“E’ un’eventualità che esiste, non subito, e comunque nell’ambito di un percorso concertato”, ha detto all’Ansa l’assessore al Turismo del Comune di Venezia Paola Mar, dopo l’approvazione in giunta del documento di indirizzo sul settore. “San Marco è un’area monumentale, vincolata. Abbiamo valutato anche la proposta di chiusure limitate dell’area marciana, con eventuale ticket, verificando che sotto il profilo tecnico e giuridico è possibile”, spiega l’assessore.
Intanto Venezia sperimenterà a breve l’installazione di sistemi di conta-persone per regolare l’afflusso dei turisti, posti in prossimità di aree strategiche. Decisione questa che ora passa all’esame del governo e dell’Unesco. Ma intanto il sindaco Brugnaro non ha dubbi, si tratta di “un provvedimento molto atteso con cui l’Amministrazione comunale inizia a dare risposte concrete al tema della gestione dei flussi turistici”. Insomma, sembra tutto chiaro. Venezia risponde ai suoi molti problemi legati al turismo avviando un percorso che avrà come esito la monetizzazione degli afflussi. Più persone, uguale più soldi. La nouvella vague italiana è questa.
Il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ne è l’indiscusso apripista, ma a quanto sembra i proseliti non mancano. Per loro, gli economisti della cultura, in questo modo il patrimonio storico-artistico-archeologico diventa davvero un asset. Certo non tutto, non ogni luogo d’arte è funzionale a questo ragionamento. L’imprescindibile prerequisito sono i numeri. Servono ingressi “corposi”. E’ necessario che i turisti paghino un ticket. Non importa che si tratti di un monumento oppure di una piazza. Già, perché la novità che si prepara a Venezia è proprio questa. Il biglietto d’ingresso per una piazza. Il luogo, tradizionalmente “aperto”, diventerà “chiuso”. Lo spazio nel quale ci s’incontrava ed era parte della città ne sarà sostanzialmente escluso. Lo sarà ancora di più del passato recente. Perché il problema del quale si discute sono i 30 milioni di turisti che ogni anno arrivano in città, saturando i luoghi storici.
Ma dietro a quel problema ce ne sono altri, ai quali si accenna, ma che non vengono affrontati con la stessa decisione. Singolare come si affermi di dover trovare soluzione al sovraffollamento. Venezia sta morendo. E questo accade perché la città è stata snaturata, trasformandola da luogo nel quale si fondevano e coesistevano turisti e abitanti, in una merce. In uno spazio nel quale è rimasta un’unica funzione, quella turistico-alberghiera. Da anni, con una progressivo incremento recente, edifici del centro storico sono stati riconvertirtiti all’accoglienza. Palazzi nobiliari ristrutturati come hotel a cinque stelle, spesso anche suscitando perplessità sulla concessione delle autorizzazioni necessarie da parte degli organi di tutela. Da tempo le attività commerciali prevalenti sono quelle, di scarsa qualità, che hanno invaso, ad esempio, il centro storico di Roma.
Venezia sta morendo perché la sua diversità è stata in gran parte sepolta da tanti progetti, piccoli e grandi. Progetti che, nella loro diversità, sembrano avere un minimo comune denominatore. Uno scopo. Far perdere la memoria, farla perdere alla città. Per tutto questo il contapersone e, ancora di più, il prospettato ticket d’ingresso non sembrano la soluzione del problema sovraffollamento, ma un espediente. Ancora una volta per far cassa. Alla stessa maniera di quanto il Comune fa vendendo alcuni suoi immobili di pregio a società immobiliari e a facoltosi privati.
In uno dei raggiri che architettano Totò e Nino Taranto nel film Totò truffa ’62 c’è quello rivolto allo “zotico” alias Pietro De Vico in cerca di lavoro. I due truffatori gli vendono la concessione della conta dei piccioni nelle piazze d’Italia. Ogni tre piccioni una lira. Così nella scena finale si vede il malcapitato intento nell’operazione, proprio in piazza San Marco. Che il sindaco-architetto di centrodestra Luigi Brugnaro abbia tratto ispirazione dal film? E’ molto più probabile che lo abbia fatto, nel caso, il ministro Franceschini. La concessione venduta allo zotico è nazionale.
Video preso dal canale Youtube di CulturaCampania