Avevano una totale adesione all’ideologia dell’Isis, facevano parte di una cellula salafita operante a Berlino, erano pronti a compiere attenti e uno di loro era in contatto con Anis Amri, l’autore della strage al mercatino di Natale della capitale tedesca. Sono queste le accuse per un cittadino congolese arrestato e un marocchino, che invece è stato espulso, nell’ambito di un’indagine della Digos di Brindisi, coordinata dalla Dda di Lecce e dalla Procura nazionale Antimafia e Antiterrorismo.
In manette, con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale, è finito Lutumba Nkanga, congolese di 27 anni e residente in Germania, ma in passato ospite del Centro per rifugiati di Brindisi. Mentre il marocchino Soufiane Amri, il ventiduenne che era in contatto con l’attentatore di Berlino, è stato espulso dall’Italia. Entrambi, dicono gli investigatori, avevano aderito totalmente all’Isis ed erano pronti a compiere azioni violente, fino al martirio.
Le indagini, coordinate dai pm Alessio Coccioli e Guglielmo Cataldi della Dda di Lecce, hanno inoltre consentito di individuare e neutralizzare i progetti della cellula salafita operante a Berlino, che era composta da 11 membri. L’inchiesta è stata avviata il 24 dicembre 2016, dopo l’attentato compiuto al mercatino di Natale cinque giorni prima. La Puglia è da mesi oggetto delle attenzioni del Viminale, che ha intensificato la presenza dell’Antiterrorismo dopo che le ultime indagini e arresti hanno evidenziato come i porti pugliesi siano diventato scalo privilegiato di fiancheggiatori delle organizzazione jihadiste.
La storia delle indagini – Nei giorni successivi all’attentato di Amri, Lutumba Nkanga viene interrogato nel Centro di identificazione ed espulsione di Restinco, a Brindisi. Nella suo cellulare vengono trovate immagine del bollettino quotidiano delle agenzie di stampa dello Stato Islamico. Da qui partono le indagini che porteranno poi all’individuazione della cellula salafita. Perché gli investigatori andarono ad ascoltare proprio Lutumba? Il congolese era stato fermato ad Ancona insieme ad Amri Soufiane. Sul cellulare del marocchino era presente il contatto di Anis Amri. Da qui il collegamento.
Parte allora la ricostruzione, tramite le conversazioni telefoniche, della rete di legami che collegano i due. Un puzzle di messaggi da ricostruire, perché inviati a pezzi utilizzando diversi canali, da Facebook a Telegram. Gli investigatori italiani risalgono a 11 componenti di una “cellula salafita” di cui facevano parte i due stranieri intercettati in Italia. Il loro piano era quello di partire da Berlino e recarsi in Siria, passando attraverso l’Italia e poi la Turchia. Lutumba Nkanga e Amri Soufiane arrivano a Roma il 2 dicembre. Il loro piano è quello di imbarcarsi da Ancona e arrivare in Grecia, ma sono costretti a fermarsi una notte in più nel capoluogo marchigiano per via di uno sciopero dei marittimi.
Quella sera Amri Soufiane commette il suo unico errore: consegna il suo documento originale all’albergo dove i due volevano riposare. Non sa di essere già schedato in Germania. Lui il suo collega vengono fermati dalle autorità italiane: Amri Soufiane viene espulso e ritorna in Germania. Lutumba Nkanga risulta in possesso di un permesso di soggiorno scaduto e per questo viene portato a Brindisi. Verrà arrestato poi il 2 gennaio. Il 31 gennaio, dopo la cooperazione tra autorità italiane e tedesche, vengono fermati gli altri componenti della cellula. Un gruppo estremamente variegato formato da militanti tutti residenti in Germania, di età compresa fra venti e trenta anni, con identici percorsi di radicalizzazione.