, socializzazione. Negli anni in cui il terrore vorrebbe riportarci al medioevo e importanti partiti cavalcano la paura per proporre un mondo più chiuso, negli anni in cui sedicenti statisti paventano la decrescita felice come soluzione, eventi come questo sono ossigeno puro: esempi positivi della civiltà occidentale di cui siamo fieri di essere una colonna portante.
Vivo a Milano da 17 anni e ogni anno il fenomeno aumenta: la partecipazione degli espositori, il numero dei buyer ed eventi, i turisti in città. E questa settimana, punta di diamante di un flusso turistico spalmato su tutto l’anno, permette a Milano di essere la città che attrae più turisti in Italia, più delle straordinarie città baciate dall’arte e dalla storia.
Il successo di Expo, la rinascita amministrativa di Pisapia e Sala, la nuova architettura e i nuovi spazi verdi, il recupero delle periferie e di palazzi riconvertiti, tutto si è unito in un rilancio della città che ogni anno trova il suo culmine nella settimana del design. Non vuol certo essere rivendicazione campanilistica, ma anzi uno stimolo a far sempre di più per offrire quanti più luoghi della Penisola, a partire da quelli meno noti, ai visitatori globali: i numeri aumentano costantemente, ma ci vedono ancora avere la metà dei turisti della Francia e 2/3 di quelli della Spagna.
Anche qui, nessuno sciovinismo, solo consapevolezza del potenziale che racchiudiamo e che, se espresso al massimo, vorrebbe dire semplicemente maggiore ripresa economica, maggior lavoro, minore disoccupazione. Avendo il privilegio di gestire in Europa il sito specializzato in made in Italy del più grande gruppo digitale Cinese (nessuna pubblicità sottesa: vendiamo solo in Cina), ho cercato insieme ai miei colleghi di raccontare ai nostri 12 milioni di consumatori cinesi Milano nei suoi giorni migliori. Lo abbiamo fatto attraverso alcuni importanti marchi di arredamento, gli eventi del fuorisalone, i negozi e gli showroom della moda, l’architettura innovativa della città, la sua cucina a km 0.
Kartell, Artemide, Missoni, Trussardi, Mario Luca Giusti, Cassina, Frette, DSquared2, Renè Caovilla, Sergio Rossi, Massimo Bonini, Stefano Boeri, Mario Boselli, Tamu McPherson, Philippe Starck, Natuzzi, Agnona, Ratanà, i vini Ferrari, ma soprattutto le vie e i palazzi di Milano sono stati al centro di un racconto che abbiamo regalato alla Cina e all’Italia stessa, attraverso interviste a imprenditori, designer, creativi, stylist, producendo video ma soprattutto attraverso l’immediatezza che le nuove tecnologie offrono.
La diretta streaming dal Salone del Mobile con alcuni dei più importanti player coinvolti ha avuto 2.630.000 click, quella dal cuiore della moda milanese 4 milioni e 790mila. In generale, il racconto della creatività italiana nei suoi giorni migliori ha avuto, sui canali digitali, 30 milioni di visualizzazioni, 2.401 condivisioni, 4.452 commenti. Sono numeri impressionanti, che dimostrano come il caos creativo del Salone e del Fuorisalone ha completamente conquistato il pubblico cinese che attraverso queste immagini sogna sempre di più lo stile di vita italiano e vuole emularlo all’interno delle proprie città sterminate.
Lo stesso pubblico cinese che lo scorso novembre, al Salone di Shanghai, ha invaso a tal punto gli stand da richiedere di dover chiudere i cancelli a metà della prima mattinata. Siamo seduti sopra un tesoro chiamato made in Italy che la cultura e le mani sapienti di artigiani e sarte, disegnatori e imprenditori ci hanno consegnato ed è nostro dovere sfruttarlo per portare sempre più lavoro alle nostre aziende, per noi e i nostri figli. La Cina e l’Asia possono essere la salvezza economica italiana se sapremo essere veloci, cogliendo al volo le necessità espresse e le opportunità che il digitale ci offre.
Le masse di nuovi turisti in cerca di luoghi ove trovare la propria felicità (necessità espressa in un sondaggio dal 76% di turisti cinesi, che quest’anno sfonderanno la cifra di 150 milioni) devono sapere che qui possono trovarla, ma devono arrivare ad essa attraverso compagnie aeree che funzionano, infrastrutture moderne, alberghi di livello senza prezzi esosi, qualità del servizio, gentilezza diffusa.
Acquisiamo la consapevolezza del fatto che il mondo richiede sempre più Italia e che dobbiamo imparare ad offrirgliela: sfruttiamo il digitale per farlo, e diamo vita ad una rivoluzione gentile, basata sulla nostra qualità della vita e sulla qualità del pensiero dietro ai nostri prodotti.