È finito in carcere anche Domenico Francesco Condello, detto “Franceschino”  al quale domenica 30 aprile all’alba i carabinieri hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare emessa su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. È il figlio del boss Pasquale Condello, alias il “Supremo”,  il più grande ex latitante calabrese catturato dai Ros nel 2008 dopo oltre 20 anni alla macchia.

Con lui e con altri tre arrestati, i giudici per le indagini preliminari Domenico Santoro, Karin CatalanoMassimo Minniti hanno chiuso il cerchio dell’inchiesta Eracle convalidando anche i 15 fermi eseguiti nei giorni scorsi da carabinieri e polizia che hanno fatto luce su come la ‘ndrangheta gestisce un vasto traffico di sostanze stupefacenti nella città di Reggio Calabria, il servizio di buttafuori nei lidi sul lungomare e ha affidato il controllo del quartiere di Arghillà alla comunità rom.

Francesco Condello è accusato di associazione a delinquere finalizzata all’organizzazione di corse clandestine di cavalli e di un giro di scommesse. Ma anche di maltrattamenti dei cavalli e di esercizio abusivo della professione medica in quanto agli animali venivano somministrati farmaci per potenziare il rendimento.

Secondo il gip Santoro, le condotte di Franceschino Condello “sono espressione di una particolare pervicacia, connotate da modalità di consumazione che rivelano quale unico interesse quello economico, in totale spregio per la salute degli animali”. In un’occasione, il figlio del boss ha scoperto e distrutto una telecamera nascosta dai carabinieri nei pressi del luogo dove venivano fatti correre i cavalli. “Finanche l’eliminazione di mezzi investigativi, come la telecamera da lui fatta eliminare, – scrive sempre il gip – denota, peraltro, la negativa personalità dell’indagato e la sua contiguità a contesti di criminalità organizzata”.

Oltre a Condello e agli altri indagati già in carcere, sono stati arrestati Domenico Stillittano (che dal carcere impartiva disposizioni agli uomini del suo clan), Fortunato Caracciolo (uno dei soggetti che si occupava assieme a Domenico Nucera del servizio di security nei locali della movida reggina). Entrambi sono accusati di associazione mafiosa. Giovanni Magazzù, infine, è finito in carcere per traffico di droga in quanto, secondo i pm della Dda, ha avuto un ruolo di primo piano nell’attività di spaccio della cocaina.

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