I consiglieri regionali del Veneto, e i loro colleghi che lo furono, non hanno intenzione di tagliare e farsi tagliare i vitalizi. Basti pensare che dopo la prima riunione non è più stato convocato il gruppo di lavoro della commissione Bilancio che aveva cominciato ad affrontare il problema dei costi della politica a palazzo Ferro Fini e palazzo Balbi, sede del consiglio e della giunta regionale. Inoltre, una sessantina di ex consiglieri, che alcuni giorni fa hanno visto confermare dal Consiglio di Stato il taglio (modesto) delle prebende deciso nel 2015, si stanno preparando a presentare ricorso.

“Quando ho saputo che vogliono fare appello mi è venuto il voltastomaco” denuncia Jacobo Berti, capogruppo del Movimento 5 Stelle, l’unico gruppo che si sta battendo per cancellare i vitalizi. “Questa gente fa ricorsi su ricorsi, facendo sprecare i soldi della collettività, per rimanere aggrappata a un odioso privilegio che non ha più senso di esistere”. Tra i ricorrenti troviamo anche quattro ex presidenti della giunta veneta: Franco Frigo, Franco Cremonese, Giuseppe Pupillo e Aldo Bottin. “E’ una vera e propria indecenza – continua Berti – è inaccettabile vedere questa schiera di politici che difende con le unghie e con i denti i privilegi della casta. Banchettano a caviale da chissà quanto tempo con i nostri soldi e dobbiamo pure, dopo avergli pagato il conto per anni, pagare anche i danni”.

Il Consiglio di Stato aveva respinto l’appello contro la sentenza del Tar Veneto che nel dicembre 2015 aveva dichiarato inammissibile il loro ricorso per difetto di giurisdizione. A quell’epoca il Tar aveva ritenuto che il vitalizio fosse un trattamento di natura pensionistica e che il giudice competente non fosse quello amministrativo, ma la Corte dei conti. La decisione del Tar di Venezia era stata impugnata dagli avvocati Maurizio Paniz, Franco Stivanello Gussoni e Italico Perlini. La quinta sezione del Consiglio di Stato (relatore il consigliere Raffaele Prosperi) ha confermato la decisione di primo grado, con motivazioni però diverse. Ha richiamato una recente decisione delle Sezioni unite della Cassazione che, partendo dalla considerazione che i vitalizi non hanno natura pensionistica, hanno indicato la competenza del giudice ordinario.

Ed è al giudice ordinario che evidentemente intendono ora rivolgersi i 60 ex consiglieri. Lamentano la riduzione dell’importo lordo mensile (valida per tre anni) per chi percepisce un reddito ai fini Irpef superiore a 29.500 euro: 5% di taglio fino a un vitalizio di 2mila euro, 8% tra 2mila e 4mila euro, 10% tra 4mila e 6mila euro, 15% oltre i seimila euro. Sembra invece finita su un binario morto la discussione relativa ai costi attuali della politica e all’abolizione dei vecchi vitalizi, che era iniziata a fine febbraio in commissione Bilancio. In quella occasione la maggioranza aveva definito “fuffa mediatica” la proposta dei Cinquestelle. Da allora non è più accaduto nulla. “Su questa barricata ci siamo solamente noi del Movimento 5 Stelle. – commenta Berti – Nel silenzio imbarazzante di tutte le forze politiche siamo gli unici a chiedere un po’ di equità e giustizia sociale, in un momento in cui il crac delle banche venete e la crisi stanno facendo terra bruciata nelle tasche dei veneti. Da due anni chiediamo alla Regione di attivarsi per arrivare a tagliare tutti i privilegi, e in risposta otteniamo sempre e solo chiacchiere. Da Zaia in giù”.

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