Ventisette anni, da 10 in Italia, un diploma alle scuole superiori preso nel nostro Paese e un permesso di soggiorno regolare per motivi di studio. La Prefettura di Palermo ha emesso un decreto di espulsione dopo una denuncia per procurato allarme a causa di una crisi avuta all'Università. Si attende la decisione del Giudice di Pace a cui ha fatto appello
“Soltanto un giudice con gli occhi bendati non si accorgerebbe che quel decreto di espulsione è illegittimo”. Ilenia Grottadaurea è l’avvocatessa che si sta battendo perché S. non venga espulso dall’Italia e rimandato in Marocco. Con lei interi pezzi della società civile e persino il sindaco di Palermo Leoluca Orlando hanno preso posizione, tanto che #S. Libero è diventata un hashtag e una vera campagna. I guai per S., 27 anni – da 10 in Italia, un diploma alle scuole superiori preso nel nostro Paese e un permesso di soggiorno regolare per motivi di studio – iniziano il 9 aprile. Il giovane marocchino entra in una mensa dell’università, dove frequenta il primo anno di economia e, secondo alcune testimonianze, avrebbe iniziato a gridare di fronte agli studenti presenti frasi come: “I satanisti che non hanno paura della morte rimangano qua. Chi è ebreo esca, chi è musulmano esca, chi è cristiano esca”.
Gli universitari in mensa iniziano andare verso l’uscita, pensando a un possibile gesto di terrorismo. Sul posto arriva la Polizia che blocca S. e lo denuncia a piede libero per procurato allarme. La Digos perquisisce la sua abitazione, ma non trova nulla di sospetto, nessun indizio di legami con il terrorismo. Niente di niente.
Non solo non risultano indizi di radicalizzazione. La spiegazione sta da un’altra parte. Al ragazzo da tempo è stata diagnosticata una malattia mentale e alla base di quella scenata in mensa ci sarebbe proprio quella. “S. non aveva assunto le medicine che prendeva abitualmente per un problema psichico che gli era stato diagnosticato e allora quel giorno ha farfugliato alcune frasi scomposte”, spiega l’avvocato Grottadaurea. La storia sembra finita lì, quando il 13 aprile la Prefettura di Palermo emana un decreto di espulsione: “Lo hanno motivato con una presunta pericolosità sociale di S. e il provvedimento glielo hanno notificato proprio mentre andava in clinica a curarsi per i suoi problemi psichici. Da lì lo hanno portato al Cie di Caltanissetta, dove è ancora rinchiuso. Immaginate – spiega la legale – che cosa possa significare per una persona con i suoi problemi stare in una specie di carcere. S. ha bisogno di cure”.
Il provvedimento di espulsione è stato già convalidato da un giudice il 14 aprile e proprio in questi giorni, in queste stesse ore, un altro magistrato, il Giudice di pace di Palermo, deciderà sul ricorso presentato dal difensore di S. per evitare che venga rimpatriato. Lo studente nel frattempo ha perso anche la sua borsa di studio con la quale poteva permettersi di studiare.
Sulla vicenda ha preso posizione a favore di S. anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando: “Ancora una volta assistiamo alla totale follia della normativa italiana e comunitaria per la gestione delle migrazioni e dell’accoglienza dei migranti”. Assieme a lui la Cgil Stranieri e altre associazioni, mentre online è partito un appello urgente al ministro della giustizia Andrea Orlando perché faccia qualcosa. I senatori del Movimento 5 stelle Michele Giarrusso, Roberto Cotti e Manuela Serra hanno invece presentato una interrogazione ai ministri dell’Interno e degli Esteri.
L’avvocatessa Grottadaurea, che fa parte della rete dell’Asgi, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, si dice pronta ad andare avanti fino in Cassazione, se il Giudice di pace non dovesse accogliere il suo ricorso. Ma intanto spera che in extremis sia la stessa Prefettura a tornare sui suoi passi e revocare il provvedimento: “Ce lo dice la nostra Costituzione e le convenzioni internazionali che la salute va salvaguardata. S. è un ragazzo perfettamente integrato a Palermo, attivo in associazioni di volontariato. Non è affatto socialmente pericoloso”.