Cronaca

Ercolano, tra i migranti che hanno votato alle primarie Pd. In 51 su 96 ai seggi. “E chi non lo ha fatto si è lamentato”

La Procura di Napoli ha avviato un’inchiesta conoscitiva a modello 45, come fece per le monetine regalate l’anno scorso fuori dai seggi delle primarie di Napoli, sulle "truppe cammellate" ai seggi. Ma all'hotel Belvedere, dove alloggiano 96 richiedenti asilo, cercano di smorzare le polemiche: "qui gli immigrati hanno fame di democrazia". E partecipano non solo alle primarie, ma alle visite dell'ex premier, agli incontri sulla legalità con Franco Roberti. Il "merito"? Del sindaco Buonajuto, longa manus renziana nel comune del boom elettorale: 300 iscritti, 5150 votanti

“Africa love Italia”. E vota Renzi. Non c’è scritto, ma è nei fatti. Lo spray ha lasciato una traccia indelebile sul muretto vista mare dell’Hotel Belvedere di Ercolano. Qui alloggiano 96 migranti, quasi tutti col permesso di soggiorno. Si trovano in un albergo di periferia concepito per ricevere coppiette e cinque stanze fresche di ristrutturazione servono ancora a questo, lo conferma la titolare, la signora G: “Si allontani, la prego, se capiscono che è un giornalista i clienti si spaventano e non vengono più”.

Più della metà dei migranti ospitati al Belvedere, 51, domenica è andata a votare alle primarie del Pd e ha conservato la ricevuta. Hanno tutti votato Renzi, “il terzo a destra della scheda, il simbolo verde, mi hanno dato i due euro, mi hanno accompagnato con l’auto del centro di accoglienza, non conoscevo i candidati”, secondo i video che il sito Fanpage sta pubblicando in queste ore con le accortezze del caso, voci e volti camuffati. La Procura di Napoli ha avviato un’inchiesta conoscitiva a modello 45, come fece per le monetine regalate l’anno scorso fuori dai seggi delle primarie di Napoli. E forse l’anno prossimo nulla se ne saprà, come nulla si sa del fascicolo aperto nel 2016: non ci sono indagati e non si ipotizza reato. I migranti hanno tutti votato Renzi, dicevamo. “Non troverà nessuno di loro che abbia votato Orlando ed Emiliano, neanche sanno chi sono, mentre conoscono il sindaco Ciro Buonajuto, sono due anni che li invita regolarmente alle iniziative istituzionali e culturali del Comune di Ercolano” spiega Salvatore Filosa, 37enne responsabile della cooperativa Impronta e gestore del centro di accoglienza. Filosa non aggiunge altro ma ti accompagna piano piano al sillogismo: i migranti qui non conoscono i candidati, ma conoscono il sindaco e i suoi collaboratori perché li vedono quasi tutti i giorni, il sindaco è il figlioccio politico di Renzi. La conclusione è facile ma la deve tirare il cronista.

“Un paio di mediatori culturali che lavorano con noi sono di Ercolano, due settimane fa mi hanno chiesto il permesso di discutere coi migranti delle primarie. I migranti sono ragazzi che scappano da dittature, da paesi come il Gambia dove da 23 anni non si vota, hanno fame di democrazia. Vuole sapere alla fine che è successo? Che molti dei 40 che non hanno votato si sono lamentati con noi, avrebbero voluto farlo anche loro”. Filosa apre la pagina Facebook della cooperativa. E’ zeppa di foto di migranti che partecipano alle iniziative organizzate o promosse da Buonajuto. Migranti alla presentazione del libro del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. Migranti che distribuiscono nelle scuole 2700 mimose il giorno della festa della donna. Migranti che salgono su un palco a fianco del sindaco e raccontano la loro esperienza. Migranti impegnati in progetti per associazioni di disabili. Migranti che in qualche modo partecipano alla vita della comunità locale, eppoi perché non scendere in città e vedere gente, imparare la lingua, sul cocuzzolo del Belvedere sei quasi in bocca al Vesuvio e il negozio più vicino è a centinaia di metri, mica si può interagire con le coppiette mordi e fuggi delle stanze ad ore.

I migranti c’erano anche alle sortite di Maria Elena Boschi (che non manca mai di fare un salto qui se può) e alla visita pre-refendaria di Matteo Renzi in persona. Per chi non lo sapesse: Buonajuto è qualcosa di più di un renziano, è la protesi di Renzi a Napoli. Lo frequenta e sono amici da quando la Leopolda era solo un appuntamento di corrente, gli ha presentato Raffaele Cantone, e già si parla di lui come il candidato Governatore Pd della Campania quando De Luca dovrà farsi da parte per raggiunti limiti di età. Se tutto combacia, ad Ercolano siamo allo schema delle truppe cammellate, degli africani come gli utenti dei Caf: portati a votare dalle persone che ti stanno dando una mano e auspicano gratitudine e sostegno. Ma siccome gli immigrati sono di colore, li noti di più e fanno notizia. Li ha invogliati lei a votare, chiediamo a Filosa? “No. Io appartengo a un’area politica diversa dal Pd, gestisco strutture a Napoli, Boscotrecase, Saviano e se avessi voluto avrei mosso 250-300 voti e non l’ho fatto, controlli”. Ha letto quel che ha scritto sui social Roberto Saviano? Dice che gli immigrati nessuno li vuole ma tutti li usano, “e un immigrato difficilmente voterebbe per il partito che ha concepito (con il Governo tutto) il Decreto Minniti-Orlando che, invece di creare come sarebbe ovvio, giusto e sensato dei canali legali per l’immigrazione nel nostro Paese, ha leso il diritto a un giusto processo trattando l’immigrazione in maniera razzista e xenofoba”. “Da settimane sto spiegando il decreto Minniti ai nostri ospiti” ribatte Filosa, moderatamente compiaciuto della presunta accelerazione che la nuova normativa dovrebbe riservare alle pratiche. La democrazia è anche pensarla diversamente. E mentre l’attenzione è tutta sul caso migranti ai seggi, passa in secondo piano l’altro dato anomalo, più consistente: 5150 partecipanti alle primarie di Ercolano rispetto a circa 300 iscritti. Un boom. Con Renzi che ovviamente ha fatto il pieno: l’83%.

Luisa Bossa è stata sindaco dieci anni, poi consigliera regionale dem, parlamentare da due legislature, è uscita dal Pd per aderire ad Articolo 1: “Dopo la botta del referendum, l’enfant prodige di Renzi doveva dimostrare in qualche modo di essere bravo e ha portato a votare il centrodestra che lo aveva avversato in campagna elettorale”. E fa un paio di nomi di consiglieri eletti in minoranza e passati in maggioranza con il sindaco. La botta la dettaglia Antonio Liberti, capogruppo dell’opposizione, tirando fuori un foglietto coi dati: il 4 dicembre ad Ercolano il No sfiorò il 70%. “Io mi sono candidato alle comunali contro il Pd ma alle primarie ho sostenuto Orlando, sono un dem senza tessera. La vede questa barba? Sono due anni che non me la taglio, lo farò quando mi spiegheranno cosa successe davvero due anni fa”. Successe che il circolo dem di Ercolano indicò in Liberti il candidato sindaco con una percentuale tale da non rendere necessarie le primarie. Liberti era assessore al Bilancio della giunta pd di Vincenzo Strazzullo, si dimise per assumere la guida del circolo. “Il partito deve essere autonomo rispetto all’amministrazione”. Però successe anche che la notte prima della chiusura del tesseramento aderirono al Pd in 600 e tra questi anche parenti e affini dei Birra, Ascione, Iacomino, i clan camorristici dominanti del territorio. “Mi dimisi da segretario, qualcuno doveva assumersi una responsabilità. Denunciai ai carabinieri. Respinsero le dimissioni. Ero sempre il candidato sindaco. Poi un giorno la segretaria campana Assunta Tartaglione convoca una riunione sulle amministrative della provincia di Napoli e mentre si toglieva la borsetta comunicò che il sottosegretario Lotti aveva deciso che a Ercolano il candidato era Buonajuto…”. Una proroga di indagini per corruzione che colpì il sindaco Strazzullo, il vice sindaco e il presidente del consiglio comunale – inchiesta su tangenti e appalti comunali, ancora aperta – fu l’ulteriore ragione per procedere al commissariamento dei dem di Ercolano. Il Nazareno designò Buonajuto, senza primarie. Da quel giorno Ercolano è una filiale della Leopolda.