L'esponente dei Radicali si era autodenunciato appena tornato dalla Svizzera ed era iscritto nel registro degli indagati per istigazione al suicidio. Adesso si attende la decisione del gip
Marco Cappato ha aiutato Fabiano Antoniani a esercitare il suo diritto “alla dignità umana” che va bilanciato con il diritto alla vita. Con questa motivazione i pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini hanno chiesto l’archiviazione del fascicolo contro il radicale accusato di istigazione al suicidio in relazione al caso di Dj Fabo. La giurisprudenza “ha inteso affiancare al diritto alla vita tout court il diritto alla dignità della vita inteso come sinonimo dell’umana dignità”, si legge nella richiesta. Inoltre: “Le pratiche di suicidio assistito non costituiscono una violazione del diritto alla vita quando siano connesse a situazioni oggettivamente valutabili di malattia terminale o gravida di sofferenze o ritenuta intollerabile o indegna dal malato stesso”. Adesso l’ultima parola al gip, che dovrà valutare se accogliere o respingere la richiesta della Procura di Milano.
Cappato ha commentato così la notizia dell’archiviazione: “Prendo positivamente atto della richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Milano dopo le indagini svolte nei miei confronti in merito alla morte di Fabio Antoniani. In attesa della decisione del gip, posso confermare che è in corso e continuerà l’azione di aiuto alle persone che vogliono ottenere, in Italia o all’estero, l’interruzione delle proprie sofferenze, eventualmente anche attraverso l’assistenza medica alla morte volontaria in Svizzera”.
L’esponente dei Radicali si era autodenunciato ai carabinieri di Milano appena tornato dalla Svizzera, il giorno dopo la morte di Dj Fabo, ed era stato iscritto nel registro degli indagati per il reato previsto dall’articolo 580 del codice penale, cioè “istigazione o aiuto al suicidio”, che prevede pene che vanno dai 5 ai 12 anni di carcere. Cappato, che è anche tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, aveva dichiarato in conferenza stampa che non c’era stata nessuna forma di istigazione, ma “l’aiuto, si quello l’ho dato su sua richiesta”. In quell’occasione aveva fatto sapere che stava aiutando altre due persone. “Ci sono diversi profili che dovranno essere affrontati, compresa la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo in materia di diritti”aveva spiegato il procuratore di Milano Francesco Greco, parlando di un caso destinato a fare giurisprudenza.