Caos in provincia di Caltanissetta quando il presidente dell'unico gazebo cittadino per facilitare le operazioni di voto, ha disposto l’apertura di una quinta postazione all’interno dell’adiacente primo circolo del Pd, riservato agli iscritti al partito
L’apertura inaspettata di un seggio bollato come “occulto” e “abusivo” genera talmente panico da richiedere l’intervento tempestivo dei carabinieri. Succede alle primarie Pd di Gela, in provincia di Caltanissetta, dove per scegliere il nuovo segretario dem si vota in un unico gazebo in piazza Martiri della Libertà.
La bagarre è iniziata quando si è saputo che il presidente del seggio elettorale, Giorgio Donegani, per facilitare le operazioni di voto, ha disposto l’apertura di una quinta postazione all’interno dell’adiacente primo circolo del Pd, riservato agli iscritti al partito. A quel punto esponenti di Sicilia Futura, il partitino dell’ex ministro Salvatore Cardinale che sostiene Matteo Renzi, ma anche supporter di Michele Emiliano – che in Sicilia è appoggiato dal governatore ed ex sindaco di Gela, Rosario Crocetta – hanno contestato l’apertura di quel seggio sostenendo che nessuno ne fosse stato informato. Solo che quando si stava per chiuderlo per trasferire le schede votate nelle urne delle quattro postazioni ufficiali si è scatenato il caos. Addirittura nella fase più acuta dello scontro verbale sono stati chiamati i carabinieri per impedire che il diverbio degenerasse.
Allora presidente, scrutatori e rappresentanti dei candidati hanno deciso di sigillare e di considerare nulli quei voti della sezione “abusiva”, mentre i ricorrenti hanno addirittura consegnato un esposto alla magistratura, chiedendo l’annullamento dell’intera votazione. Contrari a quest’ultima ipotesi, sostenendo che le operazioni di voto si sarebbero svolte secondo regolamento, il presidente del seggio, Giorgio Donegani, il figlio, Miguel, ex parlamentare regionale- sostenitori di Renzi – il deputato regionale Giuseppe Arancio e l’ex parlamentare Lillo Speziale, che invece rappresentano la mozione di Andrea Orlando.