L’aria che respiriamo è sempre più inquinata. La quantità di anidride carbonica ha raggiunto un nuovo record mondiale oltrepassando la soglia di 410 parti per milione. Non era mai successo in 50 milioni di anni, dicono gli storici del clima. E la colpa è sempre dei combustibili fossili, petrolio, carbone, gas naturale che bruciando fanno alzare la temperatura del pianeta. A cui si affianca El Nino, un fenomeno naturale periodico che scalda le acque del Pacifico tropicale con effetti a cascata sulla temperatura del globo. Di questo passo sembra difficile contenere l’aumento entro 1,5-2 gradi come indicato dall’accordo di Parigi sul clima ed evitare le conseguenze peggiori del riscaldamento globale.
Il nuovo record di concentrazione di CO2 a 412 parti per milione è stato registrato il 26 aprile dall’Osservatorio di Mauna Loa, alle Hawaii, la più antica stazione di rilevamento di CO2 al mondo (dati elaborati dagli scienziati dell’Agenzia Usa per l’atmosfera e gli oceani-Noaa e dell’istituto oceanografico Scripps); solo qualche giorno prima, il 18 aprile, era stata oltrepassata la soglia di 410 ppm. Record previsto dagli esperti del Met Office (l’agenzia britannica per la meteorologia) secondo cui a maggio la media sarà di 409 ppm, con un nuovo record mensile. Ormai la quantità di CO2 rimarrà tale per diversi decenni, dicono gli esperti. Un calo si potrebbe vedere dimezzando le emissioni di gas serra.
E’ da settembre 2016 che la CO2 non scende al di sotto di 400 ppm. Nell’occasione i ricercatori avevano detto che ormai indietro non si sarebbe più tornati, con un impatto irreversibile sul clima. Ogni anno, afferma l’Oms, tre milioni di persone muoiono per cause correlate all’inquinamento, mentre secondo una stima del 2014 il 92% della popolazione mondiale vive in zone che non soddisfano le linee guida dell’organizzazione.
La maggiore concentrazione di CO2 è la principale responsabile del riscaldamento globale e di altri fattori che incidono sui cambiamenti climatici. Il 2016 è stato anche l’anno più caldo della storia, certamente dal 1880, cioè da quando si ha disponibilità di dati, con il termometro che ha visto un aumento medio della temperatura del pianeta di 1,1 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali. Ma l’aumento viaggia nel lungo periodo verso i 3 gradi, dicono gli esperti, livelli oltre i quali la “febbre” del pianeta può provocare effetti devastanti, dalle inondazioni, alla siccità, dalle migrazioni di popolazioni, alle guerre.