Turni da più di 12 ore. Dipendenti che fanno anche i volontari e scarsità nelle dotazioni previste“. Questo quanto hanno raccontato alcuni volontari della Croce Rossa lombarda di Cantù a ilfattoquotidiano.it prima con una lettera anonima e poi durante un incontro. “Siamo una trentina a chiedere che venga fatta chiarezza e che si arrivi anche al commissariamento del nostro comitato – racconta un volontario – Preferiamo restare anonimi perché temiamo ritorsioni e abbiamo paura di essere radiati dall’associazione”. Pronta la replica del presidente del comitato Giuseppe Griffini. “La nostra porta è aperta e non ho problemi a dare risposte ai soci e cittadini – dice Griffini – ma non prendo in considerazione segnalazioni non firmate”. Sulla stessa linea anche il presidente nazionale di Croce Rossa. “Se i volontari uscissero allo scoperto manderei subito un’ispezione – precisa Francesco Rocca – Ma scrivere queste cose senza dire il proprio nome è un comportamento spregevole”.

“Turni massacranti e colpi di sonno alla guida”
Quando ilfattoquotidiano.it incontra il volontario della sede di Cantù, tra le mani regge la foto di un registro dei turni della Croce Rossa. Un cognome è segnato dalle 8.00 alle 13.00; lo stesso cognome si ripete dalle 19.00 alle 24.00 e poi dalle 24.00 alle 7.00 del mattino. Nel primo turno, accanto al cognome compare la firma del dipendente mentre negli ultimi due non appare nessuna sigla. “Sai perché non firma sempre il registro? Per non far risultare di essere in turno, anche perché la persona in questione è un dipendente part-time”. La foto risale a due anni fa, ma a detta del volontario incontrato da ilfattoquotidiano.it, anche in questi mesi ci possono essere volontari che fanno turni da più di 12 ore, in servizio dalle 6.30 alle 20.00, per poi riposare circa 4 ore e rimontare da mezzanotte alle 6.30.

“Questi turni massacranti – racconta il volontario a nome di una trentina di soci della Cri canturina – possono comportare specialmente per gli autisti colpi di sonno, mettendo così a repentaglio il volontario stesso, i suoi colleghi e ovviamente anche il paziente trasportato”. Ferma la replica del presidente del comitato Griffini che nega che nella sua sede possano esserci state turnazioni del genere. “Non abbiamo nulla da nascondere: le posso assicurare che siamo tra i pochi comitati che non effettuano turni da 12 ore – precisa Griffini – Non so perché queste persone dicano queste cose, mi sembrano solo intenti diffamatori nei miei riguardi”. La Croce Rossa si basa sul lavoro dei volontari. Per capire l’importanza del ruolo del volontario, basta dire che a Cantù, per esempio, sono iscritti circa 300 volontari mentre ci sono sei dipendenti full time, un dipendente part time, un amministrativo e due stagisti. “Peccato che i volontari realmente attivi siano circa un centinaio”, continua il volontario anonimo. Numeri che, seguendo il racconto dei canturini, obbligano “a fare di tutto per coprire i turni e sopperire alla mancanza di personale. Il presidente non vuole assumere nonostante siamo sotto organico – continua il volontario – e dipendenti e volontari stanno semplicemente scoppiando”.

“A servizio in bermuda e infradito”
I problemi raccontati dai volontari della Cri di Cantù, a detta del gruppo che vuole restare anonimo, vanno avanti da diversi anni. Già nel 2014, “iniziava a non esserci più alcuna regola: volontari a servizio senza divisa e dispositivi di protezione, altri addirittura in bermuda e infradito, mentre alcuni erano sull’ambulanza senza averne la qualifica”. La lettera anonima cita nomi e cognomi dei possibili protagonisti di questi episodi ma, contattati da ilfattoquotidiano.it, le persone indicate non hanno voluto fornire alcuna dichiarazione. Una situazione che, secondo i volontari, è andata peggiorando negli ultimi anni. Tanto che, durante l’incontro tra ilfattoquotidiano.it e il volontario della Cri di Cantù, è stato mostrato il video di un autista della Croce Rossa che guida mentre manda un messaggio con il cellulare.

Parmigiano Reggiano dalla zone terremotate
“Per evitare ogni equivoco, non sarebbe meglio avere maggiore trasparenza? Anche rispetto ai fondi ricevuti dalla Croce Rossa e alla loro gestione, per esempio”. Questa un’altra questione che si sono posti i volontari di Cantù mentre raccontano di avere visto la loro sede acquistare il Grana Padano in zone terremotate dell’Emilia Romagna a 12/13 euro al chilo e rivenderlo in Lombardia a 17/18 euro. “Non esiste un conto corrente dedicato al progetto e tutti i soldi vanno a finire nell’unico conto della Cri di Cantù”, continua il volontario, chiedendosi perché a suo dire non siano resi pubblici i ricavi di questa compravendita di beneficenza. Trasparenza sui fondi che invece il presidente del comitato di Cantù tiene a precisare a ilfattoquotidiano.it. Secondo Giuseppe Griffini, infatti, il rincaro sul prezzo del Parmigiano “è legato ai costi del trasporto della merce” oltre a sostenere “progetti sul territorio”, come la distribuzioni di viveri che la Cri svolge per i servizi sociali comunali. “Non si tratta di avere un guadagno – specifica Griffini – ma di ricevere donazioni sull’acquisto di questo prodotto che poi sono investite nuovamente”. Progetti sul territorio, che i volontari canturini invece faticano ad identificare: “Chiediamo solo maggiore trasparenza su questi fondi, visto che non riusciamo a capire in quali progetti confluiscano i soldi del Parmigiano e come sono utilizzati”.

“Uscire dall’anonimato”
“Ho avuto degli scambi con gli autori di questa lettera anonima e so che a Cantù non c’è un buon ambiente ma vige un malcontento generale e una situazione molto tesa – racconta Massimo Coppia, sindacalista della UilFpl – Mi chiedo solo perché i vertici non scelgano di incontrare i volontari“. Una domanda, a questo punto, è lecita: se ritengono di raccontare episodi di mala gestione, perché questi volontari preferiscono restare anonimi? “Il timore è quello di essere allontanati dalla Croce Rossa”, raccontano i volontari a ilfattoquotidiano.it mostrando l’articolo 15 del Codice etico dell’associazione che vieta “all’appartenente alla Cri il rilascio di interviste a soggetti terzi, l’organizzazione di conferenze stampa o la pubblicazione di testi o articoli relativamente ad attività o materie rientranti nei compiti e nelle finalità istituzionali della Croce Rossa Italiana“.

Inoltre, a detta dei volontari anonimi, in passato nel comitato di Cantù ci sono state delle minacce nei confronti dei dipendenti che hanno chiesto di fare luce su queste stesse problematiche. “Alcuni volontari prima di noi hanno provato a segnalare diverse irregolarità, ma il risultato è stato praticamente nullo, anzi questi colleghi hanno ricevuto provvedimenti disciplinari”. Anche su questo punto, la posizione dei vertici di Croce Rossa non sembra lasciare dubbi. “Se questi volontari si firmassero e si assumessero la responsabilità di quanto dicono – chiude il presidente nazionale Rocca – manderò un’ispezione e se hanno detto la verità sarò io stesso a difenderli. Ma fino ad allora, le lettere anonime non le voglio nemmeno vedere. Se non è firmata, una segnalazione è solo una chiacchiera da bar”.

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