Il ministro, il giorno dopo aver dato il via libera a un finanziamento da 600 milioni, continua a sostenere che lo Stato non diventerà azionista della compagnia. Stando a indiscrezioni il piano di Renzi preveda anche una quota pubblica. Quanto all'aiuto di Stato, "mettere gli aerei a terra dalla sera alla mattina costerebbe molto di più a contribuenti"
“Il governo ha escluso la nazionalizzazione di Alitalia e credo che i cittadini, che hanno pagato 7,4 miliardi, più questo prestito ponte, quindi 8 miliardi, sono molto attenti a come vengono usati i loro soldi e dobbiamo esserlo anche noi”. Il giorno dopo aver dato l’ok a un prestito da 600 milioni per la compagnia appena commissariata, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda parlando a Radio Anch’io torna a ribadire la parola d’ordine che l’esecutivo Gentiloni ripete da prima del referendum tra i lavoratori sull’intesa del sindacato con gli azionisti per il piano di salvataggio della compagnia: lo Stato non diventerà azionista della ex compagnia di bandiera. Intanto però, secondo le ultime indiscrezioni, il piano per il futuro di Alitalia che il segretario del Pd Matteo Renzi presenterà entro il 15 maggio prevede oltre a un’alleanza con investitori del Qatar anche una quota statale.
Intanto per Calenda i 600 milioni restano un “male necessario, inevitabile, perché mettere gli aerei a terra dalla sera alla mattina costerebbe molto di più a contribuenti italiani” visto che “ci sono 4,9 milioni di prenotazioni di biglietti Alitalia e la compagnia ha una quota di mercato rilevante nel paese”. Quei soldi dunque “ci servono ad evitare una situazione peggiore dal punto di vista economico e un danno di immagine”, oltre al fatto che “le connessioni nel Paese sarebbero sganciate per un certo numero di giorni”. E come mai la cifra, che basterà solo per i primi 6 mesi, è lievitata rispetto alle previsioni? “Questi saranno sei mesi di amministrazione straordinaria che ci costeranno 100 milioni di più di quanto previsto perché la Iata ha chiesto 128 milioni di deposito cauzionale“. In ogni caso, sostiene il ministro, “la strategia del governo è sempre stata di minimizzare l’impatto sui conti pubblici”.
E l’obiettivo, anche se “oggi non ci sono trattative sul tavolo”, è che i commissari inizino subito a “predisporre un programma” e “entro 15 giorni inizino ad aprire alle manifestazioni di interesse“. Il ministro spera in “un’alleanza con un’azienda del trasporto aereo, perché oggi il problema di Alitalia è la scala, 10 volte meno di Lufthansa. Bisogna vedere cosa c’è sul piatto, i commissari lo faranno”. “Cercheremo come prioritario“, continua Calenda, “il fatto che si compri l’insieme dell’azienda”. Quanto al piano di Renzi prossimo venturo, “qualunque idea è benvenuta, tanto più se arriva dal segretario del partito di maggioranza del governo”, ma “la cosa importante è che tenga contro che serve un’alleanza con una grande compagnia internazionale” e tenendo presente appunto che “il governo ha escluso la nazionalizzazione”.