“Mettiamo che ci sia una manifestazione sportiva e chi la organizza chieda la presenza di più vigili urbani. O che l’associazione degli albergatori voglia pagare perché d’estate i musei e le mostre possano restare aperti anche di sera. Per me ben venga…”. Nessuno scandalo: il presidente dell’Anci Antonio Decaro promuove l’articolo della manovrina che consente ai Comuni di assumere dipendenti a termine “a carattere stagionale” – in deroga ai vincoli in vigore da sette anni – a patto che gli stipendi li paghi uno sponsor privato. Ma non dovrebbe essere lo Stato, anche per promuovere il turismo, a trovare le risorse per consentirlo? “Il decreto del governo a dire il vero interviene anche allentando il blocco al turnover“, spiega il sindaco di Bari. “I fondi pubblici però non bastano per far tutto, sono anni che gli enti locali devono tagliare la spesa. Per cui questa possibilità mi sembra positiva, al di là del fatto che le aziende accettino per mecenatismo o per avere un ritorno di immagine“. Magari ottenendo di esporre il loro logo sul manifesto della mostra o sotto gli spalti se si tratta di una partita di calcio.
La norma, nel dettaglio, stabilisce che gli oneri dei contratti a tempo determinato stipulati al di fuori dei paletti fissati nel 2009 debbano essere “integralmente a carico di risorse, già incassate nel bilancio dei Comuni, derivanti da contratti di sponsorizzazione ed accordi di collaborazione con soggetti privati” e che le assunzioni “siano finalizzate esclusivamente alla fornitura di servizi aggiuntivi rispetto a quelli ordinari, di servizi pubblici non essenziali o di prestazioni verso terzi paganti non connessi a garanzia di diritti fondamentali“. Non è specificato, dunque, che gli assunti a termine debbano essere impiegati in attività legate a quelle oggetto di sponsorizzazione. Ma è escluso che i sindaci possano utilizzarli per l’ordinaria amministrazione.
I sindaci potranno sostituire il 75% del personale che va in pensione – Per quanto riguarda le assunzioni a tempo indeterminato, va detto che la manovra correttiva prevede anche che i Comuni con oltre 10mila abitanti possano sostituire il 75% del personale stabile che va in pensione, contro il limite attuale del 25 per cento. Solo negli enti più piccoli rimangono invece le regole attuali, che permettono la sostituzione di tre usciti ogni quattro a patto che l’ente rispetti i vincoli di finanza pubblica. Viene poi elevato al 90% il turn over per gli enti virtuosi nella gestione degli spazi finanziari per investimenti.
Cento milioni alle Province per la manutenzione delle strade – Le Province ottengono inoltre 100 milioni per la manutenzione straordinaria delle strade, a forte rischio visto che con la bocciatura del referendum costituzionale la riforma Delrio è rimasta a metà ma gli enti intermedi si erano già visti tagliare personale e fondi, e altri 110 milioni “per l’esercizio delle funzioni fondamentali”. Le città metropolitane ne avranno 64 per gli interventi in materia di edilizia scolastica. Il governo ha poi deciso di penalizzare le Regioni che non hanno completato l’assorbimento delle competenze che prima erano di province e città metropolitane, come il trasporto degli studenti con disabilità: “Si vedranno tagliare del 20% i trasferimenti per il trasporto pubblico locale e con quei soldi lo Stato finanzierà i servizi”, spiega Decaro. Che festeggia la marcia indietro in extremis del governo sull’articolo che esentava dal pagamento di Ici, Tari e Tasi tutti gli “immobili a mare”, a partire dalle piattaforme offshore. I Comuni costieri che hanno contenziosi in corso con le compagnie petrolifere non dovranno, come prevedevano le bozze della manovra, dire addio agli arretrati.
Zona franca urbana nelle zone terremotate – Un intero capitolo della manovrina è poi dedicato alle zone terremotate. Nei 140 Comuni di Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo colpiti dagli eventi sismici iniziati il 24 agosto 2016 è istituita una zona franca urbana: le imprese che hanno la sede principale o un’unità locale in quelle aree e che hanno subito una riduzione del fatturato almeno pari al 25 per cento della media relativa ai tre periodi di imposta precedenti possono beneficiare di varie agevolazioni come l’esenzione dalle imposte di redditi derivanti dall’attività svolta in quei Comuni (fino a un valore di 100mila euro) e l’esenzione dall’Irap del valore della produzione netta derivante dallo svolgimento dell’attività svolta dall’impresa nella zona franca nel limite di 300mila euro per ciascun periodo di imposta. Ci sono poi l’esenzione dalle imposte municipali proprie per gli immobili nella zona franca usati per l’esercizio dell’attività economica e l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, con esclusione dei premi per l’assicurazione obbligatoria infortunistica sulle retribuzioni da lavoro dipendente. Questo esonero spetta anche agli autonomi.
Prorogata la sospensione del pagamento delle imposte locali – Viene poi prorogato di un anno, a tutto il 2019, il credito d’imposta per gli investimenti, fissato nel 25% per le grandi imprese, al 35% per le medie e al 45% per le piccole imprese. Stanziati anche oltre 100 milioni che il commissario straordinario alla ricostruzione potrà usare per compensare i sindaci della perdita del gettito Tari fino al 2019. Per i contribuenti che vivono nei Comuni colpiti viene inoltre prorogata dal 30 novembre alla fine del 2017 la sospensione del versamento di tasse e tributi locali. Nel complesso, per gli interventi post sisma a partire dalla ricostruzione delle scuole viene stanziato 1 miliardo l’anno per tre anni.