Dovrà pagargli tutte le mensilità dal momento del licenziamento fino al termine della legislatura, cioè marzo 2018. Quasi 70mila euro, 2.333 euro al mese a partire da ottobre 2015. Il Tribunale di Roma ha infatti condannato in primo grado in sede civile il deputato del Movimento 5 stelle Paolo Bernini al risarcimento nei confronti del suo ex collaboratore parlamentare Lorenzo Andraghetti. Quest’ultimo, militante bolognese della prima ora dei meet up di Beppe Grillo, era stato espulso a fine 2015 dal Movimento e pochi mesi prima aveva ricevuto una lettera con il quale Bernini comunicava al suo ex braccio destro “la decisione di procedere alla risoluzione del suo rapporto di lavoro a far data dal 10 ottobre 2015”.
“Sono stato licenziato per motivi politici”, spiegò al Fattoquotidiano.it Andraghetti quando venne a galla la storia della causa in tribunale. Andraghetti era stato molto critico nei confronti della gestione del Movimento e non ne aveva fatto mistero. Poche settimane dopo il licenziamento da parte di Bernini, aveva sfidato apertamente il capogruppo uscente in consiglio comunale Massimo Bugani, fedelissimo di Grillo e Casaleggio, alle primarie per la candidatura a sindaco di Bologna. Andraghetti venne però espulso dal Movimento e anche le primarie nel capoluogo emiliano saltarono. Tra le contestazioni che gli venivano mosse, spiegò lo stesso Andraghetti, c’era anche una sua partecipazione, a febbraio 2015, come relatore a una riunione di Alternativa libera, un gruppo di ex del Movimento 5 stelle. Bernini, contattato dal Fatto a ottobre 2016 spiegava che Andraghetti usava il computer – fornito al parlamentare dalla Camera dei Deputati solo per lavoro – per “redigere scritti contro il Movimento 5 stelle e ‘percorsi verso la costituente’ di Alternativa libera”.
L’accusa al suo ex collaboratore era ribadita da Bernini e dai suoi avvocati anche nella difesa davanti al giudice: “In più occasioni e durante il rapporto di lavoro redigeva scritti per emergenti formazioni politiche in posizione conflittuale con il resistente. Più precisamente redigeva scritti favorevoli ad una nuova costituente all’interno del M5S poi resasi effettivamente autonoma”.
Questa accusa è stata sempre smentita non solo da Andraghetti (“Non ero un relatore, ma ho fatto un intervento sul momento”), ma soprattutto dal gruppo stesso di Alternativa Libera: “Che il signor Andraghetti abbia fatto un intervento da quel palco è cosa nota, ma questo non lo colloca automaticamente tra i fondatori, gli attivisti o i semplici sostenitori di Alternativa Libera”, precisarono in una nota i deputati di Alternativa libera. Aggiungendo: “Diffidiamo pertanto chiunque dall’accostare il nome di Lorenzo Andraghetti a quello di Alternativa Libera”.
Il giudice che con sentenza datata 12 aprile ha condannato Bernini (difeso dagli avvocati Francesco Gigliotti e Rosaria Loprete), nelle sue motivazioni non sembra entrare nel merito della polemica politica tra i due. Si limita a giudicare “inefficace” il licenziamento soprattutto perché ad Andraghetti non fu fornita alcuna motivazione del suo licenziamento nel momento in cui gli fu comunicato ad agosto 2015. Secondo il giudice “il licenziamento intimato senza la contestuale indicazione dei motivi che lo hanno determinato è inefficace”. “È chiara – si legge nella sentenza – l’assoluta irrilevanza delle prospettazioni difensive afferenti l’asserita giusta causa di risoluzione del rapporto di lavoro”. Ma secondo Andraghetti, difeso dall’avvocato Umberto Salmaso, il giudice invece entra nel merito: “Date le ridicole e infondate accuse (ovvero pretesti) le considera irrilevanti“, spiega Andraghetti al Fatto.
La condanna di Bernini non comporterà per il parlamentare alcuna ripercussione in termini disciplinari all’interno del Movimento. Il codice etico dei 5 stelle punisce infatti le sole condanne penali (anche se in primo grado), mentre quella del deputato è una condanna in primo grado in sede civile. Bernini intanto preannuncia la possibilità di un ricorso in appello contro la sentenza: “Sono certo che la vicenda dovrà ancora essere oggetto di approfondimento da parte della magistratura, affinché venga ristabilita la verità dei fatti che non è solo quella parziale e processuale della sentenza di primo grado”. Il deputato, contattato dal Fatto, parla di una “irreparabile frattura” nel suo rapporto con Andraghetti poiché, secondo Bernini, “sono venuti a mancare i minimi presupposti di fiducia e di rispetto previsti non solo nel contratto, ma nei basilari rapporti professionali e umani, compromettendo gravemente il nostro rapporto fiduciario, essenziale per esercitare il mandato conferitomi dagli elettori”.
Giustizia & Impunità
M5S, il deputato Bernini condannato a risarcire l’ex collaboratore Andraghetti: “Licenziamento inefficace”
Il giudice, nella sentenza datata 12 aprile, non entra nel merito della polemica tra i due ma sancisce che mancò la motivazione. Andraghetti aveva detto di essere stato allontanato "per motivi politici” e in seguito fu espulso dal Movimento. Tra le contestazioni anche una sua partecipazione, a febbraio 2015, a una riunione di Alternativa libera, gruppo costituito da ex grillini. Bernini: "Serve approfondimento"
Dovrà pagargli tutte le mensilità dal momento del licenziamento fino al termine della legislatura, cioè marzo 2018. Quasi 70mila euro, 2.333 euro al mese a partire da ottobre 2015. Il Tribunale di Roma ha infatti condannato in primo grado in sede civile il deputato del Movimento 5 stelle Paolo Bernini al risarcimento nei confronti del suo ex collaboratore parlamentare Lorenzo Andraghetti. Quest’ultimo, militante bolognese della prima ora dei meet up di Beppe Grillo, era stato espulso a fine 2015 dal Movimento e pochi mesi prima aveva ricevuto una lettera con il quale Bernini comunicava al suo ex braccio destro “la decisione di procedere alla risoluzione del suo rapporto di lavoro a far data dal 10 ottobre 2015”.
“Sono stato licenziato per motivi politici”, spiegò al Fattoquotidiano.it Andraghetti quando venne a galla la storia della causa in tribunale. Andraghetti era stato molto critico nei confronti della gestione del Movimento e non ne aveva fatto mistero. Poche settimane dopo il licenziamento da parte di Bernini, aveva sfidato apertamente il capogruppo uscente in consiglio comunale Massimo Bugani, fedelissimo di Grillo e Casaleggio, alle primarie per la candidatura a sindaco di Bologna. Andraghetti venne però espulso dal Movimento e anche le primarie nel capoluogo emiliano saltarono. Tra le contestazioni che gli venivano mosse, spiegò lo stesso Andraghetti, c’era anche una sua partecipazione, a febbraio 2015, come relatore a una riunione di Alternativa libera, un gruppo di ex del Movimento 5 stelle. Bernini, contattato dal Fatto a ottobre 2016 spiegava che Andraghetti usava il computer – fornito al parlamentare dalla Camera dei Deputati solo per lavoro – per “redigere scritti contro il Movimento 5 stelle e ‘percorsi verso la costituente’ di Alternativa libera”.
L’accusa al suo ex collaboratore era ribadita da Bernini e dai suoi avvocati anche nella difesa davanti al giudice: “In più occasioni e durante il rapporto di lavoro redigeva scritti per emergenti formazioni politiche in posizione conflittuale con il resistente. Più precisamente redigeva scritti favorevoli ad una nuova costituente all’interno del M5S poi resasi effettivamente autonoma”.
Questa accusa è stata sempre smentita non solo da Andraghetti (“Non ero un relatore, ma ho fatto un intervento sul momento”), ma soprattutto dal gruppo stesso di Alternativa Libera: “Che il signor Andraghetti abbia fatto un intervento da quel palco è cosa nota, ma questo non lo colloca automaticamente tra i fondatori, gli attivisti o i semplici sostenitori di Alternativa Libera”, precisarono in una nota i deputati di Alternativa libera. Aggiungendo: “Diffidiamo pertanto chiunque dall’accostare il nome di Lorenzo Andraghetti a quello di Alternativa Libera”.
Il giudice che con sentenza datata 12 aprile ha condannato Bernini (difeso dagli avvocati Francesco Gigliotti e Rosaria Loprete), nelle sue motivazioni non sembra entrare nel merito della polemica politica tra i due. Si limita a giudicare “inefficace” il licenziamento soprattutto perché ad Andraghetti non fu fornita alcuna motivazione del suo licenziamento nel momento in cui gli fu comunicato ad agosto 2015. Secondo il giudice “il licenziamento intimato senza la contestuale indicazione dei motivi che lo hanno determinato è inefficace”. “È chiara – si legge nella sentenza – l’assoluta irrilevanza delle prospettazioni difensive afferenti l’asserita giusta causa di risoluzione del rapporto di lavoro”. Ma secondo Andraghetti, difeso dall’avvocato Umberto Salmaso, il giudice invece entra nel merito: “Date le ridicole e infondate accuse (ovvero pretesti) le considera irrilevanti“, spiega Andraghetti al Fatto.
La condanna di Bernini non comporterà per il parlamentare alcuna ripercussione in termini disciplinari all’interno del Movimento. Il codice etico dei 5 stelle punisce infatti le sole condanne penali (anche se in primo grado), mentre quella del deputato è una condanna in primo grado in sede civile. Bernini intanto preannuncia la possibilità di un ricorso in appello contro la sentenza: “Sono certo che la vicenda dovrà ancora essere oggetto di approfondimento da parte della magistratura, affinché venga ristabilita la verità dei fatti che non è solo quella parziale e processuale della sentenza di primo grado”. Il deputato, contattato dal Fatto, parla di una “irreparabile frattura” nel suo rapporto con Andraghetti poiché, secondo Bernini, “sono venuti a mancare i minimi presupposti di fiducia e di rispetto previsti non solo nel contratto, ma nei basilari rapporti professionali e umani, compromettendo gravemente il nostro rapporto fiduciario, essenziale per esercitare il mandato conferitomi dagli elettori”.
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Roma, 4 feb. (Adnkronos) - "La presidente del Consiglio riferisca in Parlamento sulla vicenda Almasri. Prima lo farà, prima potrà occuparsi dei gravi problemi del Paese e tentare qualche soluzione alla crisi industriale, al Pil che ristagna, alla sanità ormai alla deriva. Perda meno tempo nella comunicazione social e ne trovi per cose più gravi e urgenti. Chi la segue nei suoi video e poi legge la bolletta della luce e del gas comincia a chiedersi come mai tanta distanza fra la realtà e la rappresentazione che ne dà Meloni. Sulla vicenda Almasri ci metta la faccia, ma in Parlamento e non su X o Instagram. Solo così potrà chiudere una vicenda gestita male e conclusa peggio". Lo dice Daniela Ruffino di Azione.
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - Fdi e Lega all'attacco del Pd sull'inchiesta campana sul favoreggiamento dell'immigrazione clandestina che vede coinvolto il tesoriere regionale dem, Nicola Salvati, già sospeso ieri dal partito. "Siamo sconcertati da queste notizie che coinvolgono i 'buoni e generosi' del Pd. Se le accuse fossero confermate sarebbe gravissimo", attacca direttamente Matteo Salvini via social. Anche la premier Giorgia Meloni dedica un post alla vicenda sottolineando come l'inchiesta campana confermi "ancora una volta quanto denunciato dal Governo: per anni, la gestione dei flussi migratori è stata terreno fertile per criminali senza scrupoli". La premier garantisce: "Continueremo a lavorare per ristabilire regole serie e legalità".
Non tarda la replica dei dem che, dopo aver sospeso ieri Salvati, oggi hanno incaricato il tesoriere nazionale del Pd, Michele Fina, di assumere la gestione della tesoreria regionale. "Quanto al merito della vicenda, oltre ad averlo rimosso dall'incarico di tesoriere, dopo un secondo lo abbiamo immediatamente sospeso in via cautelare dall'anagrafe degli iscritti del Pd -sottolinea lo stesso Fina-. E' giusto il caso di osservare che una ministra della Repubblica, rinviata a giudizio per falso in bilancio e sotto indagine per truffa ai danni dello Stato, siede ancora tranquillamente al suo posto. Prego di notare le differenze".
Nella vicenda intervengono anche i 5 Stelle. Il capogruppo Riccardo Ricciardi va giù duro: "Per qualsiasi percorso di alleanza, nazionale o territoriale, ci vuole la massima intransigenza. Ci auguriamo che chi vuole sottoscrivere un accordo con i 5 stelle faccia una pulizia totale in casa propria". Una 'pulizia' che in Campania la stessa Elly Schlein ha come obiettivo. Giuseppe Conte ricorda come "l'etica pubblica è fondamentale" per i 5 Stelle ma è su Meloni che il leader M5S batte, anche su questa vicenda. E a stretto giro ribatte via social al post della premier. "Non posso crederci: Meloni, davvero hai fatto un post per denunciare che l’'immigrazione non può essere lasciata in balia della criminalità'? Cioè tu scappi dal Parlamento per non spiegare agli italiani perché hai rimpatriato con volo di Stato un boia, con accuse di stupri di bambini, al centro dei traffici di migranti e oggi te ne esci con un post così? Ma davvero ti sei convinta che noi italiani siamo tutti idioti a eccezione di te, tua sorella e dei tuoi stretti sodali? Per farti tornare alla realtà ti allego due immagini: in una il criminale Almasri che scende dal volo di Stato, nell'altra una notizia di qualche mese fa dai comuni d'Italia".
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - “Giorgia Meloni continua a fuggire dal parlamento preferendo parlare continuamente sui social, quasi fosse una influencer e non la Presidente del Consiglio. Manda i due ministri, Nordio e Piantedosi, che avevano fatto saltare la precedente informativa con una motivazione menzognera: siccome c'era il segreto istruttorio e per rispetto delle indagini, non avrebbero potuto partecipare. Mentivano sapendo di mentire". Così Angelo Bonelli, parlamentare di AVS e portavoce di Europa Verde.
"Perché la Legge Costituzionale n°1 del 16 gennaio 1989, all'articolo 6, stabilisce in modo inequivocabile che il procuratore invia la denuncia al tribunale dei ministri senza svolgere alcuna indagine. È quindi evidente che gli interessati sapevano che non ci sono indagini e che non c'è alcun segreto istruttorio da rispettare. Infatti, domani i ministri Piantedosi e Nordio si presentano a Montecitorio per l'informativa. Si presentano per non far venire la premier Meloni: colei che ha accusato l'opposizione, in particolar modo Alleanza Verdi e Sinistra, di essere amici dei trafficanti di esseri umani".
"Ora l'Italia e l'opinione pubblica internazionale hanno la prova che lei è amica e complice dei trafficanti di esseri umani. Giorgia Meloni venga in Aula a spiegare perché! È ora di farla finita con il complottismo e il vittimismo da propaganda di Giorgia Meloni, che sparge sui social e nelle trasmissioni televisive amiche", conclude Bonelli.
Civitavecchia, 4 feb. (Adnkronos) - "Sono in corso i lavori per la costruzione del nuovo Terminal Donato Bramante che, ci auguriamo, sarà pronto entro la seconda parte del 2025. Sarà una struttura completamente green che migliorerà l’esperienza dei crocieristi che vengono qui a Civitavecchia. Abbiamo inoltre completato l’impianto fotovoltaico del Terminal Vespucci, che quindi sarà interamente alimentato da energia rinnovabile. Stiamo lavorando sul rinnovamento del design del Terminal 10 per poi trasferirlo al 18 e che sarà dedicato alle navi boutique, a conferma della vocazione di Civitavecchia come hub europeo principale per questo genere di imbarcazioni". Ad affermarlo è John Portelli, Direttore Generale della Roma Cruise Terminal (Rct) alla conferenza stampa che si è tenuta presso la Sala Comitato dell’AdSP – Molo Vespucci snc a Civitavecchia – illustrando i molteplici interventi infrastrutturali che stanno rendendo il porto di Civitavecchia sempre più funzionale ed ecosostenibile.
"Ma ci sono altri progetti importanti che vedono il ripensamento di tutta l’area portuale di Civitavecchia – continua Portelli -, i nuovi varchi che saranno inaugurati nel 2025, il ponte che collegherà questa parte del porto con le banchine delle crociere. E poi, le nuove bitte di 300 tonnellate che sono piuttosto rare nei porti italiani e che sono fondamentali per dare flessibilità agli ormeggi, specialmente per le grandi navi che si fermano nel porto di Civitavecchia".
Civitavecchia, 4 feb. (Adnkronos) - "Dopo aver superato la soglia dei 3 milioni di turisti in transito nel porto di Civitavecchia, l’anno scorso, traguardo mai raggiunto da nessun porto in Italia, oggi celebriamo il risultato di 3.459.000, un risultato importantissimo e straordinario, non solo su base nazionale, ma europeo e mondiale, visto che siamo secondi – e, ormai, di poco – solo a Barcellona, e contiamo di superarla in un paio d’anni, posizionandoci ormai tra i primi sei porti crocieristici al mondo". Ad affermarlo è Pino Musolino, Commissario Straordinario dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale, in occasione della conferenza stampa che si è tenuta presso la Sala Comitato dell’AdSP – Molo Vespucci snc a Civitavecchia – per illustrare i dati delle crociere del 2024 e le prospettive di sviluppo del traffico crocieristico.
"Un altro dato importante – continua Musolino – riguarda anche l’effetto che le crociere turnaround, cioè che partono e arrivano a Civitavecchia hanno prodotto sui servizi di ricettività della città. Il 79% degli operatori di bed and breakfast o di alberghi dichiara che senza le crociere il loro lavoro sarebbe fortemente penalizzato. Parliamo di ristoranti, parcheggi fuori dal porto un’industria che produce tanto lavoro in molti settori”. Un indotto che non favorisce solo Civitavecchia, ma di cui beneficia, ovviamente, oltre alla città di Roma, meta di riferimento per i turisti delle crociere, anche tutto il territorio laziale. “In questi anni, siamo riusciti a mandare oltre 20.000 persone in località come Viterbo e Bomarzo", conclude il Commissario Straordinario dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale.
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - "Non mi aspetto che altri seguano passivamente quanto detto da noi a Orvieto (...) però mi porrei almeno la domanda perché questi due convegni hanno fatto parlare molto. Non sarà perché c’era un eccessivo silenzio autocompiaciuto sul relativo rafforzamento del Pd in un gioco a somma zero col Movimento Cinque Stelle che al momento non rende comunque le opposizioni competitive per il Governo nazionale?". Lo dice Stefano Ceccanti in un'intervista a Formiche.
Quanto alla costruzione di una coalizione Ceccanti osserva: ". Le culture politiche del centrosinistra, pur separate per decenni dalla Guerra Fredda, erano più facilmente sommabili allora perché si erano progressivamente avvicinate. Non è invece così semplice sommare gli elettorati delle odierne forze di opposizione perché il M5S è sorto come movimento di opposizione all’intero sistema dei partiti e, anche qualora vi siano intese di vertice, non è detto che il messaggio riesca a passare".
"Però non esistono trucchi rispetto a un tentativo che va esperito di formulare in positivo un’ipotesi di Governo senza reticenze e avendo un rapporto risolto con le proprie esperienze passate di guida del Paese e di corresponsabilità nelle istituzioni europee. Il passato non è riproponibile, ma siamo chiamati a fare opposizione al Governo Meloni, non a quelli di Renzi e Gentiloni. In questo senso il passaggio referendario sul jobs act, a cui opporsi, sarà un test significativo".
Milano, 4 feb. (Adnkronos) - "Ha vinto il progetto migliore". E' questo il senso delle dichiarazioni rese davanti al gip di Milano Luigi Iannelli dagli architetti Stefano Boeri e Cino Zucchi indagati per turbativa d'asta perché, in qualità rispettivamente di presidente e commissario della giuria, avrebbero scelto - in conflitto di interesse, secondo la procura - il progetto vincitore per la realizzazione della Beic, la Biblioteca europea di Informazione e Cultura che dovrebbe sorgere nella zona centrale di Porta Vittoria.
Nell'interrogatorio preventivo conseguente alla richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla procura, "entrambi hanno risposto a tutte le domande", secondo le indiscrezioni e hanno consegnato, nonostante l'interrogatorio sia durato circa un'ora e mezza per ciascun indagato, una memoria al giudice e ai pm Paolo Filippini e Giancarla Serafini. Meno risposte, ma una memoria scritta è stata presentata anche da Pier Paolo Tamburelli (così come dai due indagati per cui è stata chiesta la misura interdittiva), considerato dalla procura il "collettore tra Boeri e Zucchi e gli studi Onsitestudio e Baukuh vincitori del bando".
Sia Zucchi che Boeri hanno negato incontri con personaggi coinvolti nel bando di gara e hanno rimarcato la competenza nello scegliere, in pieno anonimato, il progetto migliore. Una valutazione di merito su cui non ha inciso la conoscenza di alcuni professionisti dei numerosi studi internazionali di architettura partecipanti. La decisione del gip è attesa nei prossimi giorni: già nel fine settimana o entro il termine di dieci giorni.