“Legge sul biotestamento? Insieme ad altri tre parroci ho fatto suonare le campane a morto, per far capire alle nostre comunità che si stanno mettendo in atto delle legislazioni di morte. Siamo davanti a un inno alla morte”. Sono le parole pronunciate ai microfoni de La Zanzara (Radio24) da don Mario Fangio, parroco di Carovilli (Isernia), che, a suo modo, ha protestato contro l’approvazione Camera dei deputati delle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat), nell’ambito della legge sul biotestamento. Il religioso, come lo scorso anno in contestazione alla legge sulle unioni civili, ha fatto affiggere anche un necrologio, che così recitava: “Le campane suonano a morto perché la Vita è vittima della morte dall’aborto all’eutanasia delle D.a.t. Con queste l’Italia ha scelto di “far morire”, non di far vivere. Prosit“. Incalzato dai conduttori della trasmissione radiofonica, Giuseppe Cruciani e David Parenzo, don Fangio snocciola alcuni esempi per suffragare la propria tesi: “Se una persona si sta gettando giù dal parapetto, cosa faccio? Le chiedo prima se ha firmato una dichiarazione in cui dice che non vuole essere aiutato a vivere? Se uno vuole morire, non può decidere da solo, perché la libertà non è assoluta. Difatti, quando uno va in motocicletta, è obbligato dallo Stato a indossare il casco. Quindi, non è libero di non mettere il casco. Del tuo corpo non puoi fare quello che ti pare. Non puoi obbligare me a darti la morte. Nessuno ha la totale disponibilità del suo corpo. Mica è un diritto amputarsi la mano”. E a Cruciani che gli chiede se darebbe la comunione a chi ha deciso di farla finita o al papà di Eluana Englaro, risponde salomonicamente: “Si condanna il peccato, ma non il peccatore. Con il peccatore vedremo cosa fare. Bisogna vedere nella sua coscienza e valutare caso per caso. Vedremo”. Il parroco spiega anche la natura mortifera della legge sulle unioni civili: “Uccide la famiglia e il matrimonio naturale“. E alle rimostranze di David Parenzo interrompe la conversazione telefonica
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