Se non bastassero le convinzioni scaturite dalla doppia dimostrazione di forza contro il Barcellona né l’aver pescato il Monaco, sorpresa di questa Champions ma sempre meglio di Real o Atletico, Massimiliano Allegri può sorridere anche sbriciando le statistiche. Dal 1989 ad oggi, una squadra italiana si è dimostrata la più forte d’Europa almeno ogni sette anni: quando l’Inter confezionò il triplete correva il 2010. E se non basta neanche questo, a Torino ricorderanno in tanti che nella stagione dei due assoli bianconeri, l’avversaria in semifinale fu una francese. Nel 1985, Boniek e Platini stesero il Bordeaux, mentre undici anni più tardi furono Vialli e Jugovic a spianare la strada contro il Nantes. Il ritorno tra le mura dello Stadium è la ciliegina sulla torta regalata dall’urna di Nyon. Ora è tutto nelle mani della Juventus, che in questa edizione ha dimostrato negli ottavi di saper gestire anche quando parte favorita nello scontro diretto.
Non fu un ottavo facile contro il Porto ma, come è accaduto anche con il Barcellona, la difesa rimase immacolata. È successo in otto delle dieci partite giocate quest’anno in Europa. Il prossimo test ha un nome e un cognome, Kylian Mbappé. La baby stella del Monaco è andato in gol in tutte i match della seconda fase, impresa mai riuscita ad alcun giocatore nella storia della moderna Champions. Sarà lui l’affare più complicato per Bonucci e Chiellini, freschi di neutralizzazione del trio delle meraviglie blaugrana. Contro il 18enne francese di origini camerunensi – è nato il 20 dicembre 1998 – già descritto come l’erede di Thierry Henry, i due difensori dovranno lavorare d’esperienza per arginare la sua esuberanza atletica. “Sono giovani e veloci, sarà una doppia sfidata complicata”, è stata la sintesi di Pavel Nedved.
Difficile dargli torto davanti ai numeri messi insieme dal Monaco. Ha chiuso il girone al primo posto davanti al Bayer Leverkusen, per poi iniziare il cammino degli scontri diretti con il più clamoroso dei pronostici ribaltati: dopo aver perso 5-3 all’andata contro il City di Guardiola, i ragazzi di Leonardo Jardim sono riusciti a ribaltare tutto al ritorno vincendo 3-1. Il merito? Dei gol di Mbappé, come sempre, e del rinato Falcao, autore di 27 reti in stagione e trascinatore dei monegaschi, primi in Ligue 1 davanti al Paris Saint Germain. Poi il doppio k.o. inflitto al Borussia Dortmund, in un’altra sfida caratterizzata da tanti gol. Ed è a questo che deve pensare la Juventus, forte della sua organizzazione in fase di non possesso e capace di sfruttare ogni minimo errore dei difensori avversari, che in semifinale sono guidati dall’ex granata Kamil Glik e e dall’italiano Andrea Raggi, una vita spesa tra Empoli, Bologna e Bari prima di trasferirsi cinque anni fa nel Principato: il Monaco è stato capace di segnare 14 gol tra ottavi e quarti, ma ne ha pure incassati 9.
L’andata si giocherà a mercoledì 3 maggio a Montercarlo, poi martedì 9 allo Stadium andranno in scena i novanta minuti decisivi. Tutto il contrario dei quarti di finale del 2015, quando a campi invertiti la Juventus faticò tantissimo per battere i biancorossi e guadagnarsi la semifinale contro il Real Madrid. È un precedente da tenere a mente prima dei 180 minuti che decideranno chi sfiderà la vincente di Real-Atletico in Galles il 3 giugno. Ma la testa della Juve sembra focalizzata sull’obiettivo come mai prima d’ora. Per rendere bene l’idea, basta riascoltare il concetto espresso da Leonardo Bonucci e Massimiliano Allegri con lo scalpo del Barcellona ancora tra le mani: “Non importa chi affronteremo in semifinale, sarà solo un mezzo per arrivare a Cardiff”. Un mezzo, e l’urna di Nyon ha stabilito che non è neanche il più complicato da comandare.