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I migliori anni, il ritorno di Conti sul piccolo schermo all’insegna del “bene ma non benissimo”

Anche volendo ignorare il livello medio-basso degli ospiti, il problema resta l'assoluta mancanza di novità nel programma, una formula senza picchi, con l'ormai abusato “Noi che” a mettere il carico di luogocomunismo della serie “Ai miei tempi, signora mia...”

di Domenico Naso

Chi si aspettava il botto per il ritorno in tv di Carlo Conti dopo Sanremo, è rimasto mediamente deluso. La prima puntata della nuova edizione de I migliori anni, infatti, ha ottenuto 4.218.000 spettatori per uno share del 18,1%. Abbastanza per vincere la serata, non per piazzare la zampata che impressiona. In realtà, seguendo la trasmissione, si percepiva un’aria strana, che faceva presagire, almeno agli osservatori più tanti, il “bene ma non benissimo” decretato dall’Auditel.

I migliori anni è un format immutato e forse immutabile, con una formula consolidata che non cambia di una virgola. Tanti ospiti musicali a cantare brani del passato, facendo leva sull’effetto nostalgia che è l’unico elemento portante del programma. E poi un paio di ospiti non musicali, giusto per far finta che la trasmissione non sia una sorta di carrellata di canzoni punto e basta. Ma I migliori anni, come tutto quello che fa Carlo Conti, è una macchina sicura, che ti porta a destinazione senza scossoni, con il limitatore di velocità attivato e settato su una velocità di crociera adatta al pubblico agé di RaiUno. Il Grande Timoniere Conti è fatto così, non rischia e arriva in porto senza problema alcuno.

Il problema, però, è che ieri sera non sembrava di assistere a uno show di Carlo Conti. Troppi problemi tecnici (i fonici audio erano chiaramente in bambola) e soprattutto uno strano clima di tensione tra il conduttore fiorentino e la compagna di avventura Anna Tatangelo. Lei, sora Anna da Sora, sembrava infastidita, lì solo perché doveva esserci, senza entusiasmo e senza grinta. Lui, Sua Contità, Imperatore della Galassia Catodica, sembrava altrettanto infastidito e l’effetto finale è stato fastidioso per lo spettatore.

Ma soprattutto, davvero per il ritorno in tv dopo qualche mese della punta di diamante di Carlo Conti non si poteva pensare a qualcosa di più d’impatto? Brooke Shields a parte, il resto della puntata non ha avuto un nome enorme, da show condotto dall’uomo più potente di casa Rai. Problemi di budget? Fosse così, sarebbe ancora più strano. Perché se non ha budget Carlo Conti, chi può averlo? Anche volendo ignorare il livello medio-basso degli ospiti, il problema resta l’assoluta mancanza di novità nel programma, una formula senza picchi, con l’ormai abusato “Noi che” a mettere il carico di luogocomunismo della serie “Ai miei tempi, signora mia…”. Un programma per RaiUno, per over 50, e soprattutto per amanti della disco music, visto che Conti è un patito del genere e si diverte assai a invitare vecchie meteore dei tempi d’oro della mirror ball. È forse il format preferito da Conti, il suo divertissement. Il guaio, però, è che ieri sera non sembrava divertirsi nemmeno lui. Figuriamoci gli spettatori da casa.

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