La “ricapitalizzazione è impossibile“, la strada è quella del commissariamento. Tutto come preventivato: “Data l’impossibilità di procedere alla ricapitalizzazione”, il cda di Alitalia “ha deciso di avviare le procedure previste dalla legge e ha convocato un’assemblea dei soci per il 27 aprile al fine di deliberare sulle stesse” (anche se, fanno sapere fonti vicine all’azienda, l’assemblea si terrà in seconda convocazione il 2 maggio). Il consiglio di amministrazione, convocato oggi, “ha preso atto con rammarico” della decisione dei propri dipendenti di non approvare il pre-accordo firmato il 14 aprile tra l’azienda e i sindacati. E’ il primo risultato del referendum con cui il 67% dei dipendenti ha bocciato il piano lacrime e sangue proposto dagli azionisti: “La compagnia tiene a precisare che il programma e l’operatività dei voli Alitalia non subiranno al momento modifiche”.
“La cosa più plausibile è che si vada verso un breve periodo di amministrazione straordinaria che si potrà concludere nel giro di 6 mesi o con una vendita parziale o totale degli asset oppure con la liquidazione“, ha spiegato al Tg3 il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda – se ci saranno aziende interessate a rilevarla, questo è tutto da vedere, è prematuro”.
Nel pomeriggio è arrivato il primo passo formale: l’Enac, Ente nazionale per l’Aviazione Civile, ha fatto sapere che “il presidente della compagnia Alitalia, Luca Cordero di Montezemolo, ha comunicato ufficialmente al Presidente dell’Enac Vito Riggio la decisione del Consiglio di Amministrazione della compagnia aerea di avviare la procedura per la nomina del Commissario”. Ed è slittato l’incontro fissato per il 26 aprile al ministero dello Sviluppo economico per fare il punto dopo l’esito del referendum. Il cui risultato “è una sconfitta per tutti – è stato il commento di James Hogan, presidente e amministratore delegato del secondo azionista Etihad e vicepresedente di Alitalia – come azionisti di minoranza in Alitalia, supportiamo la decisione odierna del cda di convocare un’Assemblea dei soci per il 27 di aprile per avviare le procedure previste dalla legge”.
Erano 11.646 i dipendenti aventi diritto a votare al referendum. I voti totali sono stati 10.173. Di questi, 6.816 hanno detto no all’accordo raggiunto il 14 aprile che prevedeva la riduzione degli esuberi tra il personale di terra a tempo indeterminato da 1.338 a 980 e la riduzione del taglio degli stipendi del personale navigante dal 30 all’8%. In cambio gli azionisti si impegnavano a immettere nel motore della compagnia complessivi 2 miliardi, dei quali circa 900 milioni di nuova finanza. Oltre alla garanzia pubblica da 200 milioni su eventuali flop del piano di risanamento.
L’arrivo del commissario apre la porta alla liquidazione nel giro di sei mesi. L’iter prevede che il cda deliberi la richiesta di amministrazione straordinaria speciale. Probabile la contestuale uscita dei soci per consegnare di fatto le chiavi dell’azienda al governo. Formalizzata la richiesta, il ministero dello Sviluppo Economico procederebbe con la nomina di uno o più commissari (fino a 3). I nomi che circolano con più insistenza, riporta La Repubblica, sono quelli di Enrico Laghi, commercialista romano già commissario dell’Ilva, o Luigi Gubitosi, direttore generale della Rai dal luglio 2012 all’agosto 2015.
Il loro compito sarebbe quello di elaborare un piano industriale o preparare il terreno a compagnie straniere disposte ad accollarsi i debiti dell’azienda in cambio delle poche rotte straniere che Alitalia ancora copre. Secondo La Stampa Etihad, azionista di maggioranza, ha fretta e sarebbe pronta a firmare con Lufthansa un accordo simile a quello con cui nell’autunno 2016 venne ceduto a Eurowings – low cost della compagnia tedesca – un terzo di Air Berlin.
Senza acquirenti o nuovi finanziatori al commissario non resterebbe infine che chiedere il fallimento della compagnia, con la conseguente dichiarazione di insolvenza da parte del Tribunale. Il curatore fallimentare inizierebbe la procedura liquidatoria, con 2 anni di cassa integrazione, Naspi e quindi disoccupazione per i lavoratori, contestualmente la cessione spezzatino degli asset della compagnia.
Via XX Settembre ha fatto sapere con chiarezza che non esiste l’ipotesi nazionalizzazione non è sul tavolo. “Non c’è alcuna possibilità – ha detto ieri il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan – il governo ha fatto tutto il possibile per facilitare una soluzione”. Ma ora è emergenza liquidità. L’azienda ha bisogno di risorse fresche per garantire la continuità aziendale fino alla vendita. L’unica ipotesi sarebbe un intervento del governo anche se questo rischia di configurarsi come un aiuto di Stato agli occhi di Bruxelles.
“La Commissione Ue non ha ricevuto nessuna notifica di misure di sostegno a favore di Alitalia”, ha detto un portavoce dell’esecutivo comunitario. Per l’Italia resta comunque un’opzione “possibile” fare richiesta di aiuti di Stato per la compagnia aerea in quanto “sono passati più di 10 anni dall’ultima volta” che questa è stata fatta, spiegano fonti Ue. La Corte Ue aveva infatti riconosciuto la discontinuità tra le società Alitalia, ultima beneficiaria di aiuti, e Cai. In ogni caso – spiegano le fonti – qualunque operazione che non avvenga a condizioni di mercato, ma che comporti un intervento pubblico, incluso un prestito ponte o una liquidazione, dovrà comunque essere notificata a Bruxelles e sottoposta a una rigida condizionalità prevista dalle regole Ue.
“L’Ue può dare per un periodo di tempo limitato” il via libera a un aiuto pubblico “per un orizzonte di 6 mesi, a condizioni molto precise che negozieremo sotto forma di prestito”, ha detto ancora Calenda al Tg3 precisando che si tratterà di un “ponte finanziario transitorio” e non di “una nazionalizzazione né di “cinque anni di amministrazione straordinaria” o di “miliardi di euro di perdite”.
Nella serata di lunedì Paolo Gentiloni ha convocato un mini-cdm straordinario con il ministro dei Trasporti Graziano Delrio e il titolare dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Che, con un comunicato congiunto diramato nella notte e firmato con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, hanno espresso “rammarico e sconcerto per l’esito del referendum che mette a rischio il piano di ricapitalizzazione della compagnia”. L’esecutivo, dopo aver spinto per l’accordo azienda-sindacati, si ritrova con la sonora bocciatura da parte dei lavoratori, che in un colpo solo lo hanno sconfessato. Anche se hanno optato per una soluzione che non dà certezza sul futuro. “A questo punto l’obiettivo del Governo – si legge nel comunicato – in attesa di capire cosa decideranno gli attuali soci di Alitalia, sarà quello di ridurre al minimo i costi per i cittadini italiani e per i viaggiatori”.
L’Usb-Unione Sindacale di Base gongola per il risultato e chiama in causa la politica: “Si riaprano subito i negoziati; l’alternativa al commissariamento è la nazionalizzazione, ora si esprima anche la politica”. E ancora: “I lavoratori dopo 20 anni di sacrifici dicono no al governo, all’azienda e a Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Anpac e Anpav – afferma Usb in una nota – un dato eccezionale sotto tutti i punti di vista. La bocciatura della pre-intesa conferma appieno la nostra linea politica e, pertanto, ribadiamo al governo la nostra ferma richiesta di continuare i negoziati che, per quanto ci riguarda e a ragione, non avevano raggiunto un esito soddisfacente. Adesso si rispetti la volontà dei lavoratori”. Così lanciano un appello “a tutte le forze politiche e sociali di questo Paese affinché si percorrano tutte le ipotesi, senza escludere l’intervento diretto dello stato e la nazionalizzazione prevista dalla Costituzione italiana”.
“La liquidazione ed il fallimento non sono l’unica opzione – è la posizione espressa da Cub Trasporti – e il governo si disporrà al confronto, si troveranno le soluzioni alternative in grado di non continuare ad infierire sui lavoratori e, al tempo stesso, rilanciare la Compagnia di Bandiera. Se invece l’esecutivo drammatizzerà la situazione, la responsabilità ricadrà interamente sul governo stesso, complice di una strategia di ridimensionamento di Alitalia, in assoluta continuità con quanto fatto dalla politica nelle precedenti legislature”.
Numeri & News
Alitalia, “ricapitalizzazione impossibile. Via a procedure per commissariamento”. Calenda: “Ora vendita o liquidazione”
Il cda straordinario ha sancito la propria indisponibilità a salvare l'azienda dopo il referendum tra i lavoratori che ha bocciato il piano lacrime e sangue proposto dalla compagnia. Rinviata assemblea dei soci e incontro al ministero. Per la vendita spuntano i tedeschi di Lufthansa. Ora "L'Ue può dare per un periodo di tempo limitato" il via libera a un aiuto pubblico "per un orizzonte di 6 mesi", ha spiegato il ministro dello Sviluppo economico
La “ricapitalizzazione è impossibile“, la strada è quella del commissariamento. Tutto come preventivato: “Data l’impossibilità di procedere alla ricapitalizzazione”, il cda di Alitalia “ha deciso di avviare le procedure previste dalla legge e ha convocato un’assemblea dei soci per il 27 aprile al fine di deliberare sulle stesse” (anche se, fanno sapere fonti vicine all’azienda, l’assemblea si terrà in seconda convocazione il 2 maggio). Il consiglio di amministrazione, convocato oggi, “ha preso atto con rammarico” della decisione dei propri dipendenti di non approvare il pre-accordo firmato il 14 aprile tra l’azienda e i sindacati. E’ il primo risultato del referendum con cui il 67% dei dipendenti ha bocciato il piano lacrime e sangue proposto dagli azionisti: “La compagnia tiene a precisare che il programma e l’operatività dei voli Alitalia non subiranno al momento modifiche”.
“La cosa più plausibile è che si vada verso un breve periodo di amministrazione straordinaria che si potrà concludere nel giro di 6 mesi o con una vendita parziale o totale degli asset oppure con la liquidazione“, ha spiegato al Tg3 il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda – se ci saranno aziende interessate a rilevarla, questo è tutto da vedere, è prematuro”.
Nel pomeriggio è arrivato il primo passo formale: l’Enac, Ente nazionale per l’Aviazione Civile, ha fatto sapere che “il presidente della compagnia Alitalia, Luca Cordero di Montezemolo, ha comunicato ufficialmente al Presidente dell’Enac Vito Riggio la decisione del Consiglio di Amministrazione della compagnia aerea di avviare la procedura per la nomina del Commissario”. Ed è slittato l’incontro fissato per il 26 aprile al ministero dello Sviluppo economico per fare il punto dopo l’esito del referendum. Il cui risultato “è una sconfitta per tutti – è stato il commento di James Hogan, presidente e amministratore delegato del secondo azionista Etihad e vicepresedente di Alitalia – come azionisti di minoranza in Alitalia, supportiamo la decisione odierna del cda di convocare un’Assemblea dei soci per il 27 di aprile per avviare le procedure previste dalla legge”.
Erano 11.646 i dipendenti aventi diritto a votare al referendum. I voti totali sono stati 10.173. Di questi, 6.816 hanno detto no all’accordo raggiunto il 14 aprile che prevedeva la riduzione degli esuberi tra il personale di terra a tempo indeterminato da 1.338 a 980 e la riduzione del taglio degli stipendi del personale navigante dal 30 all’8%. In cambio gli azionisti si impegnavano a immettere nel motore della compagnia complessivi 2 miliardi, dei quali circa 900 milioni di nuova finanza. Oltre alla garanzia pubblica da 200 milioni su eventuali flop del piano di risanamento.
L’arrivo del commissario apre la porta alla liquidazione nel giro di sei mesi. L’iter prevede che il cda deliberi la richiesta di amministrazione straordinaria speciale. Probabile la contestuale uscita dei soci per consegnare di fatto le chiavi dell’azienda al governo. Formalizzata la richiesta, il ministero dello Sviluppo Economico procederebbe con la nomina di uno o più commissari (fino a 3). I nomi che circolano con più insistenza, riporta La Repubblica, sono quelli di Enrico Laghi, commercialista romano già commissario dell’Ilva, o Luigi Gubitosi, direttore generale della Rai dal luglio 2012 all’agosto 2015.
Il loro compito sarebbe quello di elaborare un piano industriale o preparare il terreno a compagnie straniere disposte ad accollarsi i debiti dell’azienda in cambio delle poche rotte straniere che Alitalia ancora copre. Secondo La Stampa Etihad, azionista di maggioranza, ha fretta e sarebbe pronta a firmare con Lufthansa un accordo simile a quello con cui nell’autunno 2016 venne ceduto a Eurowings – low cost della compagnia tedesca – un terzo di Air Berlin.
Senza acquirenti o nuovi finanziatori al commissario non resterebbe infine che chiedere il fallimento della compagnia, con la conseguente dichiarazione di insolvenza da parte del Tribunale. Il curatore fallimentare inizierebbe la procedura liquidatoria, con 2 anni di cassa integrazione, Naspi e quindi disoccupazione per i lavoratori, contestualmente la cessione spezzatino degli asset della compagnia.
Via XX Settembre ha fatto sapere con chiarezza che non esiste l’ipotesi nazionalizzazione non è sul tavolo. “Non c’è alcuna possibilità – ha detto ieri il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan – il governo ha fatto tutto il possibile per facilitare una soluzione”. Ma ora è emergenza liquidità. L’azienda ha bisogno di risorse fresche per garantire la continuità aziendale fino alla vendita. L’unica ipotesi sarebbe un intervento del governo anche se questo rischia di configurarsi come un aiuto di Stato agli occhi di Bruxelles.
“La Commissione Ue non ha ricevuto nessuna notifica di misure di sostegno a favore di Alitalia”, ha detto un portavoce dell’esecutivo comunitario. Per l’Italia resta comunque un’opzione “possibile” fare richiesta di aiuti di Stato per la compagnia aerea in quanto “sono passati più di 10 anni dall’ultima volta” che questa è stata fatta, spiegano fonti Ue. La Corte Ue aveva infatti riconosciuto la discontinuità tra le società Alitalia, ultima beneficiaria di aiuti, e Cai. In ogni caso – spiegano le fonti – qualunque operazione che non avvenga a condizioni di mercato, ma che comporti un intervento pubblico, incluso un prestito ponte o una liquidazione, dovrà comunque essere notificata a Bruxelles e sottoposta a una rigida condizionalità prevista dalle regole Ue.
“L’Ue può dare per un periodo di tempo limitato” il via libera a un aiuto pubblico “per un orizzonte di 6 mesi, a condizioni molto precise che negozieremo sotto forma di prestito”, ha detto ancora Calenda al Tg3 precisando che si tratterà di un “ponte finanziario transitorio” e non di “una nazionalizzazione né di “cinque anni di amministrazione straordinaria” o di “miliardi di euro di perdite”.
Nella serata di lunedì Paolo Gentiloni ha convocato un mini-cdm straordinario con il ministro dei Trasporti Graziano Delrio e il titolare dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Che, con un comunicato congiunto diramato nella notte e firmato con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, hanno espresso “rammarico e sconcerto per l’esito del referendum che mette a rischio il piano di ricapitalizzazione della compagnia”. L’esecutivo, dopo aver spinto per l’accordo azienda-sindacati, si ritrova con la sonora bocciatura da parte dei lavoratori, che in un colpo solo lo hanno sconfessato. Anche se hanno optato per una soluzione che non dà certezza sul futuro. “A questo punto l’obiettivo del Governo – si legge nel comunicato – in attesa di capire cosa decideranno gli attuali soci di Alitalia, sarà quello di ridurre al minimo i costi per i cittadini italiani e per i viaggiatori”.
L’Usb-Unione Sindacale di Base gongola per il risultato e chiama in causa la politica: “Si riaprano subito i negoziati; l’alternativa al commissariamento è la nazionalizzazione, ora si esprima anche la politica”. E ancora: “I lavoratori dopo 20 anni di sacrifici dicono no al governo, all’azienda e a Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Anpac e Anpav – afferma Usb in una nota – un dato eccezionale sotto tutti i punti di vista. La bocciatura della pre-intesa conferma appieno la nostra linea politica e, pertanto, ribadiamo al governo la nostra ferma richiesta di continuare i negoziati che, per quanto ci riguarda e a ragione, non avevano raggiunto un esito soddisfacente. Adesso si rispetti la volontà dei lavoratori”. Così lanciano un appello “a tutte le forze politiche e sociali di questo Paese affinché si percorrano tutte le ipotesi, senza escludere l’intervento diretto dello stato e la nazionalizzazione prevista dalla Costituzione italiana”.
“La liquidazione ed il fallimento non sono l’unica opzione – è la posizione espressa da Cub Trasporti – e il governo si disporrà al confronto, si troveranno le soluzioni alternative in grado di non continuare ad infierire sui lavoratori e, al tempo stesso, rilanciare la Compagnia di Bandiera. Se invece l’esecutivo drammatizzerà la situazione, la responsabilità ricadrà interamente sul governo stesso, complice di una strategia di ridimensionamento di Alitalia, in assoluta continuità con quanto fatto dalla politica nelle precedenti legislature”.
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Roma, 2 mar. (Adnkronos) - La capitale si prepara ad accogliere il ‘Resp Festival’, un evento innovativo che promette di trasformare Ariccia in un epicentro di suoni, luci e performance artistiche. Organizzato dal gruppo 06, il Festival si terrà presso il nuovo mega club ‘Factory46’, una struttura di 2.000 mq, (in Via Quarto Negroni 46, Ariccia), dotata di impianto audio all’avanguardia, giardino e zona food. L’evento si svolgerà dal 15 marzo per cinque sabati consecutivi, offrendo un’esperienza sensoriale unica, e rappresentando un nuovo capitolo nella scena della musica elettronica di Roma, portando con sé una ventata di innovazione e sperimentazione.
Il Resp Festival vanta un cartellone con 20 Dj internazionali e italiani, che si esibiranno ogni sabato dalle 23:00 alle 5:00, in un mix di performance dal vivo, spettacoli laser e led wall mozzafiato. Il primo sabato, 15 marzo, vedrà la partecipazione della star internazionale Pablo Say dalla Spagna, insieme alla talentuosa Debora Savasto e Katoff dall’Inghilterra. Tra gli altri protagonisti ci saranno Manuel Le Saux e Sygma, DJ e producer resident del festival. I tanti artisti porteranno sul palco una varietà di stili e influenze, creando un’esperienza sonora unica e coinvolgente.
“Siamo incredibilmente entusiasti di presentare il Resp Festival. Questo evento rappresenta un’opportunità unica per esplorare nuove frontiere della musica elettronica e delle arti visive. Miriamo a creare un’esperienza dinamica e coinvolgente per tutti i partecipanti. Abbiamo lavorato duramente per portare artisti di fama internazionale e talenti emergenti, creando un programma che celebra la diversità e l’innovazione. Non vediamo l’ora di condividere questa avventura con il nostro pubblico e di vedere come il Festival contribuirà a far crescere la scena culturale romana e non solo”, ha spiegato Sergio Serafini, organizzatore del Resp Festival e fondatore del gruppo 06.
Dopo l’inaugurazione del 15 marzo, si prosegue sabato 22 marzo con un evento misterioso e imperdibile, ‘Top Secret’. Poi sabato 29 marzo, si terrà una serata dedicata alle donne DJ, con la partecipazione di Alessandra Roncone, Las Mellizas, Francesca Fagiani, Kalhea e Consuelo. Sabato 5 aprile, sarà ‘La notte House of Vibe’ con il leggendario Joe T. Vannelli e Kristine.
Mentre sabato 12 aprile ci sarà il gran finale con la crew dell’Insomnia Discoacropoli d’Italia di Pisa, guidata dal fondatore Antonio Velasquez e DJ come Gabry Fasano, Alessandro Tognetti, Antonio Marki, Sandro Vibot e Riccardo Brush. Il Resp Festival non è solo un evento musicale, ma anche un’occasione per esplorare nuove forme di espressione artistica e per abbattere le barriere, connettendo presente e futuro, radici e prospettive. Inoltre il Festival si propone come un punto di incontro per artisti e pubblico, promuovendo la condivisione, il movimento e l’ascolto.
Il festival è accessibile con un unico biglietto Full Pass da € 69,90 per tutte le cinque serate, acquistabile online su Xceed. Non manca anche l’aspetto della solidarietà e della cultura. In collaborazione con Admo (Associazione Donatori Midollo Osseo), il Festival avrà anche una componente solidale, con l’obiettivo di sensibilizzare e promuovere il valore del dono del midollo osseo. Ogni serata vedrà anche la presentazione di libri da parte di giovani scrittori emergenti. Inoltre il festival sarà molto attento anche alla sicurezza e garantirà un’esperienza senza preoccupazioni, grazie ai servizi navetta gratuiti per raggiungere la location in totale tranquillità.
Milano, 2 mar. (Adnkronos) - Altra sconfitta per il Milan di Conceicao con una diretta concorrente per l'Europa. Dopo il ko con il Bologna nel recupero, i rossoneri escono sconfitti da San Siro anche con la Lazio, per 2-1 in una gara folle, decisa al 98' da un calcio di rigore realizzato da Pedro, dopo che Chukwueze aveva riportato in parità la sfida pareggiando il gol di Zaccagni, con i rossoneri in dieci uomini per l'espulsione di Pavlovic. I rossoneri scivolano così in nona posizione, superati anche dalla Roma, mentre la Lazio sale a 50 punti e si riprende la quarta posizione, ai anni della Juventus impegnata domani con il Verona, e si avvicina all'Atalanta terza a 55 punti.
Conceiçao per la sfida interna, con la Curva che è entrata a gara iniziata per protesta, conferma nove undicesimi della formazione scesa in campo dal 1' contro il Bologna. Inserisce Gabbia al posto di Thiaw al centro della difesa e Pulisic per Joao Felix nel tridente offensivo con Leao e Reijnders alle spalle di Gimenez. In mezzo al campo Musah e Fofana, sugli esterni Jimenez a destra con Theo Hernandez a sinistra. Baroni, invece, deve rinunciare a Castellanos e Romagnoli e in difesa schiera Gila con Gigot davanti a Provedel. Sugli esterni Marusic e Nuno Tavares, con Rovella e Guendouzi a centrocampo, mentre in avanti Tchaouna, con Dia, Isaksen e Zaccagni a supporto.
La Lazio parte subito forte e al 3' Rovella serve Dia che scatta sul filo del fuorigioco ma viene fermato da intervento prodigioso di Maignan. Un minuto dopo sul cross di Nuno Tavares dalla sinistra, svetta Dia di testa ma non inquadra la porta. Poi al 6' tocca a Nuno Tavares a rendersi pericoloso ma Pavlovic sbroglia. Al 12' Isaksen fa partire un violento sinistro dalla distanza, ma la palla sfiora il palo alla sinistra di Maignan. Il Milan reagisce nel momento in cui i tifosi rossoneri fanno il proprio ingresso in curva Sud ma non basta. Al 19' Leao viene pescato al limite dell'area laziale e imbuca per Reijnders, bravo nel centrare la porta in caduta ma non abbastanza da impensierire Provedel. La Lazio riprende ad offendere e al 28' passa: Tchaouna tocca per Marusic che impegna Maignan con il destro in diagonale, sulla respinta arriva Zaccagni che insacca in spaccata con il sinistro per l'1-0. Dopo la rete ospite, Conceiçao si gioca subito la carta Joao Felix per provare a dare la scossa decisiva, ma nel finale Zaccagni va vicinissimo al raddoppio con un destro al volo, fuori di un soffio.
A inizio ripresa il tecnico rossonero fa uscire Jiménez per mettere dentro Walker, ma la Lazio continua a rendersi pericolosa. Al 50' ennesima ripartenza con Nuno Tavares che serve Gigot al centro dell'area ma il difensore biancoceleste calcia debolmente e Maignan blocca. Al 51' Pulisic serve Joao Felix che sii gira e calcia di prima intenzione ma manda di poco sopra la traversa. La gara è aperta e la Lazio al 54' sfiora il bis con Zaccagni: Guendouzi serve il compagno che rientra sul destro e calcia a giro ma manda la palla fuori di pochissimo. Al 55' ancora Joao Felix protagonista, poi la palla arriva a Pulisic che non trova la porta da pochi passi.
Il Milan rischia, si sbilancia e la squadra di Baroni affonda ancora al 58' con Gila che in girata di sinistro spedisce il pallone sopra la traversa. La partita si complica ulteriormente per il Milan al 67': recupero di Guendouzi al limite della propria area e palla per Isaksen che scappa via a Pavlovic che lo stende e per l'arbitro Manganiello è rosso diretto per il giocatore serbo. Milan in dieci e sotto di un gol. Al 71' punizione tagliata di Nuno Tavares dalla sinistra, Maignan non ci arriva e Theo Hernandez rischia l'autorete, poi la difesa rossonera spazza via.
il Milan con le poche energie rimaste prova a raggiungere il pari che arriva un po' a sorpresa all'84' con Chukwueze che di testa trova l'angolino sul cross morbido di Leao sul secondo palo per l'1-1. I rososneri provano anche a vincerla ma la Lazio non ci sta e all'86' Dia serve Isaksen che controlla al limite e calcia in porta col destro, ma Maignan non si fa sorprendere e blocca. Finale concitato che si decide al 98' grazie a Pedro che realizza su calcio di rigore il gol vittoria del 2-1 dopo l'on field Review con Manganiello che assegna il penalty per il fallo di Maignan su Isaksen. Pedro glaciale spiazza il francese e stende il Milan, alla terza sconfitta consecutiva e in piena crisi con Conceicao sempre più in bilico.
Roma, 2 mar (Adnkronos) - "Il vertice di Londra di oggi ha dimostrato che la posizione assunta da Giorgia Meloni in questi giorni è ampiamente condivisa, da Starmer a Tusk a molti altri leader. Quando Giorgia Meloni dice che le due sponde dell’Atlantico non devono dividersi, questo è proprio uno dei messaggi forti che arrivano da Londra". Lo ha detto l’europarlamentare di Fratelli d’Italia- Ecr Carlo Fidanza, capo delegazione del partito a Bruxelles, intervenendo in studio a '4 di sera' su Rete 4.
"E’ importante la posizione espressa dal premier italiano per cui vanno tenuti uniti gli USA e l’Europa. Da 75 anni la Nato garantisce la sicurezza dell’Europa, quindi prima di ragionare di soluzioni anche un po’ avventuristiche fuori dalla cornice Nato, occorre fare ogni sforzo possibile, tenendo gli Usa dentro al tavolo della trattativa sull’Ucraina -ha aggiunto-. Senza la deterrenza militare della Nato, e quindi senza la presenza degli Usa, è impensabile dare reali garanzie di sicurezza all’Ucraina. Una sicurezza che l’Europa da sola non è in grado di garantire e che serve anche per evitare che la Russia faccia ciò che ha fatto con l’Ucraina con altri Stati europei”.
Roma, 2 mar. - (Adnkronos) - Appello per una giovane 26enne di origini siriane scomparsa da Latina ieri. Ayah Krdi, si legge su post dell'associazione Penelope Lazio (associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse Odv), "si è allontanata da casa per recarsi alla casa di riposo Sasn Francesco di Latina. Era a piedi, con il cellulare. Potrebbe trovarsi presso stazioni di autobus o metro".
L'appello continua dando una descrizione della giovane: "è alta 1,64 mt, corporatura media, indossa un velo nero come copricapo, una giacca di colore nero e grigio, jeans, scarpe da ginnastica bianche ed ha una borsa nera. Potrebbe avere bisogno di aiuto", chiude l'appello dell'associazione pubblicando anche una foto della giovane.
Roma, 2 mar. - (Adnkronos) - L'ex comandante della Costa Concordia Francesco Schettino ha chiesto di poter accedere al regime di semilibertà. Nel 2017 era stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per il naufragio della nave da crociera avvenuto nella notte tra il 12 e il 13 gennaio 2012 davanti all'isola del Giglio provocando 32 vittime e centinaia di feriti. Schettino ha maturato il termine che gli consente di accedere alle misure alternative al carcere avendo già scontato la metà della pena. L'udienza davanti al Tribunale di Sorveglianza di Roma si terrà martedì 4 marzo.
Schettino, recluso nel carcere romano di Rebibbia, beneficia attualmente di 45 giorni all'anno di permessi ottenuti grazie alla buona condotta mantenuta nel carcere romano. L'ex comandante della Costa Concordia tre anni fa aveva ottenuto la possibilità di lavorare in carcere e gli era stato affidato il compito di contribuire alla digitalizzazione dei documenti giudiziari della strage di Ustica e della strage di via Fani a Roma con il sequestro e l'omicidio dello statista democristiano Aldo Moro.
Una delle persone sopravvissute al naufragio, Vanessa Brolli, 27 anni, che era in vacanza sulla Costa Concordia con i fratelli, i genitori e altri parenti per festeggiare i 50 anni di matrimonio dei nonni, ha dichiarato una volta appreso la notizia: "Dispiace sapere che potrebbe tornare a casa. Schettino deve pagare per le sue colpe. A prescindere dalla decisione dei giudici siamo certi che Schettino vivrà il resto dei suoi giorni con addosso il peso di questa tragedia. Questa è la più grande pena per lui. Anche se dovesse uscire dal carcere, dovrà convivere con questa colpa per tutta la vita".
Roma, 2 mar (Adnkronos) - "Ursula Von der Leyen dice che è 'urgente riarmare l’Europa', Macron parla di 'invio di truppe' in Ucraina. Per la Lega invece è urgente lavorare per la Pace. L’Occidente intero ha il dovere di evitare a tutti i costi il rischio di una Terza Guerra Mondiale, bene fa il governo italiano a cercare di tenerlo unito e il presidente Trump, con responsabilità e pragmatismo, a spingere tutti in questa direzione". Lo scrive la Lega in un post sui social.
Roma, 2 mar. (Adnkronos) - "We stand with Ukraine! Continuiamo a sostenere con forza e decisione, a livello nazionale ed europeo, la resistenza del popolo ucraino. Continuiamo a lavorare per una pace giusta, sicura e duratura. Continuiamo a difendere la libertà, i diritti, la democrazia”. Lo ha scritto su X Piero De Luca, deputato e capogruppo Pd in commissione Politiche europee, che ha partecipato alla manifestazione a sostengo dell’Ucraina che si è tenuta a Roma.