Doveva essere un affare per tutti, o almeno per qualcuno. È diventato un gran pasticcio burocratico, in cui rischiano di esserci solo sconfitti. Così il caso della Bocciofila Flaminio (il Circolo legato da una serie di assunzioni al Comitato Paralimpico Italiano, rivelate da ilfattoquotidiano.it è arrivato fino in Campidoglio: la giunta Raggi, attraverso l’assessore allo Sport Daniele Frongia, si è mossa in prima persona per verificare la correttezza di quella controversa concessione trentennale di cui si discute da anni. Ma intanto il Municipio ha già votato contro la ratifica della delibera. E ora su tutta la vicenda pende la scure di una causa milionaria per danno erariale contro l’amministrazione, di cui la Capitale farebbe volentieri a meno.
Parliamo dello storico circolo di bocce, fino a ieri presieduto dall’ex segretario del Cip Marco Giunio De Sanctis (che ha lasciato la carica dopo la scalata alla presidenza della Federazione Bocce), situato a due passi da Piazza del Popolo, su pregiati terreni di proprietà comunale. Nel 2011 il Circolo Flaminio vince un bando per l’assegnazione in gestione del sito della durata di 7 anni. Nel 2014, quella concessione viene prorogata per altri 30 anni, sulla base di un restyling che prevede anche ristorante, palestra, parcheggio (e ottime prospettive di guadagno). Ad approvare il provvedimento, però, è l’amministrazione guidata dal minisindaco Pd Giuseppe Gerace, la cui sorella lavora da anni in una delle Federazioni paralimpiche, negli stessi uffici di De Sanctis. Per altro con una semplice delibera di giunta, senza passare dal consiglio municipale come legge vorrebbe. Una doppia circostanza che scatena sospetti e polemiche. Dopo gli articoli de Il Fatto.it anche il Comune ha deciso di vederci chiaro su tutta la vicenda: l’assessore Frongia ha scritto al Municipio II per sapere quale sia la situazione del circolo, quali attività vengano svolte in via Flaminia 86 e a che punto si trovi l’iter amministrativo. Come si legge nel documento di risposta, nelle prossime settimane verrà “approfondita la sussistenza o meno della finalità di pubblica utilità dei lavori oggetto del prolungamento, e se il canone previsto sia stimabile come congruo”. Se le carte risulteranno non essere in regola, insomma, il Campidoglio interverrà per far revocare definitivamente la concessione al Circolo.
Peccato, però, che il Municipio abbia agito più in fretta delle proprie stesse parole: lo scorso 28 marzo l’assemblea ha votato contro la ratifica della proroga della concessione. Un “passo avanti per il ripristino della situazione di legalità”, ha spiegato il vicepresidente Andrea Alemanni, che però potrebbe essere stato un po’ precipitoso. L’intenzione dell’amministrazione, infatti, era di temporeggiare in attesa di chiarire i contorni della vicenda, come annunciato anche dalla minisindaca Francesca Del Bello. Ma poi in aula la votazione è sfuggita di mano alla maggioranza ed è passata la delibera dell’opposizione, che di fatto ha cancellato il prolungamento, riportando la concessione alla prima durata settennale. Intanto, però, dei soldi sono stati spesi: circa 2,5 milioni, investiti dalla ditta Fea srl per i lavori di ristrutturazione. Sulla base di titoli edilizi che potranno pure non esser stati regolari, ma che qualcuno aveva concesso. Al riguardo c’è anche un procedimento giudiziario in corso: il Tar dovrebbe pronunciarsi a maggio sull’accusa di abuso edilizio. Se i giudici dovessero dire che le carte erano buone, non aver ratificato la proroga potrebbe rivelarsi un autogol. Se invece le irregolarità venissero accertate, si aprirebbe un ulteriore contenzioso, che tirerebbe in ballo il governo di Gerace (o forse quello ancora precedente di centrodestra, che aveva stilato il primo bando). In ogni caso l’azienda che ha effettuato i lavori porterà in tribunale l’amministrazione, per provare a farsi restituire i soldi spesi, più i danni. Milioni di euro: qualcuno ha sbagliato, qualcuno alla fine ci rimetterà. Resta solo da capire chi.