LA GUERRA DEI CAFONI di Davide Barletti e Lorenzo Conte. Con Pasquale Patruno, Letizia Pia Cartolaro, Donato Paterno. Italia 2017. Durata: 90’ Voto 4/5 (DT)
Cafoni e signori, signori e cafoni. Nell’assolata e brusca Torrematta anni settanta va in scena un’atavica divisione tra ragazzini, in uno scontro di classe che sembra avere radici ancestrali ed eterne. Da una parte lo stiloso Francisco Marinho e suoi accoliti vestiti in Ellesse e in mano il Fior di Fragola; dall’altra Scaleno, Cugginu e una pletora di straccioni in canottiera tra cui l’ambita cafoncella Mela. Al bando ogni sentimentalismo, romanticheria o nostalgia, La Guerra dei cafoni è uno splendido ed aspro quadro in divenire dal respiro shakespeariano e dalla messa in scena visivamente travolgente, tutto giocato sui confini territoriali da non superare/sfiorare/invadere, scosso continuamente dall’innesco dello scontro simbolico tra classi (“ognuno tiene il suo posto nella vita”) che non sfocia mai in esibita violenza. Interamente girato in dialetto (a parte qualche dialogo dei signori in italiano), intriso da una veritiera teatralità performativa, orchestrato con oculata rudezza tra grandangoli, inquadrature strette e campi lunghi, il film di Barletti e Conti si colloca proprio in quel momento storico, i ’70, ultimo istante in cui differenza tra bene e male, alto e basso, poveri e ricchi, si è naturalmente distinto prima del cupio dissolvi della globalizzazione omologatrice. Un punto intero in più solo per questi incredibili ragazzini, tutti dai 12 ai 15 anni, che occupano con spaventosa maestria la scena per 90 inestimabili minuti. Su tutti citiamo il piccolo Tonino/Piero Dioniso che sembra uscito dall’Actors Studio.