GOLD di Stephen Gaghan. Con Matthew McConaughey, Edgar Ramìrez, Bryce Dallas Howard. USA 2017. Durata: 121’. Voto 3/5 (AMP)
Tra la metà e la fine degli anni ’80 Kerry Wells sognava in grande. E quindi non esitava a far sì che le promesse oniriche venissero realizzate. Erede di padre affarista in miniere, un bel giorno si affida al fiuto del geologo Michael Acosta per la scoperta della più grande miniera d’oro mai concepita, divenendo così miliardario. Ma la sua vicenda, ispirata alla vera vita dell’omonimo protagonista, ha segnato una parabola a più fuochi e dalle direttrici alterne: un americano figlio del proprio tempo e – profondamente – del proprio Paese, in una perenne ricerca di Sogni in cui credere.
Al di là delle vicende produttive, Gold non avrebbe potuto esistere senza l’iperbolica performance di un attore come McConaughey, trasformista ed “esibizionista” quanto basta per centrare la personalità istrionica del personaggio. In altre parole, una via di mezzo fraIl Petroliere di Day-Lewis e lo scorsesiano “lupo” di Di Caprio. Rapace di desideri ed ebbro di sogni, il Wells dell’attore texano ragiona “di pancia” e di alcol, fregandosene dei mal giudizi altrui, specie di quella Wall Street che negli 80s iniziava a prendere le sembianze odierne, seppur ancora analogicamente. Il punto è che mentre il mondo che lo circondava e vampirizzava avanzava verso un futuro avido e menzognero, Wells appariva ancorato a un passato “dalle mani immerse nel fango”, di quell’America dal Sogno ancora intatto e – tutto sommato – candido. A modo suo, Wells credeva ancora nei valori dei venerabili Padri Fondatori. Subì una delle più grande e grossolane truffe ricordate dalla Storia, ma, per fortuna del cinema, il film che a lui si ispira guidato dalle sapienti mani del regista di Syriana (2006) truffaldino non è.