Le commissioni Finanze e Giustizia della Camera hanno dato parere favorevole allo schema di decreto legislativo, ma chiedono 26 modifiche e fanno 71 osservazioni. Un record per un testo di 10 articoli. Tra il resto va automatizzato il coinvolgimento della magistratura in caso di operazioni sospette. Palazzo Chigi ha tempo fino al 25 maggio, quando scade la delega
L’antiriciclaggio del governo sbatte contro un parere favorevole del Parlamento condizionato a 26 modifiche al testo e 71 osservazioni. Un record per un testo di 10 articoli soltanto che doveva recepire una direttiva europea. Così hanno deliberato le commissioni Finanze e Giustizia della Camera sullo schema di decreto legislativo che riforma il principale strumento giuridico per la prevenzione dell’uso del sistema finanziario dell’Unione a fini di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo. Il decreto dovrà essere approvato in consiglio dei ministri entro il 25 maggio perché non scada la delega ma il suo destino, alla luce del parere appena uscito dalla Camera. Il governo ha dunque 20 giorni di tempo per accogliere o respingere le modifiche. Si dice ottimista il relatore del provvedimento Sergio Boccadutri (Pd): “Il testo del governo su alcuni punti sistemici, come le sanzioni, non era in grado di cogliere la sfida di intensificare la lotta al terrorismo e al riciclaggio senza bloccare il sistema. Ma sono fiducioso che il governo recepirà le nostre condizioni”.
Tra i punti più controversi, raccontati anche dal fattoquotidiano.it, quello sulle sanzioni per le segnalazioni che vengono considerate “tardive” se comunicate 30 giorni dopo il compimento dell’operazione con pena pecuniaria dall’1 al 40% del valore dell’operazione. Nelle audizioni è stato criticato praticamente da tutte le autorità che operano, a vari livelli, nel contrasto al crimine. L’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia aveva parlato chiaramente di una “norma dagli effetti dirompenti”, la Consob e l’Abi hanno espresso critiche paventando “effetti opposti a quelli desiderati”. Un muro di fronte al quale, informalmente e prima ancora che le commissioni avessero terminato il loro lavoro, il governo e il Tesoro hanno comunicato la pronta disponibilità al passo indietro.
Il parere, sul punto, chiede la soppressione integrale del comma perché il timore di incorrere nella sanzione indurrebbero gli operatori ad aumentare in modo esponenziale la quantità delle segnalazioni a scopo auto-cautelativo sulla base di valutazioni poco ponderate, ovvero “a non trasmettere alla Uif segnalazioni anche di notevole rilievo quando sia decorso il termine dei 30 giorni fissato dalla legge, per non incorrere in una sicura sanzione”, determinando in entrambi i casi un “grave depauperamento della qualità dell’intero sistema di segnalazione”. Sul punto il relatore dice: “La Sos tardiva, così com’era, rischiava di inflazionare lo strumento rendendolo inutile, così come gli adempimenti che venivano richiesti anche per pagare un bollettino o una multa. Avrebbe creato problemi al cittadino e anche a chi controlla che si sarebbe trovato per ogni pagamento montagne di documenti inutili. Poi il fatto che non si facesse differenza tra quelli cui devono soggiacere i piccoli studi dai grandi, rischiando di creare una disparità neppure giustificata dal rischio effettivo”.
Altre “condizioni” rilevanti riguardano il coinvolgimento della magistratura in caso di segnalazione sospette. Nel testo originario infatti le segnalazioni delle autorità di vigilanza ritenute correlate a riciclaggio o terrorismo venivano trasmesse solo alla Uif, tagliando fuori i magistrati, mentre il parere delle Commissioni chiede di rimettere le cose al loro posto prevedendo espressamente e automatizzando la segnalazione alla Direzione nazionale antimafia e all’Antiterrorismo. Un’altra condizione per il parere favore è che la Dna e l’antiterrorismo possano chiedere alla Uif ulteriori elementi informativi e di analisi, assicurandone la riservatezza “anche mediante il trattamento di dati in forma anonima”.
In sostanza l’attività di controllo deve vedere tutti gli attori in campo collegati da uno scambio di informazioni da definire tramite specifici protocolli. Perché di questo la nuova legge non parla e finisce anzi per parcellizzare le informazioni rendendole indisponibili alla verifica di eventuali attinenze con procedimenti giudiziari in corso o da istruire ex novo proprio sulla base delle informazioni emerse. Seguono altre 25 condizioni e 71 osservazioni. Così, lo schema di legge trasmesso dal governo il 12 agosto 2016 dopo nove mesi è da riscrivere. E c’è chi l’ha riscritto, in effetti. Sono i deputati di Alternativa Libera che da subito hanno espresso forti critiche sul testo preoccupandosi anche che l’obbligo di segnalazione sospetta fosse esteso anche in caso di altre attività criminali e non solo di riciclaggio. “Per questo abbiamo chiesto di inserire, tra le condizioni, il riferimento a “reati presupposto associati”, come recita la direttiva comunitaria che dovevamo recepire”, spiegano i parlamentari Massimo Artini e Tancredi Turco.