La Procura di Parigi ha comunicato ufficialmente al gruppo automobilistico transalpino l'avvio del provvedimento, in conseguenza dei valori elevati d'inquinamento di sei modelli. Per la stampa francese, l'ipotesi di reato è "truffa sulle effettiva qualità e i controlli effettuati", ma l'azienda respinge le accuse
Si torna a parlare di frode emissioni e stavolta sotto la lente di ingrandimento ci sono i francesi di PSA: lo scorso 7 aprile la Procura della Repubblica di Parigi ha comunicato ufficialmente al Gruppo parigino di aver aperto un’inchiesta a suo carico. Colpa dei valori inquinanti ottenuti durante i test di 6 veicoli con motore diesel commercializzati da Peugeot e Citroën. Secondo la stampa transalpina l’ipotesi di reato è di “truffa sulle effettiva qualità e i controlli effettuati, con l’aggravante che tali fatti hanno avuto la conseguenza di rendere i veicoli pericolosi per la salute dell’uomo o degli animali”.
PSA era finita fra gli imputati già a febbraio, quando è stata deferita alla procura dalla Dgccrf, Autorithy francese sulle frodi ai consumatori, per sospette manipolazioni ai test sulle emissioni inquinanti dei turbodiesel, proprio come successo nell’ambito dello scandalo “diesegate” Volkswagen. Lo stesso tipo di trattamento è stato peraltro riservato a Renault e FCA.
Costruttori messi sotto torchio dalla commissione voluta dal Ministro dell’Ambiente francese, Segolene Royal, che ha provveduto a effettuare decine di test di verifica, perquisizioni nelle sedi aziendali e numerose audizioni di dirigenti delle varie marche. Molte delle automobili analizzate sono risultate pesantemente fuorilegge. L’unica ad essere sollevata da ogni accusa perché conforme agli standard di legge è stata, ironia della sorte, la marca tedesca Opel, acquistata proprio poche settimane fa da PSA.
Sembra quindi che siano valsi a poco gli sforzi fatti da PSA per mettersi dalla parte dei “fabbricanti d’auto buoni”: recentemente la multinazionale guidata da Carlos Tavares aveva comunicato i risultati di consumo ed emissioni reali – cioè misurati durante una simulazione di guida su strada e non in laboratorio, come previsto dalla odierne metodiche di omologazione – di decine di modelli, incontrando il plauso di tutta la stampa specializzata.
Inoltre proprio qualche giorno fa OEKOM, agenzia tedesca di rating non finanziario, ha premiato PSA come azienda automobilistica socialmente più responsabile per il secondo anno consecutivo: la classifica stilata da OEKOM tiene conto del consumo di carburante medio della gamma (nel 2016 la media omologata in Europa delle auto PSA è stata di 102,4 g/km, contro una media di settore pari a 118,2 g/km), del ciclo vita dei prodotti, degli standard sociali ed ambientali applicati nella catena di approvvigionamento e dell’attività di sviluppo sia di motorizzazioni alternative che di soluzioni di mobilità.
Per il momento PSA ha rispedito tutte le accuse al mittente, dichiarando di rispettare tutti i regolamenti vigenti nei Paesi in cui opera. Per questo è pronta a difendersi dinanzi alla magistratura, come aveva fatto il gruppo VW con le autorità americane.