Il numero uno di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, si è anche presentato nelle sedi locali fingendosi un utente qualsiasi e ha risolto i problemi di alcuni cittadini. Per capire se l'operazione decisa a fine 2016 dal governo Renzi garantirà gli incassi previsti, però, bisognerà aspettare il pagamento dell’ultima delle cinque rate. Il tutto in attesa che diventi operativo il "Grande fratello della riscossione"
Dal 16enne che si ritrova sulle spalle una cartella esattoriale da 5mila euro per via di un’eredità alla vecchietta di 95 anni che per vent’anni ha evaso il fisco nella sua tabaccheria veneziana e deve ora allo Stato 500mila euro. C’è poi il mentitore seriale, il contribuente che non ha mai ricevuto l’avviso di pagamento, chi ha traslocato e si è perso il bollettino. E ancora la vittima del commercialista e chi protesta per il fermo su un’auto destinata al trasporto di un disabile. Sono solo alcune delle storie che in questi mesi l’amministratore delegato di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, ha potuto ascoltare in prima persona. Direttamente allo sportello nelle filiali della società controllata dall’Agenzia delle Entrate e dall’Inps.
In più occasioni, Ruffini si è infatti presentato nelle sedi locali di Equitalia fingendosi un utente qualsiasi e ha toccato con mano le difficoltà che incontra il cittadino nel rapporto con l’esattore. In qualche caso il camouflage ha permesso di venire a capo di alcune criticità consentendo rimedi alle distorsioni della macchina esattoriale come la sospensione del fermo amministrativo sulla vettura destinata al trasporto di familiari disabili. Un piccolo segno di umanità nella più importante e delicata operazione di recupero di crediti pubblici in un Paese stretto fra i vincoli di Bruxelles e i salvataggi bancari.
E’ su questa rottamazione infatti che il governo Gentiloni fa affidamento per intascare 7,2 miliardi (5 nel 2017 e il resto nel 2018) come riferisce la relazione tecnica alla legge di Bilancio per il 2017. Difficile sapere se il target verrà centrato, ma è certo che al 31 marzo la rottamazione contava già 780mila richieste per un totale di circa 4 milioni di cartelle. Delle pratiche presentate ne sono state già esaminate 502mila per un controvalore di 8,3 miliardi che includono però anche gli interessi da scontare. Per avere dati più completi bisognerà attendere il 21 aprile, termine ultimo per l’adesione alla definizione agevolata prevista nel decreto legge 193 del 2016 che consente lo sconto degli interessi di mora legati al debito con il fisco.
Tuttavia l’efficacia reale della rottamazione si potrà “misurare” solo dopo il pagamento dell’ultima delle cinque rate previste per estinguere il debito con il fisco e cioè a settembre 2018. Anche se il 53% delle richieste riguarda debiti residui inferiori a mille euro, non è detto che tutti coloro che hanno depositato l’istanza riescano poi concretamente a pagare il dovuto nelle scadenze previste e quindi a non perdere il treno della rottamaziome. Solo nel 2017 sono previste tre rate molto ravvicinate per il pagamento del 70% delle cartelle rottamate. Dopo la prima scadenza di luglio, chi ha aderito alla definizione agevolata dovrà nuovamente aprire il portafoglio a settembre e novembre. Un termine, quest’ultimo, che non lascia al contribuente neanche l’agio di respirare con i soldi della tredicesima. Poi per chiudere la partita bisognerà pagare le ultime due quote nel 2018 (ad aprile e settembre). Ma nel malaugurato caso in cui il contribuente dovesse trovarsi sprovvisto di contanti, le alternative saranno ben poche: un prestito in banca oppure l’addio allo sconto ottenuto con la definizione agevolata. Non certo una bella prospettiva.
Dal suo punto di vista, Equitalia ha fatto di tutto per compiere la sua missione entro giugno quando scomparirà per sempre trasformandosi in Agenzia delle entrate -Riscossione. Per la rottamazione, attività svolta in parallelo con la tradizionale riscossione (8,7 miliardi nel 2016), ha mobilitato 2.500 dipendenti su un totale di 200 filiali. A questi sono state poi aggiunte anche altre 500 risorse per il back office, attività finalizzata a semplificare quella a diretto contatto con i cittadini per i casi più complessi. “I tempi allo sportello sono scesi in maniera sensibile”, spiegano fonti Equitalia. Tuttavia non si può negare che siano rimaste forti differenze fra i piccoli centri e le grandi città dove le file interminabili hanno dato vita a inverosimili episodi di bagarinaggio dei tagliandi di accesso allo sportello. O magari a promozioni per i “clienti” Equitalia come è accaduto in una cartoleria a Genova che ha pensato bene di avvantaggiarsi del notevole flusso di gente negli ultimi giorni della rottamazione. I picchi massimi di affluenza? Nel Lazio, a Roma, ma anche in Lombardia, seguita dalla Campania con Napoli in prima linea.
Fra le mille proteste dell’utenza, per quanto possibile, Equitalia ha cercato soluzioni operative: Ruffini ha voluto creare lo sportello ad hoc per gli ultra65enni, quello per i professionisti e le piccole e medie imprese. E poi ha anche stretto accordi con gli ordini professionali per la trasmissione delle pratiche online e ha abbassato da 100 a 50 euro l’importo minimo delle rateizzazioni ordinarie. Grazie poi agli investimenti in tecnologia, Equitalia ha migliorato il suo sito. Oggi con le credenziali dell’Agenzia delle entrate, dell’Inps o con l’identità digitale (Spid) si può accedere ad un’area riservata in cui è possibile avere un calcolo ufficioso della rottamazione, si può pagare online e si può accedere al proprio estratto di debito. Anche via sms o app direttamente sul telefonino.
Basterà tutto questo a rendere il fisco davvero amico? Difficile. Ma almeno permetterà di conoscere sempre la propria posizione nei confronti dell’erario che potrà contare anche sulla “superanagrafe”, il Grande fratello fisco che, dati bancari alla mano, permetterà di scovare i furbi nullatenenti che movimentano ingenti somme sui loro conti correnti. Inoltre di sicuro dopo questa rottamazione, il fisco, complice l’innovazione tecnologica, non assomiglierà più a quello che abbiamo conosciuto finora e che ha, suo malgrado, permesso casi come quello della tabaccaia 95enne veneziana. Non resta che chiedersi se però questa rivoluzione servirà poi anche a migliorare i servizi offerti dallo Stato. L’impressione è che per ora l’operazione rottamazione serva solo a fare cassa per far quadrare i conti dello Stato e degli enti locali. Basti pensare che nel 2015 ben 70 milioni di euro riscossi da Equitalia sono stati riversati nelle casse di Roma Capitale per i servizi come le mense scolastiche. Ma non per questo si può dire che il piatto per gli studenti sia diventato più ricco.