"Non siamo più in grado di svolgere indagini sul traffico di clandestini - ha premesso il procuratore capo di Catania in Commissione Difesa del Senato - serve l'impiego di polizia giudiziaria in alto mare e la possibilità di fare indagini in acque libiche". "Non ho chiesto dati ai nostri servizi di intelligence - ha spiegato il magistrato - possiedo dati che mi vengono dall'agenzia Frontex e dalla Marina Militare. Siamo a livello di pre-indagine"
“Siamo a livello di pre-indagine”, ma è giusto porre interrogativi sul ruolo delle ong. Che “non sono il focus della nostra indagine” ma le cui fonti di finanziamento vanno investigate. Con l’audizione di Carmelo Zuccaro il caso delle organizzazioni non governative che salvano i migranti nel Mediterraneo approda in Commissione Difesa del Senato. “Non siamo più in grado di svolgere indagini di ampio respiro volte a contrastare il traffico di migranti clandestini – è la denuncia del procuratore capo di Catania, che nelle ultime settimane ha più volte sottolineato la presunta scarsa trasparenza delle modalità operative delle ong. Di quali strumenti c’è bisogno? “L’impiego di polizia giudiziaria in alto mare, la possibilità di indagare sui finanziamenti di queste organizzazioni, la possibilità di fare indagini in acque libiche“. In questo contesto “uno strumento interessante potrebbe essere fornito dalle intercettazioni delle comunicazioni satellitari. Dall’esame del traffico telefonico potrebbero emergere collegamenti importanti per l’indicazione dei trafficanti“. Non solo: “La presenza di ufficiali di polizia giudiziaria sulle navi delle ong potrebbe essere una scelta utile, non per controllarle, ma perché possono fare rilievi che il personale delle ong non è autorizzato a fare”.
“Gli scafisti vengono istruiti a gettare il telefono in mare se il soccorso viene operato dai militari. Se invece il salvataggio viene operato dalle ong, il telefono viene recuperato”, ha detto il capo dei magistrati della città etnea prima di chiedere la secretazione della sua audizione nella parte in cui si riferiva a “imbarcazioni che affiancano quelle dei trafficanti al momento del salvataggio”: “Spesso le chiamate partono dai telefoni satellitari – ha sostenuto il procuratore prima dell’interruzione – e a volte il natante che ha richiesto il soccorso non è solo in mare. È capitato a volte che, superate le acque libiche, fosse accompagnato da navi sospette“. “Sarebbe inoltre utile ai fini dell’indagine – ha proseguito Zuccaro alla ripresa – anche l’intercettazione delle comunicazioni digitali tra le organizzazioni dei trafficanti, le imbarcazioni dei migranti e anche con le organizzazioni internazionali” per le quali “servono apparecchiature molto costose di cui non disponiamo” e che devono essere “effettuate in acque libiche”.
Tra il personale delle ong vi sono figure “non proprio collimabili con quelle dei filantropi“, ha proseguito Zuccaro. Per questo motivo “occorre poi dare alle procure strumenti per investigare le fonti di finanziamento delle organizzazioni private – ha spiegato ancora il capo della Procura di Catania – che spesso operano con risorse ingenti“. “Da dove proviene il denaro delle ong che hanno a bordo strumentazioni avanzate?”, domanda il magistrato citando l’esempio di Moas, una ong privata battente bandiera maltese che “dispone di droni e strumentazioni all’avanguardia”. Oltre a quelle di natura lecita, le risorse di alcune ong, spiega quindi Zuccaro, “possono essere di due tipi: o possono avere natura non umanitaria oppure possono provenire dai trafficanti. Ma su questo punto, come ho già avuto modo di dire, non esiste nessun riscontro probatorio“.
Stesso discorso per le dichiarazioni rilasciate in un’intervista a La Repubblica secondo cui, disse il magistrato, le ong perseguono ” finalità diverse: destabilizzare l’economia italiana per trarne dei vantaggi”: “Ci sono grandi disponibilità di denaro da parte di alcune ong di recente costituzione – ha spiegato Zuccaro – vale la pena indagare, sapere chi le finanzia e se chi lo fa, oltre a quelle umanitarie, ha altre finalità. Si tratta di chiedere rogatorie in altri Paesi, svolgere attività complesse, ma se si ipotizza che chi finanzia le ong ha interessi a manovre di speculazione internazionale, ciò giustificherebbe uno sforzo italiano per cercare di capire queste cose”. “Io ho il dovere di dire che questa possibilità esiste e va esplorata – ha sottolineato il magistrato – non posso formulare accuse, lo farò se avrò le prove ma ora non le ho”. Il fenomeno va investigato perché “le organizzazioni mafiose appetiscono alle ingenti quantità di risorse messe a disposizione dell’accoglienza dei migranti”.
“Non ho chiesto dati ai nostri servizi di intelligence, perché non li potrei utilizzare – ha proseguito Zuccaro – possiedo dati che mi vengono dall’agenzia Frontex e dalla nostra Marina Militare. Sono in contatto con l’ammiraglio Enrico Credendino, capo della missione EunavforMed, e con la Guardia Costiera”. “Si sono sovrapposti tre livelli – ha proseguito – il mio è quello di un magistrato che ha potuto disporre di un certo tipo di dati. Da questi dati ho capito che i salvataggi non avvengono secondo le norme della legge italiana e della Convenzione di Amburgo. Siamo ad un livello di pre-indagine su un fenomeno che va comunque segnalato per chiedere alle istituzioni di oporre rimedio alla carenza di strumenti di indagine necessari. Poi vi sono le indagini vere e proprie: su queste ultime non ho mai fornito indicazioni e mai lo farò”.
Interpellato sulla natura delle indagini in corso, Zuccaro risponde: “Non posso rivelare l’esistenza di indagini. Io parto da tre fatti. La prima: in alcuni casi le ong hanno varcato i confini delle acque libiche. La seconda: l’esistenza di comunicazioni via radio o web tra terra ferma libica e soggetti a bordo delle navi dei soccorritori. A questo riguardo, la domanda è la seguente: chi è che chiama i soccorritori dalla Libia? La terza: il distacco dei trasponder emerge in maniera oggettiva. Quel tipo di strumento può non dare segnale o perché disattivato o perché si trova in una zona d’ombra. Chiedo che ogni qualvolta che un trasponder non dia il suo segnale si alzi in volo un velivolo che vada a vedere dove stia operando quella nave, se entrano in acque libiche o comunque violano le norme. Nell’ambito di questo traffico un ruolo è svolto anche dalle ong. Save the Children e Medici senza Frontiere non devono dimostrare nulla, ma alcune non collaborano e si rifiutano di comparire davanti a questa commissione. Voglio distinguere tra ong che operano in base alla legge e quelle che non lo fanno”. Alcune delle loro imbarcazioni, ha spiegato ancora il procuratore, “battono bandiera neozelandese o panamense, che sono dei paradisi fiscali. Perché?”.
Quindi il procuratore va oltre il piano delle indagini: “Esiste un limite oggettivo al numero di persone che l’Italia può ospitare. Questo che sicuramente non può costituire un discrimine nel salvataggio, ma è un dato con il quale uno Stato deve fare i conti. La maggior parte dei migranti che ci vengono presentati come necessitanti di protezione internazionale in realtà non ne ha diritto. E allora non è meglio escludere le ong da questo tipo di salvataggi e far sì che se ne facciano carico lo Stato e tutta l’Europa?”.