CHEZ NOUS (A CASA NOSTRA) di Lucas Belvaux. Con Émilie Dequenne, André Dussollier, Guillaume Gouix. Francia/Belgio 2017. Durata: 107’ Voto 2,5/5 (DT)
Pauline, un’impegnata ma a-politica altruista infermiera di un paesino ex industriale del Nord della Francia, oggi cuore del voto al Front National, si fa convincere dall’anziano e influente medico di paese a candidarsi come capolista alle comunali per il Rassemblement National Populaire. L’RNP non è altri che una lista generica dietro cui campeggia il Blocco Nazionale di destra, fotocopia del vero FN e di una simil LePen, qui in scena un po’ più goffa e rotondeggiante. Gradualmente Pauline entrerà in polemica con l’amica di sinistra, il padre vecchio operaio comunista, e si innamorerà di un estremista violento di destra che pesta i migranti. Strano oggetto non identificato nel cinema sempre denso e stratificato di senso di Belvaux (Sarà il mio tipo? è un trattato sui sentimenti tra le classi sociali da manuale, per dire), questo Chez Nous si barcamena tra una dimensione pubblica, esemplificata un po’ in tribuna politica grossolana, e una privata, più fine e stratificata, finendo con quest’ultima che schiaccia tutto il resto. A parte il discutibile e scolorito j’accuse generale (sono più neri e sanguinari i borghesi in doppiopetto che i picchiatori fascisti col passamontagna) che in un lavoro così minimale lascia davvero il tempo che trova, il film di Belvaux sembra non trovare mai un punto di equilibrio tra l’impetuosa e possibile forza di un instant movie che non riesce ad essere sull’uomo (donna) qualunque e buono che vira sul fascismo; e la solita lezioncina sul razzismo e la tolleranza che da un cineasta come Belvaux speravamo superata in una sintesi un po’ più azzardata e coraggiosa. Mezzo punto in più per la sempre virtuosa Emilie Dequenne (era la Rosetta dei Dardenne) e quelle due tre inquadrature di esterni delle strade buie e vuote che almeno ci ricordano ogni tanto dove siamo, dopo tanti dialogati interni notte che tramortiscono.