Il weekend resta favorevole al Cavallino: nonostante la pole position un po’ buttata alle ortiche e la possibile vittoria sfumata di poco, il tedesco porta a 13 il vantaggio sul campione in carica. Punti fondamentali per il titolo.
Mai sottovalutare la potenza Mercedes. Nel giorno in cui la Ferrari era tornata ad occupare in qualifica l’intera prima fila a distanza di quasi dieci anni, Sebastian Vettel deve rinunciare al terzo sigillo stagionale nel Gran Premio di Sochi, dove invece torna al successo la Mercedes. Non con Hamilton, però: in Russia è la prima, dolcissima volta di Valtteri Bottas, scudiero designato, una vita da gregario, finalmente vincitore e con merito. Il trionfo se lo costruisce tutto alla prima curva, dove con una gran partenza infila entrambe le rosse, e poi con la costanza fino alla bandiera a scacchi, resistendo anche alla girandola dei pit-stop. Ma il weekend resta comunque favorevole al Cavallino: nonostante la pole position un po’ buttata alle ortiche e la possibile vittoria sfumata di poco, Vettel allunga in classifica su Lewis Hamilton, deludente quarto e mai protagonista, staccato per la prima volta di due posti in pista e quindi di 13 lunghezze nel mondiale. Punti fondamentali per il titolo.
In una gara molto tattica (e decisamente meno spettacolare delle precedenti) si sono rivelati decisivi gli episodi. Soprattutto la partenza. Vettel e Raikkonen al semaforo verde erano affiancati in prima fila: lo spunto non è stato neanche male, ma sul lungo rettilineo la maggior potenza della Mercedes ha fatto la differenza. La grigia di Bottas si è letteralmente mangiato entrambe le rosse. Alle loro spalle pure Hamilton ha attaccato Raikkonen, ma disturbato dalla Red Bull di Verstappen è stato costretto ad accontentarsi di tenere la sua quarta piazza, da cui non è più riuscito a schiodarsi. Il doppio sorpasso di Bottas alla prima curva resterà di fatto l’unica di tutta la corsa, tra safety-car (Palmer e Grosjean si scontrano subito, senza conseguenze per fortuna) e grande equilibrio.
I giri scorrono via monotoni uno dopo l’altro, in una sfida a distanza e col cronometro. E allora alla Ferrari non resta che puntare tutto sui pit-stop, in un gran premio che prevede per altro una sola sosta. Entra prima Bottas, che dalla posizione di forza non vuole rischiare nulla. Vettel invece resta fuori, allunga all’inverosimile la propria tratta e rende possibile l’impresa, continuando a girare con gomme strausate allo stesso ritmo, o anche più veloce del finlandese, complice un po’ di traffico che rallenta l’avversario. Quando si riequilibra la situazione delle soste, Bottas è di nuovo primo ma con meno di cinque secondi di margine. E qui accusa un primo, unico cedimento: la paura di chi non ha mai vinto e sente la pressione, una sorta di braccino del tennista applicato alla Formula 1. Una staccata sbagliata e ripresa per i capelli, che però dimezza il vantaggio sulla Ferrari arrembante. Ci sono ancora dieci giri: Vettel spinge, ci crede, si avvicina. Ma manca sempre lo strappo decisivo.
La Rossa arriva sotto il secondo di distanza (che significa poter usare il Drs) solo a tre giri dalla fine. Troppo tardi. Nemmeno con l’aiutino Vettel riesce a ricucire quegli ultimi 3-4 decimi, che gli avrebbero permesso quantomeno di tentare l’assalto. Complice un paio di doppiaggi favorevoli (tra cui quello proprio dell’ex ferrarista Massa), Bottas resiste in vetta senza patemi e conquista a 27 anni la sua prima vittoria in carriera. La gara degli altri è solo nelle retrovie: Verstappen, dopo essersi fatto notare al via, chiude quinto, primo del resto del gruppo. Ottima la Force India, che piazza ancora entrambi i piloti (Perez sesto, Ocon settimo) in zona punti. Molto più importante in chiave mondiale, però, il terzo posto di Kimi Raikkonen, finalmente a buoni livelli dopo la tirata d’orecchie del presidente Marchionne. Il finlandese si lascia alle spalle Hamilton, opaco quarto in un weekend tutto da dimenticare: scarso feeling con la pista, qualche problemino di potenza e di temperatura, la sua Mercedes è sembrata un’altra macchina rispetto a quella del compagno Bottas, da cui ha pagato un ritardo superiore ai 30 secondi. Da oltre un anno il campione del mondo non chiudeva fuori dal podio in una gara portata a termine (a Baku, nel giugno 2016): la debacle russa potrebbe lasciare il segno nel morale, oltre che nella classifica. Anche perché da oggi bisognerà fare i conti pure con i secondi piloti: Bottas finalmente vincitore, Raikkonen capace di sfilare punti preziosissimi alla Mercedes. Non più solo scudieri designati, ma varabile aggiuntiva di un mondiale sempre più combattuto.