Fonti della commissione congressuale al Fatto.it: "L'affluenza è confermata e le preferenze per i candidati cambieranno solo di qualche decimale". Il ministro: "Se ci fossero risultati certi e trasparenti, sarebbe meglio"
“Piccole variazioni potranno esserci, ma si tratta di scostamenti minimi rispetto ai dati fin qui diffusi”. La Commissione per il congresso è al lavoro per ultimare le verifiche sull’esito del voto delle primarie del 30 aprile e fonti autorevoli dell’organismo predicano pazienza. Ma invitano anche non alimentare “polemiche inutili”. Nel pomeriggio di oggi si riuniscono le varie Commissioni regionali: sarà quella l’occasione per certificare i dati raccolti e stilare dei resoconti ufficiali da inviare a Roma. “Solo a quel punto, sulla base dei verbali certificati – spiegano dalla Commissione – sarà possibile elaborare le cifre definitive”. Che potranno allontanarsi, ma solo di poco, da quelle diffuse all’indomani del voto nei gazebo. “Variazioni legate alle correzioni che le Commissioni regionali faranno sul voto di alcuni seggi su cui mancano delle verifiche. Ma nulla di rilevante”. I risultati definitivi potrebbero arrivare giovedì mattina. Dopo i malumori dei giorni scorsi, arriva la parola fine sulle contestazioni della mozione Orlando. E’ lo stesso ministro della Giustizia a chiudere la polemica: “Non contesto niente – dice a CartaBianca, su Rai3 – Qualche componente della commissione non ha avuto tutti gli elementi definitivi ma il risultato dal punto di vista politico non cambia molto. Se riuscissimo a dare risultati in tempo certo e trasparente sarebbe meglio”.
E dunque nell’attesa della comunicazione di rito, quale validità hanno le cifre diffuse il Primo Maggio, cioè 70 per cento per Renzi, 19 e qualcosa per Orlando e un po’ più di 10 per Emiliano? Spiegano in Commissione: “Quelli sono dati ufficiosi, ma sostanzialmente attendibili”. Per quanto riguarda l’affluenza, le variazioni, se pure ci saranno, saranno ininfluenti. Insomma, non ci si allontanerà da quel milione e 848mila elettori registrati nei giorni scorsi (comunque non due milioni come hanno cominciato a ripetere i renziani già da domenica sera).
L’altra questione, più spinosa, è invece quella delle percentuali relative ai 3 candidati. Su questo fronte, le proteste sono arrivate dagli esponenti della mozione Orlando. In particolare, il consenso ottenuto dal ministro della Giustizia non sarebbe del 19,5 per cento, secondo loro, ma del 22,2. Differenza minima, ma non irrilevante. Tanto che Sandra Zampa, vicepresidente del Pd e figura di spicco all’interno della mozione del guardasigilli, è arrivata nelle scorse ore a chiedere il riconteggio dei numeri contenuti nei verbali delle varie regioni. “I dati in possesso della mozione di Orlando – spiegano in Commissione – si basano sulle comunicazioni dei loro responsabili sui territori. Ma la loro rete è meno forte e diffusa della nostra: dunque dovrebbero fidarsi di noi”. In ogni caso, la verifica dei verbali delle singoli regioni ci sarà, come previsto da regolamento del Pd. Quanto alla proposta di un “accordo a metà strada” proposto da Zampa, gli esponenti non orlandiani della Commissione definiscono il ragionamento “esilarante”. Il perché? “Il risultato è frutto di rilevazioni scientifiche e non può dipendere da un compromesso politico in base al quale si trovano soluzioni di comodo”. Del resto, le fonti interne alla commissione sentite dal fattoquotidiano.it affermano di aver già avvertito i rappresentanti delle varie mozioni: “Avevamo chiarito che qualche variazione ci sarebbe stata. Ma intendiamoci: se Renzi finora è risultato al 70 per cento, alla fine dei controlli si potrà avere un 69 o un 71. Ma non certo un 65 o un 75”.
La proclamazione definitiva del vincitore del Congresso avverrà poi domenica 7 maggio, nel corso della prima Assemblea nazionale del nuovo Pd.