Francesco Gazzetti (Pd) nelle scorse ore ha avuto un malore ma va avanti nonostante il governatore Rossi e i colleghi di partito gli chiedano di sospendere la protesta. Venerdì 28 aprile previsto l'incontro decisivo con l'azienda, che dopo settimane di presidio permanente ha presentato un piano con 17 esuberi contro i 30 iniziali e 13 contratti di solidarietà
Da 10 giorni in sciopero della fame, per sostenere la battaglia di una trentina di lavoratori della sua città a rischio licenziamento: malgrado il lieve malore la “lotta” del consigliere regionale Pd Francesco Gazzetti a sostegno della vertenza Grandi Molini di Livorno va avanti. “E’ tutto sotto controllo” ha dichiarato il renziano dopo gli accertamenti al pronto soccorso. Il governatore Enrico Rossi (che ha trascorso il pranzo di Pasqua con i lavoratori in presidio permanente) e il Pd invitano il 46enne a interrompere la protesta ma lui è intenzionato a andare avanti almeno fino al 28 aprile, giorno in cui è previsto l’incontro decisivo con l’azienda. La perdita di altri posti di lavoro rappresenterebbe un duro colpo per Livorno, area di crisi industriale complessa così come Piombino: “In tutta la provincia – precisa il segretario della Cgil Fabrizio Zannotti al Fattoquotidiano.it – ci sono 5.050 persone in cassa integrazione. Le persone che beneficiano di ammortizzatori sociali difensivi come ad esempio Aspi, Naspi e mobilità sono invece 19mila”.
“Ci metto me stesso: inizio lo sciopero della fame” – Gazzetti, che nelle scorse ore ha avuto un malore ed è stato costretto ad andare al pronto soccorso per accertamenti, ha iniziato la protesta lo scorso 18 aprile: “Il rifiuto di ogni proposta di mediazione da parte dell’azienda è incomprensibile. Sento il bisogno di un gesto personale profondo”. L’ex giornalista di Granducato Tv dichiara di aver sentito il bisogno di “fare qualcosa di più e di diverso dall’impegno istituzionale” e di “mettere se stesso”. Una scelta “personale e ponderata“. Motivando la sua scelta l’esponente del Pd aggiunse: “Non so se sia poco o
Trenta esuberi: “Inaccettabile” – Grandi Molini, azienda con sede a Rovigo, è uno dei principali gruppi molitori in Europa. Lo stabilimento di Livorno (gli altri sono a Verona, Pordenone e Trieste) occupa 45 dipendenti: lo scorso febbraio l’azienda ha dichiarato 30 esuberi, dopo un anno di cassa integrazione terminato a fine 2016 e una riapertura di poche settimane. Grandi Molini – riferiva una nota della Regione – non ritiene possibile “una ripresa produttiva a Livorno fino al 2020, quando saranno completati i lavori di rifacimento della banchina dedicata”. La posizione dell’azienda venne definita “grave e irragionevole” da parte dell’assessore comunale Francesca Martini anche perché non è stata presa in considerazione “l’ipotesi di ricorrere alla cassa integrazione speciale prevista per le aree di crisi”.
Scatta il presidio permanente. E a Pasqua pranzo con Rossi – Da alcune settimane i lavoratori sono in presidio permanente davanti allo stabilimento con tanto di bandiere e striscioni. Al pranzo di Pasqua organizzato dai dipendenti ha voluto partecipare anche Rossi: “Ho chiesto ai lavoratori di poter essere presente al loro pranzo di Pasqua davanti ai cancelli dello stabilimento e loro mi hanno ringraziato: ne sono onorato”.
I licenziamenti scendono a 17: “No, cassa integrazione per 30” – Lo scorso 20 aprile l’azienda ha fatto un piccolo passo avanti: ai sindacati e alle istituzioni è stato presentato un piano con 17 licenziamenti (previsti 15mila euro di incentivo all’esodo) e 13 contratti di solidarietà. La Flai-Cgil punta però i piedi: “Livorno è un’area di crisi industriale complessa – sottolinea il segretario provinciale Michele Rossi al Fattoquotidiano.it – quindi per i 30 lavoratori in esubero si ricorra alla cassa integrazione”.
Dopo 10 giorni un lieve malore: “Francesco fermati” – Gazzetti ha accusato un malore