Come deve comportarsi un ingegnere che ha fatto carriera grazie all’invenzione di una valvola cardiaca, se si rende conto che questa in rari casi non funziona perfettamente e può arrecare un danno al paziente? È uno dei dilemmi reali entrati nel codice etico che l’ordine degli Ingegneri della provincia di Milano ha recentemente adattato in via sperimentale ribaltando totalmente l’approccio al tema. Stop alla deontologia e a profili sanzionatori per dare spazio a un sistema che si basa sui valori. Un approccio tipico del mondo anglosassone, dove sono proprio i valori a regolare i codici etici, limitando norme e ammende. Il progetto – il primo di questo tipo in Italia – è nato dalla collaborazione tra l’ordine degli Ingegneri di Milano e l’Uni, l’Ente italiano di normazione.
Il nuovo codice è stato costruito dal basso e diventerà una vera e propria “libreria” dei dilemmi: situazioni reali e dubbi posti dagli stessi appartenenti all’ordine costituiscono già e andranno ad allargare il bagaglio di esperienze su cui riflettere per sviluppare la propria competenza etica. Due anni di lavoro e una metodologia codificata hanno portato alla scrittura di 6 dilemmi che pongono dubbi reali, che possono porsi nel lavoro quotidiano. “La domanda che bisogna imparare a farsi per scioglierli è “perché” prendere una decisione, non se farlo o meno”, spiega a ilfattoquotidiano.it Ruggero Lensi, direttore generale di Uni. Partendo dal presupposto che nessun codice deontologico potrà mai includere tutti i casi di problematiche etiche che un ingegnere può trovarsi ad affrontare nella sua vita professionale e che, per migliorare e sviluppare la competenza etica delle persone, è necessario confrontarsi sui temi, l’ordine ha deciso di stimolare i propri iscritti per sviluppare una propria cultura dell’integrità. “Poiché essere integri significa non solo fare la cosa giusta, ma farla nel modo giusto anche quando nessuno ti sta guardando”, afferma Patrizia Giracca, presidente della commissione Etica dell’ordine.
“È necessario sempre più sviluppare una propria cultura dell’integrità. Le regole, seppur stringenti, non bastano. Il professionista deve essere aiutato a crescere rispetto a un aspetto come quello etico così determinante e discriminante – dice Bruno Finzi, presidente dell’ordine degli Ingegneri di Milano – Ci fa piacere riscontrare che questo progetto stia riscuotendo l’interesse di altri professionisti. Vuol dire che abbiamo imboccato la strada giusta”. Diversi gli ordini che strizzano l’occhio al nuovo impianto impostato dagli ingegneri. Ma in un Paese dove gli scandali legati alla corruzione non accennano a diminuire, la pubblica amministrazione ha mai mostrato interesse verso un progetto che mira ad aumentare gli standard etici? “Abbiamo presentato la nostra metodologia in diversi convegni organizzati dall’associazione QualitàComuni, che promuove la qualità negli enti locali, e questa viene citata nelle Linee guida per la prevenzione della corruzione elaborate dall’Anci Lombardia – dice Lensi – Ma non è mai stata condotta una vera e propria sperimentazione negli enti locali né a livello centrale. E sarebbe auspicabile”.