Chissà perché tutti quelli che argomentano a favore dell’impunità per chi eccede nella legittima difesa utilizzano argomenti personali. Se succedesse a te, se vedessi violentare tua moglie o tua figlia, se assistessi mentre ustionano con un ferro da stiro una nonnina indifesa, come del resto recentemente accaduto nel caso di Rosina Fracasso terminato con la lode del governatore Zaja alle forze dell’ordine che hanno catturato gli autori dell’odiosa rapina. Quello della sicurezza è anzitutto, e da sempre, un tema politico. Anzi, il tema politico per eccellenza di una parte.
È un argomento efficacissimo, emotivo, di pancia. Non serve spiegare troppo, anzi meno si spiega e meglio è. Eppure ben sanno i giuristi che il principio retributivo, la vendetta sociale, l’occhio per occhio dente per dente da tempo non è l’unico principio e forse non è neanche quello prevalente che la legge applica quando giudica un reo.
E Foucault, che inizia “sorvegliare e punire” con il racconto di una terribile tortura medievale, punizione cruentissima e pubblicamente somministrata nella fede mal risposta nel suo valore dissuasivo smonta un secondo miro sociale. La vendetta sociale anche violenta non ha mai insegnato molto, la sua funzione dissuasiva è più debole di quanto la logica suggerisca. La paura però è e rimane uno strumento demagogico straordinario.
Guai però – e tutti gli addetti ai lavori lo sanno – se facessimo scrivere la legge alle vittime. Chi è stato toccato nella propria carne, nei propri interessi, nelle proprie emozioni non può essere un buon giudice, non ha più il metro per giudicare con equità e misurare il bene e il male e comminare al ladro, al rapinatore, al criminale in genere una punizione giusta. Ma l’argomento retorico-demagogico che trasla tutta la questione sulla carne del cittadino-elettore è efficace e chiude gli occhi a chi dovrebbe ragionare sul concetto di difesa legittima, che è tale poiché è proporzionata all’aggressione, decretando – da sempre – la non punibilità di un’azione tesa alla difesa della propria proprietà e dei propri cari.
Se c’è “resistenza”, e c’è pericolo da sempre si può sparare. Così non è se il ladro sta già scappando e non esiste pericolo alcuno, anche se era illegittimamente entrato per appropriarsi dei beni di qualcuno. Creare aree di impunità assoluta, non relativa, ovvero non commisurata alle circostanze è sempre pericoloso. Se in certe circostanze tutto diventa possibile si rischia grosso.
Non può scomparire la colpa, sia pure sfumata, di un eccesso sia pure imputabile al “grave turbamento psichico”, amplissimo concetto citato nella proposta di legge in cui ci sta di tutto, inclusa la rabbia, la furia, la vendetta, non solo la paura. In caso di impunità ci può ben stare anche il caso di dolo per chi non vedeva l’ora di avere un’occasione per sfruttare l’opportunità di estrarre l’arma da tempo acquistata e che magari nei più o meno riposti abissi del subconscio sognava venisse il giorno di usare.
Quale occasione migliore per il piccolo possidente armato di arroganza prima che di fucile, per il guerrafondaio frustrato che si allena nei poligoni nelle cittadine del Bel Paese di imbattersi da domani, con la nuova proposta di legge in un ragazzino straniero in fuga notturna dal magazzino merci della propria piccola media impresa trovandosi così nella condizione della più totale impunità, e poter sfogare le fantasie aggressive più riposte?
Questo il vero pericolo nell’andare a toccare un concetto di legittimità e di proporzionalità tra offesa e difesa per sostituirlo con elementi circostanziali, “se succede di notte” non importa se c’è pericolo, non importa la desistenza, si può uccidere serenamente il tizio in fuga e magari di questo passo c’è pure il caso che qualcuno ci provi gusto a mirare e fare fuoco.
Finora a dirla tutta un ragionamento serio che metta in discussione proprio la proporzione tra offesa e difesa, forse anche per modificarla in direzione di maggiore tutela delle vittime io francamente non l’ho ancora sentito. Nemmeno oggi. Specie se non ci dimentichiamo che i diversi Signori Corazzo, Stacchio, Birolo hanno tutti ucciso dei rapinatori e sono tutti stati alla fine assolti, mentre il più famoso dei vendicatori, Francesco Sicignano ci ha pure guadagnato pure una candidatura. Una carriera politica come omaggio del destino per qualcuno di cui senza il discutibile merito di avere ucciso il rapinatore entrato in casa sua ben pochi avrebbero probabilmente sentito parlare.