Il gip ha accolto in toto la richiesta dei pm secondo cui “il crollo è avvenuto in un’area privata ‘al di fuori dell’area di rischio la cui gestione risulti ascrivibile al sindaco o all’assessore’”. Per il Gip il sindaco e l'assessore Piscopo non possono essere mandati a giudizio in base a una semplice “responsabilità di posizione”. Nel crollo di un frontone del luglio 2014 perse la vita il 14enne Salvatore Giordano
Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris e l’assessore all’Urbanistica Carmine Piscopo non sono penalmente perseguibili per il crollo di calcinacci di un frontone della Galleria Umberto che nel luglio 2014 costò la vita al povero quattordicenne Salvatore Giordano. Lo ha stabilito il Gip di Napoli Claudio Marcopido, ratificando la richiesta di archiviazione firmata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio e dal pm Stefania Di Dona. De Magistris e Piscopo erano stati iscritti nel registro degli indagati come conseguenza di un esposto-denuncia degli avvocati Angelo e Sergio Pisani, difensori della famiglia Giordano. I legali della vittima si erano opposti alla richiesta di archiviazione della Procura. Come prevede il codice, il Gip ha fissato una camera di consiglio con la presenza delle parti, al termine della quale ha rigettato l’opposizione e ha archiviato le posizioni del primo cittadino – assistito dall’avvocato Elena Lepre – e del suo assessore all’Urbanistica.
Il giudice Marcopido motiva in cinque pagine “accogliendo in toto” le argomentazioni della Procura. Secondo gli avvocati Pisani, de Magistris e Piscopo avrebbero dovuto intervenire prima del crollo perché già a conoscenza della situazione di pericolosità della Galleria Umberto di Napoli, e quindi responsabili dell’incolumità pubblica della zona, in quanto destinatari di due interrogazioni sullo stato di degrado e di incuria dei luoghi scritte dal consigliere comunale di opposizione Vincenzo Moretto. La prima interrogazione segnalava una caduta di calcinacci nel febbraio 2014 e fu data risposta dagli uffici. La seconda, sostanzialmente identica, rimase senza riscontro. Secondo la Procura “il crollo è avvenuto in un’area privata ‘al di fuori dell’area di rischio la cui gestione risulti ascrivibile al sindaco o all’assessore’”. Il Gip conclude che de Magistris e Piscopo non possono essere mandati a giudizio in base a una semplice “responsabilità di posizione”. Attenzione però: “Deve precisarsi – scrive il giudice – che è ancora in corso attività investigativa per accertare se la parte da cui si è avuto il distacco di una parte del fabbricato sia o meno di proprietà del Comune o di privati cittadini. Con ciò per evidenziare che qualora si dovesse accertare che la proprietà è riconducibile al Comune ben potrebbero essere rimesse in discussioni le varie responsabilità penali. Ma in questa sede si discorre di una responsabilità “da posizione, ed i piani non devono essere confusi”. Per la morte di Salvatore Giordano è già in corso un processo che vede a giudizio due dirigenti comunali, due impiegati municipali e tre amministratori di condominio delle proprietà private dove avvenne il crollo.