Gli Usa non escludono un raid contro la Corea del Nord se Pyongyang effettuerà il sesto test nucleare. Lo ha detto l’ambasciatrice americana all’Onu, Nikki Haley in una serie di interviste che confermano l’indiscrezione della Nbc di settimana scorsa. “Non faremo qualcosa a meno che non ce ne dia motivo”, ha spiegato la delegata, citando ad esempio un attacco ad una base militare americana o l’uso di un missile balistico intercontinentale. Se la Corea del Nord farà il sesto test nucleare, allora “il presidente Donald Trump entrerà in campo e deciderà cosa fare”. Parole chiarissime che rappresentano un salto di qualità sul filo dell’alta tensione che da tempo elettrizza i rapporti tra Washington e la Corea del Nord. Siamo sempre alle schermaglie verbali, ma per la prima volta gli Usa minacciano apertamente i raid.
Una risposta alle crescenti provocazioni di Pyongyang che è tornata ieri ad “avvisare” gli Usa di volerli “cancellare dalla faccia della Terra”, in un clima che sconfina tra la terza guerra mondiale e una sfida per la propaganda interna del regime. L’ambasciatrice americana ha poi lodato il tentativo della Cina di fare pressione sulla Corea del Nord per cessare i test missilistici. Trump ha parlato anche con il presidente cinese Xi Jinping . Xi, riportano le agenzie, ha detto che la Cina si oppone fermamente alle azioni che violano risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite e ha aggiunto che Pechino spera che le parti coinvolte sceglieranno la moderazione ed eviteranno azioni che aggravino le tensioni nella penisola. Il presidente cinese, inoltre, ha aggiunto che se le parti si fanno carico delle responsabilità e si incontrano a metà strada, possono risolvere la questione nucleare della Corea del Nord e denuclearizzare la penisola coreana. Altri 30 minuti la telefonata con il premier giapponese Shinzo Abe, volta a confermare una stretta cooperazione per la gestione della crisi e per chiederle di frenare il suo programma armamentistico.
In ogni caso la posizione degli Usa sembra irrigidirsi. La stessa ambasciatrice Haley ha definito il giovane leader Kim Jong “instabile e paranoico”. Sull’arresto del cittadino americano a Pyongyang, lo scorso fine settimana, ha affermato che la Corea del Nord usa le detenzioni come “strumento di negoziato” con gli Stati Uniti. Il vento di guerra però non cala e anzi si gonfia. Anche la Corea del Sud si aggrega infatti alle esercitazioni congiunte con la portaerei Uss Carl Vinson, ora impegnata con due cacciatorpedinieri giapponesi: lo ha reso noto il portavoce del ministero delle Difesa Moon Sang-gyun, secondo cui “consultazioni sono in corso in merito alle manovre”. Moon, riferisce l’agenzia Yonhap, non ha fornito dettagli se si terranno nel mar del Giappone o sulle misure in risposta a un test nucleare di Pyongyang. La portaerei americana Vinson è attesa vicino alla penisola coreana entro la fine della settimana.