La missione - frutto di una collaborazione tra la Nasa, l’Esa e l’Asi - ha iniziato la sua ultima esplorazione, avventurandosi dove mai prima d’ora si era spinta una missione robotica: tra gli anelli di ghiaccio e polveri di Saturno
“We did it!” Gli scienziati della Nasa accolgono con un’esclamazione di giubilo la “telefonata” a Terra di Cassini. La comunicazione arriva quando in Italia sono le 9.05 del mattino del 27 aprile. E annuncia che la sonda “ce l’ha fatta” a superare indenne il primo dei 22 tuffi tra gli anelli di Saturno che l’attendono nei prossimi mesi. Era iniziato con 24 ore di silenzio radio l’ultimo viaggio di questo messaggero interplanetario spedito dalla Terra 20 anni fa per esplorare l’affascinante mondo del signore degli anelli del Sistema solare. È il viaggio più arduo. Il più estremo. Il più avventuroso. Dopo ore di silenzio è iniziata la trasmissione dei primi dati. “L’antenna di Cassini, infatti – fanno sapere dall’Agenzia spaziale italiana (Asi), che ne è il fornitore – ha dovuto proteggere la sonda dalle microparticelle. Come un ombrello. E, di conseguenza, non era orientata verso Terra”.
La missione Cassini – frutto di una collaborazione tra la Nasa, l’Agenzia spaziale europea (Esa) e l’Asi – ha iniziato la sua ultima esplorazione, avventurandosi dove mai prima d’ora si era spinta una missione robotica: tra gli anelli di ghiaccio e polveri di Saturno. Un inizio celebrato anche da Google con un doodle animato. Questa navicella spaziale, che porta il nome dell’astronomo Gian Domenico Cassini – il primo a scoprire la divisione negli anelli di Saturno, e quattro delle oltre 60 lune che gli orbitano intorno come un mini Sistema solare -, da 13 anni ci racconta i segreti di questo mondo lontano. E molte sorprese potrebbe riservarle proprio nei cinque mesi che lo separano da quello che la Nasa ha battezzato il suo “grand finale”.
L’ultima l’ha regalata nelle scorse settimane, fornendo agli scienziati la conferma che una delle sue lune di ghiaccio, Encelado, è punteggiata da giganteschi sbuffi d’idrogeno. Potenti geyser cosmici sprigionati dall’oceano che si cela sotto la sua crosta gelata. E che potrebbe, chissà, ospitare primitive forme di vita. Come quelle batteriche presenti nelle sorgenti idrotermali in fondo agli oceani terrestri. Gli scienziati non lo escludono e si stanno preparando a esplorare questo habitat sottomarino. Un mondo subacqueo che proprio Cassini, come un moderno Cristoforo Colombo, ha permesso di scoprire. È in quest’ottica che s’inquadra anche il destino finale della missione. Per preservare, infatti, l’habitat incontaminato di Encelado ed evitare che la sonda, una volta giunta alla pensione, possa vagabondare tra lune e anelli di Saturno con il rischio d’impattare proprio su Encelado, gli scienziati hanno scelto per Cassini un’altra uscita di scena. Più spettacolare. Un finale atteso per metà settembre 2017, quando la sonda si getterà in picchiata su Saturno, sparendo tra le sue nebbie. Ma regalandoci, nel contempo, un ultimo, inedito sguardo ravvicinato al pianeta dalle grandi orecchie.
Intanto, nei giorni scorsi Cassini ci ha spedito una spettacolare immagine della Terra, immortalata come un minuscolo dischetto tra gli anelli di Saturno. Ha, inoltre, effettuato il suo 127esimo, e ultimo, volo ravvicinato su Titano, fotografando da una distanza di 979 chilometri questa luna gigante, considerata dagli scienziati, per alcune sue caratteristiche, simile alla giovane Terra come doveva apparire circa quattro miliardi di anni fa. E fornendo alla sonda, come una fionda gravitazionale, la spinta necessaria per il Grand finale. “Con i nuovi dati a nostra disposizione – si legge sul sito dell’Asi – saremo in grado di ampliare il quadro, aggiungendo nuove informazioni sui laghi e i mari di idrocarburi individuati su questo satellite naturale di Saturno. E, magari, di capire la natura delle strutture presenti su Titano, compresa la cosiddetta isola magica, che compare e scompare”.
I nuovi dati di Cassini aiuteranno gli studiosi a comprendere come si è formato Saturno e a calcolare massa ed età dei suoi anelli. Uno degli obiettivi è verificare se siano davvero nati con il pianeta, circa 4,5 miliardi di anni fa, o in seguito, da una sua luna andata in frantumi. Durante l’avvicinamento a Saturno, Cassini misurerà anche il campo gravitazionale del pianeta e raccoglierà dati sulla sua atmosfera. Fino all’ultimo istante, prima di sparire. “Abbiamo raggiunto la fase finale di questa missione pionieristica, spingendo ancora una volta la sonda in una regione inesplorata“, ha commentato Nicolas Altobelli, che fa parte del team Esa di Cassini. “Non vediamo l’ora di analizzare il flusso di nuovi emozionanti dati che la sonda invierà nei prossimi mesi”.
Gli interessati possono consultare il sito della missione Cassini.