“Non dobbiamo più concedere la piazza ai sindacati”. La piazza è quella del 1° maggio a Torino e la frase è della consigliera comunale M5s Daniela Albano che così risponde dopo gli scontri che hanno segnato il corteo. Una frase che non è passata inosservata, soprattutto dalle tre sigle sindacali, Cgil, Cisl e Uil, che parlano di “pericolosa concezione della democrazia”.

Lunedì al termine del corteo le forze dell’ordine tengono a debita distanza il gruppo di manifestanti legato al centro sociale Askatasuna dal resto dei manifestanti che invece confluisce verso piazza San Carlo per gli interventi conclusivi. Agenti e militari in tenuta antisommossa fronteggiano gli antagonisti, poi si scontrano.

Il gruppo consiliare del M5s prende le difese degli autonomi: “Chiudere la piazza e non consentire a qualcuno di poter manifestare il dissenso crea tensioni inutili che minano il processo democratico”, dice il capogruppo Alberto Unia. “La situazione era tranquilla e lasciar manifestare sarebbe stata la soluzione migliore, per questo stavo cercando di mediare tra polizia e manifestanti durante il corteo – dichiara la consigliera Maura Paoli – ma non sono stata ascoltata ed è partita la carica e sono stata anche io colpita dalla polizia”.

A queste dichiarazioni Daniela Albano, in passato vicina ai Cub Scuola (sindacato di base degli insegnanti), aggiunge su Facebook il suo personale commento: “E come ogni primo maggio i sindacati preferiscono parlare ad una piazza vuota piuttosto che ricevere qualche contestazione”. Poi, alla risposta di un simpatizzante (“Non dobbiamo più partecipare”), replica con la frase incriminata: “Non dobbiamo più concedere la piazza ai sindacati” perché “ogni anno il primo maggio vedo sistematicamente negare l’accesso alla piazza a cittadini che scelgono di sfilare con simboli differenti e vorrei sapere perché”, aggiunge poco dopo.

I sindacati confederali hanno risposto puntuali: “Nel corso degli ultimi anni abbiamo dovuto affrettare l’andatura del corteo e, spesso, fermare la festa in anticipo, interrompendo concerti e iniziative collaterali, perché purtroppo esistono gruppi che concepiscono la democrazia come possibilità di impedire agli altri di esprimere le proprie opinioni e di portare a termine le proprie manifestazioni”. Tuttavia “quest’anno abbiamo assistito a un salto di qualità, con le dichiarazioni improvvide di qualche consigliere comunale che pensa di risolvere il problema vietando le piazze ai sindacati”. Per Cgil, Cisl e Uil è una “pericolosa concezione della democrazia e ignoranza delle tradizioni della città che dovrebbe rappresentare”.

Nel pomeriggio durante il consiglio comunale è intervenuta sul tema anche la sindaca Chiara Appendino. “La violenza è sbagliata e va condannata – ha detto – l’atteggiamento di pochi ha rovinato la festa dei lavoratori”, dice, redarguendo la politica dal “definire quali siano le decisioni da attuare in materia di ordine pubblico”. “La politica deve però interrogarsi sulle crescenti tensioni sociali”, aggiunge, “a tutti deve esser concessa agibilità nello spazio pubblico”. “Tra i compiti della Città di Torino non rientrano appunto la gestione della piazza e neppure le complesse valutazioni che soggiacciono alle certamente difficili scelte assunte nella breve frazione di un momento per la garanzia dell’ordine pubblico e di tutti gli altri manifestanti pacifici, la più gran parte”, sottolinea la Appendino, che non cita mai la consigliera comunale pentastellata Maura Paoli, che aveva criticato le forze dell’ordine. Né cita mai Daniela Albano.

“Non possiamo pensare che la forza pubblica, che ringrazio per il difficile lavoro quotidiano, sia chiamata sola a rispondere alle istanze che arrivano dalla società e che non trovano risposta – ha proseguito  è possibile isolare i violenti prima che scendano in piazza e far diventare le eventuali manifestazioni del dissenso un momento di pacifica dialettica democratica? Credo si tratti di una sfida che tutti devono affrontare”. “A tutti deve essere concessa quella agibilità nello spazio pubblico, l’agorà, che è condizione necessaria per il confronto pubblico e democratico – conclude -. Il diritto di manifestare le proprie idee in una piazza, di organizzare una manifestazione come quella del primo maggio di qualche giorno fa, è corollario dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione e deve essere garantito a tutti, partiti, sindacati, associazioni e liberi cittadini”.

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